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Zù Toto “la bestia”

I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino morirono nel 1992.

Giovanni il 23 maggio, in un attentato che squassò l’auto su cui viaggiava insieme alla moglie e a un autista giudiziario; Paolo 57 giorni dopo in un secondo attentato avvenuto nel cuore di Palermo, la città in cui entrambi erano nati.

Non sono passati molti anni da allora, ma neanche pochi. Negli anni ’90 Salvatore Riina era il capo indiscusso della mafia siciliana, chiamato dai suoi uomini più fidati “Zù Totò” mentre dal resto delle persone “la bestia” a causa della sua ferocia inumana.

Era ricercato dalle forze dell’ordine e dai suoi rifugi segreti dirigeva il traffico internazionale di droga che dalla Sicilia arrivava fino agli Stati Uniti.

Fu proprio lui, l’uomo più spietato dei nostri tempi, a dare l’ordine di uccidere Giovanni Falcone.

“Zù Totò” “la bestia” odiava profondamente Giovanni Falcone, era stato proprio lui, infatti, a permettere l’arresto di centinaia di mafiosi.

Il “maxi processo”, eseguito il 16 dicembre 1987, presso la corte d’Assise di Palermo, aveva emesso delle condanne durissime per i 360 imputati: 19 ergastoli più 2655 anni complessivi di carcere. Ma non erano stati solo l’odio e l’istinto alla vendetta che avevano portato Salvatore Riina, ancora ricercato dalla giustizia ma condannato egli stesso al carcere a vita, a dare l’ordine di uccidere Falcone.

Nella storia secolare della mafia, chiamata “Cosa Nostra”, non era mai successo che tanti uomini “d’onore” finissero dietro le sbarre e che il grande regno del terrore governato da Salvatore Riina cominciasse a vacillare fin dalle fondamenta.

L’attentato, curato nei minimi dettagli dal giovane Brusca, chiamato dai suoi complici “U’ Verru” (il porco) e “Scannacristiani”, si verificò nell’autostrada A29 che conduce a Palermo.

Giovanni Brusca e i suoi uomini erano situati in una piccola casetta, dietro una collina, dove il capo dell’“attentatuni” (chiamato così in siciliano) schiacciò il pulsante che fece esplodere l’ordigno posizionato agli estremi dell’autostrada proprio mentre Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta stavano percorrendo quel maledetto tratto di autostrada.

Zù Totò “la bestia” ha concluso la sua misera e crudele esistenza il 17 novembre 2017; a tale proposito è opportuno ricordare le parole di speranza che Giovanni Falcone dedicò alla sua Sicilia:

 

“La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.

 

Erika Crisafulli   

Christian Amalfi

Classe IIA Scuola Secondaria di primo grado

“G. Garibaldi” – Milazzo

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