INTERVISTIAMO IL MEZZOSOPRANO MARIARITA SACCA’
Mariarita Saccà nasce a Messina nell’agosto del 1988. Durante il periodo della scuola secondaria di primo grado intraprende lo studio di pianoforte, come privatista, e nell’A.A. 2004/2005 consegue la licenza di Teoria e Solfeggio al Conservatorio “F. Cilea” di Reggio Calabria.
Dopo aver conseguito la maturità classica al liceo La Farina di Messina, intraprende gli studi di canto lirico, inizialmente da privatista e poi al Conservatorio “A. Corelli “di Messina. Consegue il Diploma Accademico di primo livello nell’A.A. 2013/2013 ed il Diploma Accademico di secondo livello nell’A.A. 2015/2016 sempre al Conservatorio Corelli.
Ha partecipato a diverse Masterclass di canto lirico e al 16° Concorso Musicale Nazionale Città di Barcellona P.G. “Premio Placido Mandanici” classificandosi al secondo posto. Si è esibita in concerti in occasione delle Giornate della Cultura in alcune località della nostra provincia e ha partecipato alle rappresentazioni di opere liriche. Ha anche interpretato il ruolo di Lucia nel musical “Renzo e Lucia” liberamente tratto da I Promessi Sposi di A. Manzoni.
Un talento messinese che decidiamo di intervistare per conoscere meglio la sua passione e le sue aspettative.
- Come ti sei avvicinata al meraviglioso mondo della lirica?
Sin da piccola, guardando i cartoni animati, prestavo molta attenzione alla loro colonna sonora; all’età di 14 anni manifestai il desiderio di approcciarmi allo studio del pianoforte e solfeggio: la base disciplinare di ogni musicista. La materia Teoria e solfeggio, per gli studenti di strumento, comprende anche il solfeggio cantato che ha lo scopo, assieme all’altra parte della disciplina, di apprendere l’intonazione delle note, comprendere il loro ritmo, la loro durata, sviluppare l’orecchio e la musicalità. Queste sono tutte caratteristiche innate, ma ciò non toglie il fatto che debbano essere esercitate e curate. Proprio da questo percorso nacque la mia passione per il canto lirico, quando dopo tre anni conseguii la licenza in Teoria e solfeggio da pianista;
questa fu solo la scintilla che mi incuriosì e indirizzò a tale disciplina. In realtà tali anni di studio nulla hanno a che vedere con il canto lirico, col bel canto e tutto quello che ho costruito successivamente grazie ai miei maestri e che ho coltivato ascoltando musica lirica, sinfonica, da camera e pianistica durante gli studi liceali, senza trascurare lo studio del pianoforte da privatista. Una volta conseguita la maturità classica ad indirizzo Storia dell’Arte, dopo essermi esibita in opere moderne e musical con brani lirici in pasticcio, decisi intraprendere lo studio del canto, fui ammessa nell’A.A. 2010/2011, al triennio di primo livello in canto lirico al Conservatorio A, Corelli, con il massimo dei voti, conseguendo il Diploma Accademico di primo livello nell’A.A. 2013/2013 e Diploma Accademico di secondo livello nell’A.A. 2015/2016, con ottimi voti.
- Quali sono le opere liriche che riesci ad affrontare meglio nel ruolo di mezzosoprano?
Nel ruolo di mezzosoprano ho già debuttato in Traviata, a conclusione del Master con la Ma Daniela Mazzola Gavazzeni, a Barcellona P. G., diretta dal Mo Orazio Baronello e in Rigoletto con la Ma Eva Golemi e la direzione dello stesso Mo Baronello, a Rometta Marea. Ma i ruoli che ho preparato in Conservatorio sono ben altri. Da mezzosoprano ho studiato il personaggio di Fanny dall’opera di Adelson e Salvini di V. Bellini, Berta da Il Barbiere di Siviglia di G. Rossini, Mignon di A. Thomas, diversi ruoli in Le Nozze di Figaro di W. A. Mozart, L’Arlesiana di Cilea. Questo per citare i ruoli esclusivamente da mezzosoprano, ma ho preparato anche diversi ruoli da soprano lirico in veste di protagonista come Bohème e Le Villi di G. Puccini, L’Amico Fritz di P. Mascagni, L’Elisir d’Amore di G. Donizzetti, Giulietta e Romeo di V. Bellini, Bajazet di A. Vivaldi. Questi ruoli fanno riferimento al canto di un repertorio che va dal ‘600 al ‘900 e guarda al teatro, escludendo i repertori che riguardano la musica da camera, corale, e l’oratorio degli stessi anni, come programma da conservatorio.
