venerdì, Novembre 22, 2024
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Cartesio ed il mistero della sua testa.

Il cervello di Cartesio era davvero speciale e vi spiegherò perché dopo aver parlato di lui.   René Descartes, questo il vero nome, è stato un filosofo e matematico francese, ritenuto fondatore della matematica e della filosofia moderna. La sua vita fu abbastanza tribolata, battezzato Renè il 3 aprile nella chiesa di Saint-Georges, prese il nome dal padrino, lo zio materno e giudice a Poitiers, René Brochard des Fontaines.

Il bambino fu subito affidato a una balia e solo nella ricorrenza della Pasqua del 1607 entrò nel collegio di La Flèche, ma si mostrerà poi deluso dell’insegnamento ricevuto. Uscito dal collegio gesuita nel settembre del 1615, s’imbarcò da Amsterdam per Copenaghen: contava di visitare la Danimarca, poi la Polonia e l’Ungheria per raggiungere di qui la Boemia, ma rinunciò al lungo viaggio per dirigersi a Francoforte.  Dopo una breve parentesi nell’esercito, nel 1622 tornò presso la famiglia a Rennes e si trasferì nel 1623 a Parigi, ospite di un amico del padre, Nicolas Le Vasseur, che gli presentò il matematico Didier Dounot.  Invitato nella casa del nunzio pontificio Gianfrancesco Guidi di Bagno, ad una riunione di scienziati e filosofi, si trovò a confutare le teorie filosofiche di un certo Chandoux. La sua più famosa invenzione fu senza dubbio il piano cartesiano la cui idea fu sviluppata nel 1637 in due scritti.

Nella seconda parte del suo” Discorso sul metodo”, Cartesio introdusse la nuova idea di specificare la posizione di un punto o di un oggetto su una superficie usando due rette che si intersecano in un punto come strumenti di misura, idea ripresa in “La Geometria”. A Stoccolma, sua città natale, accettò l’invito della regina Cristina di Svezia, sua discepola, desiderosa di approfondire i contenuti della sua filosofia ed in quello stesso anno dedicò alla principessa Elisabetta il trattato “Le passioni dell’anima”. L’inverno svedese e gli orari ai quali Cristina lo costringeva a uscire di casa per impartirle le lezioni – alle cinque del mattino, quando il freddo era più pungente – ne minarono il fisico. Secondo il racconto tradizionale e l’ipotesi più accreditata, Cartesio morì l’11 febbraio 1650 per una sopraggiunta polmonite. La condanna della Chiesa cattolica nei confronti del pensiero cartesiano non tardò a venire, con la messa all’Indice nel 1663 delle sue opere. Dopo la morte il corpo di Cartesio venne tumulato in un piccolo cimitero cattolico a nord di Stoccolma dove rimase fino al 1666 quando i resti vennero riesumati per essere portati a Parigi e inumati nella chiesa di Sainte Geneviève-du-Mont, dove rimase sino al 26 febbraio 1819 quando la salma fu nuovamente trasferita nella chiesa di Saint-Germain-des-Prés: «alla presenza dei rappresentanti dell’Accademia delle scienze, la salma fu ancora riesumata. Aprendo la bara, i presenti si resero conto che qualcosa non andava, in quanto allo scheletro del filosofo mancava misteriosamente il cranio.»

Si scoprì che gli svedesi ne avevano asportato la testa, che ricomparve a Stoccolma a un’asta, ove il cranio fu acquistato e donato alla Francia. Sul teschio, privo della mandibola e della parte inferiore, compaiono le firme dei suoi proprietari dalla fine del Seicento al momento della vendita. Secondo l’uso del tempo, gli intellettuali tenevano sulla scrivania un teschio, meglio se di un illustre personaggio, a memento della morte comune e inevitabile. Il teschio, attribuito a Cartesio sia per l’età sia per le ricostruzioni fatte in base ai ritratti del filosofo, continuò a rimanere separato dal resto del corpo ed esposto al Musée de l’Homme.

Nel 1801 in suo onore la città natale fu ribattezzata La Haye-Descartes e nel 1966, dopo la sua fusione con il comune di Balesmes, Descartes. Lo studio del cervello dei “geni riconosciuti” è un campo di ricerca relativamente sviluppato. Si basa sul presupposto che la morfologia del cervello – lo studio della forma e della struttura del cervello – possa rivelare dettagli che spieghino intelligenza e genialità. Nel secolo scorso non sono mancate le occasioni – si è per esempio studiato il cervello di Einstein – ma come si fa quando i resti umani non ci sono più, perché decomposti, come nel caso di Cartesio?

Un’equipe di ricercatori di anatomia medica forense ha prelevato il teschio (che è privo della mandibola e della parte inferiore) del filosofo e scienziato francese dalla teca dov’è esposto, al Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi, per sottoporlo a una tomografia computerizzata (TC) e, dalla scansione, costruire un modello 3D completo del cranio e del cervello che lo occupava. Il volume, paragonato a quello di 102 cervelli studiati in dettaglio nel secolo scorso, è stato classificato come perfettamente normale, ma lo studio ha rivelato un anomalo rigonfiamento nell’area della corteccia frontale, ossia una zona cruciale per l’elaborazione del significato delle parole e per il pensiero astratto. Non è possibile sapere se Cartesio sia nato con questa “anomalia” o se sia stato l’utilizzo a strutturare in quel modo il suo cervello. Forse, per risolvere l’enigma, ci può aiutare proprio lui: “non è sufficiente avere una buona mente”, scriveva agli inizi del 1600, “l’importante è usarla nel modo giusto”. Grazie però alla venuta di nuove tecnologie e allo studio sempre più approfondito,un giorno si riuscirà a risolvere questo mistero.

Aurora Pavone II D

Scuola media Garibaldi

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