Quando può essere arte anche la creatività nel fare cose “inutili”
Facendo alcune ricerche sulla chindogu ho trovato alcune informazioni che dicono che sia una vera e propria arte in Giappone .
Quest’arte inusuale consiste nel creare oggetti inutili ma utilizzabili ed a noi può sembrare un po’ una perdita di tempo ma per i giapponesi non è così.
Mi sono informata anche sul significato di questo termine “chindogu “che deriva dal Giapponese e significa “chin” (insolito) “dogu” (attrezzo), parliamo quindi di “oggetti insoliti”.
Ci viene spontaneo chiederci: “perché i giapponesi creano questi oggetti insoliti ?” Ho trovato la risposta a questa domanda ,e consiste nel fatto che anche se sanno che questi oggetti non cambiano il mondo, li creano per far divertire la gente e per far mettere in moto la loro immaginazione.
Nella terra del Sol Levante queste stravaganze sono molto amate a tal punto di essere considerate una vera e propria arte.
La chindogu consiste nel trovare soluzioni a problemi che non hanno bisogno di essere risolti.
A lanciare il concetto è stato Kenji Kawakami scrittore e ideatore dell’ International Chindogu Society. Un esempio di chindogu sarebbe il selfie-stick molto amato dai viaggiatori di tutto il mondo.
La realizzazione di un chindogu può partire da una semplice idea e deve avere uno studio che si basa su 10 criteri.
Nel primo criterio si dice che è fondamentale che i chindogu rispettino un punto di vista pratico, ma siano abbastanza o completamente inutili.
Nel secondo criterio si spiega una proprietà che deve avere il chindogu cioè di esistere, “in che senso di esistere? “ Nel senso che si deve essere capaci di usarlo e di prenderlo in mano.
Il terzo criterio dice che i chindogu sono oggetti fatti a mano , di libero uso e pertanto rappresentano la libertà di pensiero e azione.
Nel quarto criterio troviamo un’informazione che ci dice che i chindogu non sono validi oggetti o invenzioni tecnologiche. La loro utilità può essere solo capita da esperti.
Nel quinto criterio vediamo che i chindogu non sono in vendita, cioè non si possono comprare.
Nel sesto criterio si afferma che i chindogu non devono solo divertire ma devono anche risolvere un problema.
Nel settimo criterio abbiamo un’affermazione: la chindogu non è pubblicità.
Nell’ ottavo criterio i chindogu non devono essere usati per far scherzi.
Il nono criterio ci dice che i chindogu sono offerti a tutto il mondo, non sono né registrati e né brevettati.
Il decimo e ultimo criterio dice che i chindogu sono senza pregiudizi, non preferiscono una religione ad un’altra, non preferiscono i maschi alle femmine ecc… Cosa penso io? Penso che questa chindogu che non conoscevo sino al momento della stesura dell’articolo, sia un’arte molto interessante perché comunque anche se si tratta di cose inutili , spinge l’uomo a pensare e cercare qualcosa di diverso.
Spero che quest’arte vi incuriosisca.
Sara Impalà Polito
Classe I B
scuola media Garibaldi