- Quali sono le tue caratteristiche vocali che ti contraddistinguono?
Una voce volta alla morbidezza e duttilità dei suoni, ma piuttosto centrale, a servizio della scena nei limiti di ciò che ci insegnano i grandi maestri compositori dei ruoli assegnati. Una voce che si adatta al repertorio su citato e cerca livelli sempre migliori, più curati ed affinati in maschera, che viaggia, a servizio della scena, assieme a tutto il corpo, il quale muovendosi coadiuva il corretto funzionamento del diaframma, anche se non è sempre così, ci sono delle eccezioni che non cito altrimenti parlando eccessivamente dell’argomento rischierei d’imbattermi in una conferenza, piuttosto che in un’intervista. Una voce che adesso mira a trasmettere qualcosa non solo agli uditori, ma anche agli alunni attraverso l’esecuzione e l’insegnamento. Ed ancora una voce che vuole andare avanti e migliorare, a seconda di ciò in cui deve esibirsi, lasciando anche la propria impronta timbrica che non è sempre possibile riprodurre da altri con l’aiuto di grandi maestri.
- A quali artiste ti ispiri?
Dite bene a parlare al plurale; citare una sola interprete sarebbe riduttivo, se così fosse si diventerebbe imitatrice e basta, non artista o meglio interprete. Le grandi interpreti cui mi’ispiro sono tante, tutte hanno lasciato un’impronta singolare al canto, al bel canto italiano, perché no anche interpreti uomini come Pavarotti o Placido Domingo. Cito voci maschili perché non mi riferisco solo alla voce, ma anche alla preparazione di essa, ai trucchi e al suo fraseggio che possono andare bene sia per voci maschili, sia femminili, se collocate nella giusta maniera. Le artiste donne alle quali mi ispiro sono la Tebaldi, la Callas e anche le insegnanti che ho avuto nel mio percorso di studi, compresa l’ultima Masterclass, già citata nella precedente risposta, che mi hanno insegnato vari trucchi, tecniche e scuole tradizionali dal ‘600 al belting (particolare tecnica utilizzata nei Musical). Ispirarsi a tali artisti è necessario innanzitutto per comprendere le tecniche vocali ed espressive, tramite l’ascolto e la vista di questi interpreti, che i media oggi permettono ampiamente. Guardando e ascoltando tali artisti, per non cadere in errore, bisogna tener conto però che spesso sia le immagini, sia i suoni sono modificati dalla regia. Prendere spunto da tanti artisti è necessario in un altro momento, anche’esso di rilevata importanza, per creare, plasmare la propria identità vocale, onde evitare di scimmiottare semplicemente i più grandi artisti ed interpreti.
- Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sicuramente progredire sempre di livello, con l’aiuto di grandi Maestri , tantissimi artisti ed interpreti del resto ripetono questa frase, che sembra diventar sempre più un’espressione idiomatica, ma in realtà non lo è, in quanto il campo del canto e della musica in genere è così vasto che guai ad ammettere di essere giunti al termine delle proprie conoscenze, altrimenti mancherebbe lo slancio per ricercare e conoscere quel “quid” in più che permette di approfondire di volta in volta un’aria, un recitativo, una scena, un numero, un’opera sia al fine di calcare il palcoscenico, sia di porgere la propria esperienza, frutto di una vasta cultura accumulata negli anni e di una ricerca che mira ad approfondire attraverso libri, lezioni frontali, prove d’assieme, prove di regia, estro personale, per diventare un’artista – interprete, insegnante completa e di livello in continua crescita, tutto questo in tal caso limitatamente all’opera ed al bel canto da concerto.
- Con quali maestri ti sei esibita?
Durante tutti questi anni di studio mi sono esibita in un primo momento con colleghi di studio e successivamente con Mstri come il Mo S. Messina, pianista accompagnatore del Conservatorio Corelli, che mi ha accompagnato nei saggi di fine anno nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Messina e alla Sala Laudamo. Successivamente ho collaborato con il Mo O. Baronello, nelle produzioni operistiche di Traviata e Rigoletto e di un concerto.
