martedì, Novembre 5, 2024
Costume e Società

L’ippoterapia: quando il cavallo diventa medicina!

Aiutare gli altri mi rende una persona migliore!! E’ emozionante, giuro. E lo faccio attraverso la mia più grande passione: i cavalli e l’ippoterapia

I cavalli vengono usati per la riabilitazione di bambini down e non solo. Infatti, la pratica dell’ippoterapia viene utilizzata per curare anche patologie, quali la paralisi celebrale infantile e l’autismo.

Da circa tre anni mi occupo di ippoterapia, grazie a dei progetti promossi dalla sezione Milazzo-Messina dell’Associazione Italiana Persone Down (AIPD). Alcuni ragazzi con sindrome di Down, infatti, hanno preso parte a dei percorsi attivati con collaborazione del maneggio T.H.E. e con l’assistenza di uno staff medico qualificato. Ecco quando il cavallo diventa “medicina”!  Cos’è l’ippoterapia? E a cosa e a chi può servire?

Il Ministero della Salute a tale proposito riporta:

“L’ippoterapia è equitazione a scopo terapeutico, essa ha origini antiche perché il cavallo, con le sue straordinarie doti di sensibilità, di adattamento, di intelligenza è ritenuto, da sempre “straordinaria medicina”.

Già nel IV secolo a.C. l’uso dell’equitazione a scopo terapeutico ha avuto inizio ad opera di Ippocrate, che consigliava lunghe cavalcate per combattere l’ansia, l’insonnia e l’ipocondria.

Una prima documentazione scientifica sull’argomento la dobbiamo al medico Giuseppe Benvenuti (1759).

Alla fine della Prima Guerra Mondiale il cavallo è entrato nei programmi di riabilitazione, inizialmente in Scandinavia e in Inghilterra, poi in numerosi altri Paesi; in Italia l’ippoterapia è stata introdotta nel 1975.

Grazie alla sua intelligenza ed al suo spirito di adattamento, il cavallo è sempre stato considerato un’ottima terapia medica.

L’ippoterapia agisce grazie all’interazione uomo-cavallo a livello neuro-motorio e a livello neuro-psicologico. Essa inizia con l’approccio iniziale al cavallo e al suo ambiente: si svolge prima a terra e dopo sull’animale accompagnato da un istruttore.

E’ riservata a disabili incapaci di mantenere la posizione in sella e di condurre il cavallo in modo autonomo.

Ecco perché la terapia a cavallo funziona così bene:

– perché il cavallo è estremamente sensibile al linguaggio del corpo inteso come gestualità e, essendo un animale altamente sociale, è comunque molto recettivo verso tutti i tipi di comunicazione

– perché per andare a cavallo, alle varie andature, si impegnano numerosi gruppi muscolari e si coinvolgono vari campi della psicofisiologia e della psicomotricità

– perché il cavallo è un essere che esprime emozioni proprie come la paura in cui ci si può riconoscere e dove si può assumere un ruolo rassicurante; allo stesso tempo, montare a cavallo, cioè su un animale grande e potente, offre sensazioni di protezione, di autostima e fiducia in se stessi.

Far svolgere attività di ippoterapia rappresenta un’esperienza stupenda, ricca di soddisfazioni che prendono forma nei miglioramenti che si riescono a osservare nei bambini affetti da problematiche varie. I miglioramenti si notano in particolare per quanto riguarda l’autostima, l’autonomia, la consapevolezza di sé e del proprio corpo, la concentrazione, oltre che la coordinazione, l’equilibrio e la postura in generale…ovviamente c’è anche un miglioramento del tono muscolare.

Il primo passo che viene fatto fare è l’approccio con il cavallo, in modo tale che i piccoli allievi imparino ad avere più confidenza col mondo esterno…poi si monta a cavallo e alcuni di loro riescono ad acquisire grande sicurezza diventando davvero bravi; successivamente c’è l’intervento di un medico che fa svolgere degli esercizi mirati. Infatti, anche dal punto di vista motorio questi bambini sono un po’ più “lenti” e così imparano ad avere contatto con il mondo che li circonda.

Ecco dunque come un animale affascinante ed intelligente come il cavallo possa essere un amico dell’uomo ed un valido alleato nel difficile cammino della guarigione.

Chiara Battaglia I B BS

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