venerdì, Novembre 22, 2024
Cultura

VIVIAN MAIER: STORIA DI UNA FOTOGRAFA INVISIBILE

Dal 2007 definita la “fotografa ritrovata”, amata dai suoi bambini come la “contemporanea Mary Poppins”, una donna nata nella prima metà del 1900, di origini francesi residente fra New York e Chicago, sempre in viaggio alla ricerca di attimi di vita rubati: Vivian Maier.

Nata il 1° febbraio del 1926 a New York da padre di origini austriache e madre francese, dopo il loro divorzio Vivian viene separata dal fratello maggiore William e con la madre torna in Francia, a casa di un’amica fotografa. È grazie a quest’ultima che nasce in lei la curiosità di osservare il mondo circostante collezionando i dettagli momentanei e rendendoli eterni.

A 12 anni con la madre si trasferiscono a Chicago e 14 anni dopo, in seguito alla vendita di una proprietà che aveva ereditato, Vivian riesce ad acquistare una Rolleiflex con la quale colleziona attimi di Nord America.

Al ritorno dal suo viaggio, presta servizio come bambinaia in diverse famiglie, in particolare dai Gensburg, di Chicago, con cui rimane per ben 17 anni. Qui le viene messa a disposizione una stanza che utilizza come camera oscura; dopo aver cambiato famiglia, decide di dedicarsi alla fotografia a colori con una Leica.

Successivamente preferisce interrompere la sua attività di bambinaia ma si trova in gravi difficoltà economiche, fino a perdere la casa, fortunatamente i bambini Gensburg, ormai divenuti adulti, si prendono cura di lei.

Incredibilmente nel 2007 un tale di nome John Maloof, bisognoso di materiale per una ricerca riguardante New York e Chicago, acquista un baule a poco meno di 400 dollari all’asta. Fa una incredibile scoperta, in mezzo a vecchi vestiti e documenti, trova rullini di materiale fotografico anonimo. Deciso a scoprirne l’autore, si documenta fino a giungere nel 2008 a Vivian Maier.

Nel frattempo la donna aveva subìto un incidente e per questo non riuscì mai ad informarla della scoperta. Poco tempo dopo, il 21 aprile 2009, Vivian Maier morì.

John Maloof, consapevole del valore non solo artistico ma anche espressivo delle fotografie in bianco e nero che aveva trovato, decide di pubblicarle in diverse raccolte, cartacee e digitali, fra cui http://www.vivianmaier.com/, e  organizzare diverse mostre.

Dal 1950 al 1990, Vivian Maier scattò più di centomila negativi e realizzò anche alcuni filmati amatoriali e registrazioni audio. L’importanza di queste fotografie sta nell’aver composto, inconsciamente o meno, un quadro di quella che fu l’America del dopoguerra, fatta di donne e bambini e ragazzi innamorati, comunità afroamericane, poveri mendicanti e famosi personaggi hollywoodiani.

Immortalò le luci della metropoli e le ombre dei vicoli malfamati e può per questo essere definita la promotrice dei moderni street-photographer, abbandonando il set per avventurarsi nel “mondo della strada”.

Realizzò molti di questi scatti mentre girava con i bambini di cui si occupava o nei suoi rari momenti liberi; non mancano poi gli autoscatti in cui evita sempre di guardare nell’obiettivo giocando con i riflessi di vetrine o specchi, evidenziando il suo aspetto androgino.

La sua arte diretta ed emotiva, istantanea e spontanea, rimanda ad un mondo “reale” in cui mettersi in posa non è necessario: i soggetti delle sue foto sono sconosciuti e nessuno si accorse mai di essere stato immortalato.

Vivian Maier giudicava il suo essere fotografa così: “Dobbiamo lasciare spazio a coloro che verranno dopo di noi. È una ruota – si sale e si arriva fino alla fine, poi qualcuno prende il tuo posto e qualcun altro ancora il posto di chi lo ha preceduto e così via. Non c’è niente di nuovo sotto il sole.”

Un’anima particolare e un po’ cupa quella della Maier, decisa a migliorare sempre più la sua tecnica ma, al tempo stesso, sempre attenta a tenere nascosta la sua passione, gelosa dei rullini che rappresentavano “il suo atto di ribellione” da una costrizione che si era autoimposta, per mantenere nascosto il suo passato: un padre alcolizzato, la madre rigida, il fratello drogato e schizofrenico.

È stata proprio la sua tanto agognata invisibilità a renderla, oggi, così visibile.

È in programma a Catania dal 27 ottobre scorso fino al 18 febbraio 2018, una mostra fotografica a lei dedicata che espone 120 fotografie in bianco e nero, realizzate tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, insieme ad alcuni scatti a colori e filmati in super 8.

 

GIORGIA DI BELLA III B BS

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