Femminismo: una lotta preistorica
Le riflessioni sulla condizione femminile nella società attuale creano ancora difficoltà e imbarazzo.
Rivolgendo lo sguardo al passato, è noto che la donna fosse considerata un’entità di sesso femminile, impegnata nei lavori domestici e nella cura dei figli e del marito. Sottomessa all’autorità paterna prima, del coniuge poi, doveva parlare poco, discretamente; la sua vita si svolgeva tra le mura domestiche, in totale sottomissione.
Gradualmente e mediante non poche fatiche, le donne hanno dato prova di grande forza di reazione tesa a sovvertire questo stato di cose. Il prodotto di tale processo è noto come “femminismo”. Questo termine viene adoperato a partire dall’Ottocento per identificare il movimento di emancipazione delle donne. Esso sta ad indicare non tanto, come per lungo tempo si è creduto, il disprezzo verso gli uomini, ma la volontà di lottare, anche a fianco degli uomini, per l’affermazione di un’eguaglianza tra i sessi; è stato un grido di libertà. Durante il corso del secolo le lotte sono state molteplici e hanno avuto come originario centro irradiatore la Gran Bretagna.
La genesi del movimento femminista, tuttavia, ha origini più antiche che risalgono al periodo della Rivoluzione Francese e che vengono riconosciute come “la preistoria del femminismo”. Pioniera di questa causa fu Olympe de Ganges, pseudonimo di Marie Gouze, i cui scritti femministi e abolizionisti ebbero un’eco inarrestabile.
Molte delle conquiste di cui le donne di oggi possono godere, dal diritto di voto al diritto di famiglia, sono frutto dell’impegno, del sacrificio, del coraggio e dell’audacia di Olympe e delle donne che, come lei, non si sono mai arrese di fronte ai limiti che la società imponeva loro, a costo della loro stessa vita.
Da quel lontano XVIII secolo, qualcosa è dunque cambiato e il divario uomo- donna si è ridimensionato. Già, perché non può ancora dirsi del tutto annullato! Per quanto, infatti, questo tema sia avvertito come superato, quasi inattuale e retorico, che lo si riconosca o meno, le donne continuano a vivere in una posizione subalterna.
Si pensi, per fare qualche esempio, alle recenti indagini che hanno fatto emergere preoccupanti casi di discriminazioni sessuali sul posto di lavoro che producono delle disparità nei ruoli ricoperti, nelle mansioni svolte e negli stipendi percepiti; e poi ci sono anche casi di molestie sul lavoro per le quali è stata richiesta una legislazione ad hoc che tuteli chi ne è vittima; per non parlare delle discriminazioni legate alle donne immigrate!
Insomma, la scomparsa del gineceo, evidentemente, non è stata sufficiente ad abbattere le disparità sessuali e la nostra società, così attenta a professarsi progredita, lascia aperte sconfortanti finestre che si affacciano su un passato che deve essere urgentemente superato.
Arianna Bardetta I A
Liceo Scientifico- opzione scienze applicate- “Empedocle” (ME)