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La principessa Anastasia Romanov, tra leggenda e realtà

Il 17 luglio 1918 segnò una tappa importante nella storia russa: ad opera dei rivoluzionari leninisti, l’intera famiglia reale dello zar Nicola II venne giustiziata nella residenza di Ekaterinburg; questo tragico evento determinò il passaggio definitivo dalla monarchia zarista al governo bolscevico. Dietro questa vicenda si nasconde, anche, uno dei misteri più famosi della storia: quello della principessa Anastasia, figlia dello zar, che sarebbe sopravvissuta, insieme al fratello Alessio, al terribile massacro della sua famiglia. Il comandante Jakov Michajlovič Jurovskij fu incaricato di occuparsi personalmente della preparazione, dell’esecuzione e del successivo occultamento dell’eccidio della famiglia imperiale e delle persone che l’avevano seguita: in totale sarebbero morte 11 persone. A mezzanotte in punto del 17 luglio, il comandante Jurovskij andò a svegliare Nicola II, la zarina Alexandra, i figli (Olga, Tatiana, Maria, Anastasia e Alessio), il medico personale dello zar e la servitù e ordinò loro di vestirsi e seguirlo perché era in corso un tentativo di irruzione a palazzo. Senza alcun sospetto la famiglia seguì il comandante nel seminterrato. Una volta entrati fu tutto chiaro: davanti a loro una decina di soldati, pronti a rispondere agli ordini del comandante Jurovskij. Venne spiegato il motivo di tale presa di posizione: i Romanov rappresentavano un pericolo per la Russia Sovietica. Poi iniziarono gli spari. L’intera famiglia venne giustiziata. Nei corpetti delle ragazze vennero trovati diversi gioielli che avrebbero potuto in qualche modo difenderle dagli spari. Gli stessi soldati ammisero di aver riscontrato difficoltà nell’esecuzione. Da questi particolari dettagli emerge la convinzione che Anastasia fosse riuscita a fuggire. Con gli anni la convinzione crebbe, a causa di un evento avvenuto nel febbraio 1920, a Berlino, quando un poliziotto tedesco vide una ragazza dall’aspetto trasandato correre verso un fiume per gettarsi. Fortunatamente riuscì a salvarla. La ragazza era in evidente stato confusionale, non aveva con sé nè documenti nè denaro. Così venne portata in ospedale per le prime cure. Il giorno dopo, ripresasi dallo shock, iniziò a sostenere di essere la principessa Anastasia e di essere riuscita a sfuggire all’eccidio della sua famiglia nel 1918. Raccontò in maniera precisa come le baionette dei soldati l’avessero ferita solo superficialmente, una addirittura spezzandosi nel suo corpetto, di essere scappata grazie ad un soldato, mosso a compassione, che era stato lasciato di guardia ai cadaveri mentre il comandante cercava il materiale per appiccare il fuoco agli stessi; raccontò tutto ciò che accadde dentro e fuori il palazzo e dettagli della famiglia Romanov che nessuna persona comune poteva conoscere. La donna, inoltre, mostrava una somiglianza sorprendente con Anastasia: entrambe presentavano un neo particolare e un’imperfezione della falange di una mano. Le dichiarazioni della sconosciuta erano talmente sorprendenti da alimentare la curiosità di tutti. Per questo motivo si decise di internare la ragazza, affermando che il suo nome fosse Anna Anderson e che soffrisse di gravi disturbi psichiatrici. In seguito, Anna venne rilasciata e andò a rifugiarsi in una baracca della Foresta Nera, continuando a sostenere di essere la principessa Anastasia Romanov. Visse nella Foresta Nera fino al 1968, anno in cui si trasferì negli Stati Uniti. La donna sposò uno storico di nome John Manahan, un uomo che ebbe fiducia nelle sue parole sin dall’inizio.

La sua battaglia legale per il riconoscimento continuò, fino a quando venne nuovamente internata in un istituto psichiatrico, considerata pazza e truffatrice.  Anna Anderson morì a Charlottesville nel febbraio del 1984 ed il suo corpo fu immediatamente cremato. Per accertamenti, nel 1989 i resti dei Romanov, trovati a Ekaterinburg nel 1979, vennero sottoposti ad un esame di DNA, e dai risultati emerse che si trattava effettivamente dei Romanov ma dei sette membri della famiglia, ne mancavano due: presumibilmente proprio quelli della granduchessa Anastasia o della granduchessa Maria (sorella di Anastasia) e dello zarevic Alessio. Solo nel 1994 fu possibile eseguire un secondo esame del DNA su un reperto bioptico di Anna Anderson del 1979, che portarono definitivamente a concludere che Anna Anderson non poteva in alcun modo essere imparentata con la famiglia Romanov ma si trattava presumibilmente di una certa Franziska Schanzkowski, una malata di mente di origine polacca scomparsa da un ospedale psichiatrico di Berlino nel 1919. Questa ipotesi presenta delle incongruenze dato che Franziska Schwanzkowska si trovava in Polonia quando venne ritrovata l’enigmatica Anna Anderson. L’incertezza sulla sorte di Anastasia fece sì che negli anni anche altre donne si spacciassero perla granduchessa superstite: Eugenia Smith, MagdalenVeres e Ivanova Vasileva. Quest’ultima ha destato il sospetto in molti storici di essere la vera Anastasia, tanto più che non si è mai riusciti a rintracciare la sua provenienza. Si sa solo che fu arrestata dai bolscevichi mentre tentava di fuggire in Cina e, durante la sua prigionia a Nižnij Novgorod, poi a Mosca, Leningrado e infine in un’isola del mar Bianco scrisse lettere in francese e in tedesco a Giorgio V del Regno Unito chiedendogli di aiutarla perché lei era sua “cugina” Anastasia. A un certo punto cambiò la sua storia e disse che era la figlia di un commerciante di Riga. Più tardi rivendicò un’altra volta di essere Anastasia. Morì a Kazan’ nel 1971, internata in un ospedale psichiatrico senza che vi fosse traccia nelle cartelle mediche e nei resoconti del capo dell’ospedale di alcuna malattia mentale. Una svolta si ebbe nell’agosto del 2007: nella regione degli Urali furono ritrovati i corpi di due bambini, accanto ai quali vi erano pallottole e boccette di acido solforico (usato per occultare i cadaveri). Gli esami del DNA, conclusi un anno dopo, hanno confermato che i resti rinvenuti erano quelli di Marija e di Aleksej, chiudendo così per sempre la possibilità che qualche membro della famiglia imperiale fosse riuscito a scappare dal massacro di Ekaterinburg. Questi accertamenti, però, lasciano perplessi alcuni studiosi i quali sono fermamente convinti che quella tragica notte la principessa Anastasia riuscì a fuggire.

LETO LUDOVICA VB BS

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