Bullismo: violazione dei diritti umani
In Italia un ragazzo o una ragazza su due di età compresa tra gli 11 e i 17 anni ha subito atti di bullismo e uno su cinque ne è vittima assidua.
12 dicembre 2017: un ragazzino palermitano di appena 12 anni tenta di suicidarsi poiché deriso dai compagni. “Lo insultavano, gli davano spintoni ed anche pugni in faccia”.
Ma Giulio, nome di fantasia per tutelare il minorenne, non è il solo.
In Italia molti ragazzi sono vittime ogni giorno di bullismo: parolacce, offese e “prese in giro”, ma anche minacce, botte e danni alle cose personali.
E sono proprio questi gli atti di bullismo che i ragazzi hanno denunciato più frequentemente nell’ambito della ricerca dedicata al fenomeno, realizzata dall’associazione Villa Sant’Ignazio per conto della Provincia di Trento.
Secondo una recente indagine, più del 50% degli intervistati ha dichiarato di essere stato vittima di episodi di bullismo, risultati più numerosi nella fascia d’età dei 14 anni, e di questi il 33% sono vittime ricorrenti. Circa il 24% infatti è stato vittima di un qualche episodio di prepotenza nei 6 giorni precedenti l’intervista. Di questi, l’11,6% ha dichiarato di aver subito tali episodi qualche volta, mentre l’1,7% tutti i giorni. Il gruppo più numeroso che ha subito prepotenze è quello dei più giovani, sotto i 14 anni.
Nonostante queste statistiche, però c’è chi ancora considera gli atti di bullismo tipiche bravate adolescenziali, che non hanno nessuna conseguenza se non quella di fortificare i ragazzi e insegnare loro a difendersi. Ma se queste sono solo “bravate”, come si possono spiegare i numerosi tentativi delle vittime di suicidarsi? L’esperienza di Giulio è veramente servita a fortificarlo? Assolutamente no. Chi subisce atti di bullismo ne risente per tutta la vita: le vittime una volta adulte possono soffrire di depressione, perdita di autostima, senso di persecuzione, impotenza e isolamento sociale.
Tuttavia sorge spontaneo domandarsi: “perché il bullo? Cosa spinge questi ragazzi a compiere simili azioni?”. Sfogare la rabbia dovuta a problemi personali, esercitare il dominio per una cattiva educazione, voler attirare l’attenzione degli altri su di sé per paura di essere esclusi, sono solo alcuni dei tanti motivi che spingono il ragazzo a diventare un bullo. Ma come rimediare a una simile situazione? Beh, non è facile. Prima di tutto per mezzo della scuola, che deve sensibilizzare i ragazzi su questo problema, insegnare loro che la denuncia è di fondamentale importanza e che l’omertà porta solamente a essere i complici del bullo. Inoltre se si è vittime di bullismo, bisogna subito informare un adulto, che sia un insegnante o un genitore. Ma soprattutto bisogna ricordarsi che il bullo non è solamente chi insulta o picchia la propria vittima. Il bullo è anche chi isola, chi esclude e chi fa scherzi pesanti. Questo comportamento, detto bullismo psicologico, è sotterraneo e dunque più difficile da denunciare. E chiunque può compierlo, anche senza chiamarlo con il suo nome: sarebbe opportuno pensare a ciò che si dice e al modo con cui ci si relaziona con gli altri, e domandarsi se può ferire chi è vicino.
Un minimo di sensibilità da parte di alcuni compagni avrebbe fatto bene a un ragazzino come Giulio e a tanti altri come lui.
Agata Calabrò
Classe IIIA
Istituto Comprensivo 2 “S. D’Acquisto