ANTONIO TRIO: DAL MAJORANA AL GOLDEN GALA
Incontriamo Antonio Trio, milazzese, ex alunno del Majorana, protagonista al GOLDEN GALA PIETRO MENNEA di Roma.
Atleta eccellente del Cus Palermo, ha migliorato per ben due volte il personale di 7,65 nel salto in lungo con la misura di 7.81 stabilendo la seconda prestazione dell’anno.
Si mostra felice di rispondere alle domande della redazione del quotidiano on line L’Ettore che legge costantemente, perché gli permette di sentirsi vicino ad una realtà che lo ha formato culturalmente e che gli ha fornito le “ali” per volare verso le vittorie nazionali e internazionali.
Che cosa rappresenta per te il Majorana? Dal punto di vista atletico, quanto è stato importante frequentarlo?
È stato un trampolino di lancio per riuscire a credere veramente di potermi realizzare in questo sport meraviglioso. Ho conosciuto professori che hanno vissuto di sport, che mi hanno sostenuto nel corso degli studi e mi hanno permesso di realizzare il mio piccolo progetto di vita sportiva. La struttura sportiva dell’Istituto mi ha permesso di crescere e di affermarmi nelle prime gare.
Quali sono i tuoi ricordi nella scuola di via Tre monti?
Conservo numerosi ricordi e tutti bellissimi. Dai compagni di classe che mi supportavano in ogni gara giudicandomi un vero atleta ai miei fantastici insegnanti che mi hanno permesso di appartenere ad una grande famiglia. Ho un ricordo speciale del Dirigente Stello Vadalà, che è stato un mio grande sostenitore, un appassionato della mia disciplina, una persona di grandi valori che rispetto tantissimo. Potrei elencare tante emozioni che ho provato dentro la scuola che io giudico ancora la mia seconda famiglia.
Quanto ti manca vivere a Milazzo?
Purtroppo per mancanza di strutture sportive a Milazzo, sono costretto a vivere fuori ma non vi nascondo che mi piacerebbe tornare. Mi manca la famiglia, gli amici, il mare, la movida ma soprattutto …. il mio letto. A Milazzo stanno nascendo molti atleti e mi dispiace solo che nessuno gli dia una struttura adeguata per crescere. Siamo tutti costretti a lasciare la nostra città e questo mi rende un po’ triste. Amo Milazzo e se potessi ci tornerei.
Quanto è difficile rinunciare ad una vita da adolescente per lo sport?
La vita da adolescente, ogni tanto, la rimpiango però è anche vero che c’è una fase per divertirsi ed un’altra per realizzare qualcosa di importante per la propria vita.
Che cosa si prova a salire sul podio?
Salire sul podio è un’emozione che si descrive in due semplici parole: gratificante e motivante. La prima perché giustifica tutto il lavoro fatto per raggiungere il gradino più alto. La seconda perchè ti aiuta ad avere sempre di più dalla vita e da te stesso, ti fa venire voglia di continuare a vincere.
Qual è il tuo stato d’animo prima di una gara importante?
Sono sempre molto concentrato sugli allenamenti da fare, sono un po’ nervoso perché ho paura di infortunarmi. Alla fine, però, riesco a viverla serenamente perché se ti impegni in una gara che ti piace, e che ti fa stare bene, non è mai poi così stressante. E’un piacere gareggiare ed è gratificante conseguire risultati appaganti. Questi ultimi arrivano solo se si affrontano le competizioni importanti in piena serenità.
Che cosa pensi del doping?
Ho poco da dire perché lo sport significa: salute, competizione, lealtà, rispetto e lavoro. Se una persona è disposta a barare per raggiungere risultati non è più uno sportivo ma un corrotto.
Credi che al Sud ci siano strutture idonee per voi atleti?
Purtroppo al Sud abbiamo tante belle strutture e poco “cervello” per renderle accettabili. Se le amministrazioni locali si impegnassero, potremmo ottenere una organizzazione sportiva uguale a quella delle regioni del Nord. Oserei dire che potremmo anche superarle perché abbiamo tanti giovani capaci e talentuosi che potrebbero realmente fare la differenza. Spesso tanti atleti in erba interrompono l’attività agonistica perché non si sentono ben supportati e, nonostante abbiano ottime qualità, abbandonano lo sport.
Che cosa potrebbe fare lo Stato per migliorare questa situazione instabile?
Io penso che lo Stato potrebbe essere capace di mettere a pari livello tutti gli sport ma purtroppo per questioni di business, il calcio è diventato sport nazionale e tutto il resto passa in secondo piano. Nessuno chiede la luna, ma potrebbero mettere noi atleti in condizioni di allenarci in piena tranquillità. Se si finanziassero adeguatamente le società sportive ci sarebbero risultati maggiori. In Italia non è facile vivere di sport.
Quali sono i giovani atleti messinesi che ritieni, in futuro, possano avere il tuo successo?
Talenti messinesi ce ne sono tanti, a partire da Artuso, Gangemi, Ferrarotto e tanti altri che, non è un caso, sono stati scoperti dagli insegnanti del Majorana.
Quale sarà il tuo prossimo obiettivo?
Salire sul podio ai campionati italiani assoluti (Trieste), il vero obiettivo è quello di saltare 8 metri, poi tutto il resto sarà una conseguenza.
Come vedi il tuo futuro?
Il mio futuro è ancora incerto, sogno di vivere di sport e farò di tutto per far sì che ciò accada, ma se il destino dovesse prevedere altro per me, spero solo di riuscire a fare ciò che mi piace e di dare massimo.
LA REDAZIONE