- Come giudichi la situazione dei teatri al Sud? Ci potrebbero essere più possibilità per gli artisti di potersi esibire?
Si, qui al sud ci potrebbe essere, indubbiamente, maggiore possibilità per i giovani, e non solo, di partecipare a teatro e appassionarli allo studio con dedizione, incentivare parecchie strutture nate per l’arte o da adibire ad essa, strutture mancanti o lasciate all’incuria, soprattutto strutture al chiuso, decisamente più adatte alla musica classica, ma anche alla TV, o a esibizioni scolastiche; ammetto tutto ciò, perché è proprio gustando tali esibizioni che si può mirare ed aspirare a teatri di fama, e cartelloni (il famoso livello di cui parlavo prima). In alcune città, dopo la crisi, pare ci sia un risveglio della lirica, ma anche del canto moderno. Speriamo che il tutto sia ancor più pubblicizzato, che le stagioni siano più ricche di opere liriche e musical, che il pubblico comprenda sempre più chi cerca di divulgare la buona musica e l’arte del canto. Spesso si pensa a realizzare ambienti più adatti al canto moderno e meno alla lirica, ma non è così in tutti i teatri, comunque con la tecnologia si possono trovare ottimi rimedi.
- I giovani nutrono amore per il canto lirico? Che cosa si potrebbe fare per aumentare l’interesse verso questo genere?
Non tutti i giovani nutrono interessi per il canto in genere, forse divulgando il canto lirico, come il moderno, attraverso i media, decisamente le tanto gettonate “cuffiette”, per esempio, potrebbero appassionare qualcuno alla lirica. Ma ciò non basta, per appassionare bisogna esercitare, disciplinare e concertare il canto, dapprima in gruppo, in coro e poi solisticamente, in duetti, terzetti concertati, per conoscere il più possibile la propria e le altre culture, in modo tale che l’ascolto sappia discernere sempre meglio quale sarà il proprio approccio alla musica, al canto, alla lirica. Questo è ciò che dopo una sperimentazione, si attua nelle scuole per la percezione di sé e degli altri, spesso tale disciplina è sempre più apprezzata nelle scuole, sono nati i licei musicali, ma anche nelle altre scuole si potrebbe prestare più attenzione a tale disciplina, in modo particolare all’opera e al musical. Il musical è più facilmente attuabile alle scuole medie e superiori perché l’opera richiede una preparazione più ricercata e duratura nel tempo, ma comunque, quest’ultima, si potrebbe allestire, eseguire e ascoltare nelle scuole, qualora vi fosse una preparazione di più insegnanti che curino cori e voci soliste, scegliendo opere di più facile impronta vocale, selezionandone le parti più idonee. Si potrebbero allestire anche opere inedite e interessare i giovani facendoli partecipare a concorsi di coreutica, musical e opere. Tutto non solo nei licei musicali, ma anche nelle scuole superiori attraverso progetti pomeridiani, senza tanto togliere alle altre discipline necessarie tutte per comprendere l’evoluzione della musica.
- Sei d’accordo sul fatto che lo studio del canto dovrebbe essere introdotto in tutte le scuole come spesso avviene nei paesi europei?
Si, lo studio del canto, almeno quello coreutico, dovrebbe essere inserito come disciplina curricolare e non extracurricolare. Queste due discipline, introdotte in tutte le scuole, aiuterebbero la mente a sviluppare ingegno ed estro, logica e malleabilità delle regole apprese, esattamente come le altre discipline curricolari studiate normalmente nella scuola che ora modellano, ora affinano, ora elevano l’anima.
LA REDAZIONE
Un particolare grazie a tutta la redazione di LETTORE.ORG, che mi ha dato l’ opportunità di essere protagonista nell’intervista in qualità di cantante: inaspettata e gratissima sorpresa la pubblicazione nella home del suddetto giornale. Grazie di cuore, saluti alla redazione, a tutti coloro i quali hanno partecipato alla realizzazione dell’intervista, in particolare al prof.re Rosario Saccà che ne ha curato l’introduzione, ed ai lettori tutti.