venerdì, Novembre 22, 2024
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Alla scoperta di… Forte Cavalli

Qualche giorno fa con i nostri insegnanti abbiamo partecipato ad un’escursione organizzata insieme al CAI, con l’obiettivo di scoprire la Messina meno conosciuta, ma depositaria di fascino e di episodi importanti della nostra ricca storia. Forte Cavalli, che prende il nome dal generale piemontese Giovanni Cavalli, studioso di balistica, si trova nella zona sud di Messina a pochi chilometri dal villaggio di Larderia ed è stato costruito tra il 1883 e il 1902, per difendere l’accesso meridionale dello Stretto da attacchi provenienti dallo Ionio. Quando non venne più utilizzato dalla Marina Militare, nel 1954, il Forte ha subito un lungo periodo di abbandono e degrado. Dal 2000 l’Associazione “Comunità Zancle-ONLUS” si è occupata del recupero di questi luoghi per la fruizione da parte di scuole, famiglie e semplici cittadini. Ha una pianta trapezoidale e vi si accede da un ingresso laterale con ponte levatoio, ha otto piazzali e due piattaforme laterali per i cannoni, è stato costruito con rocce basaltiche. Appena arrivati abbiamo visto l’obice, un grande cannone di colore verde, unico rimasto tra quelli che, durante la Seconda Guerra Mondiale, colpivano con fuoco incrociato le navi in procinto di attraversare lo Stretto di Messina. Abbiamo ammirato lo splendido panorama dello Stretto e delle montagne, infatti il Forte fu costruito in modo da essere mimetizzato in mezzo a queste ultime.

Vi era poi un sistema di canali che serviva a raccogliere le acque piovane, esse venivano filtrate e purificate nella sabbia, per essere utilizzate dai soldati che vivevano nel Forte. Abbiamo ammirato anche la Gabbia di Faraday, un reticolo di ferro che serviva e serve per catturare e scaricare i fulmini. La guida, un artificiere, ci ha poi condotti all’interno, dove vi è la sede del “Museo storico delle fortificazioni dello Stretto” che con i suoi proiettili, munizioni, missili, armi e divise militari, racconta la storia della difesa della nostra città dalla fine dell’Ottocento alla Seconda Guerra Mondiale. La guida ci ha anche spiegato, che molto tempo fa i bambini si divertivano a cercare bombe e proiettili per strada, in questo modo molte persone hanno perso la vita. E’ stato interessante ammirare il “carrumattu”, arcaico mezzo di trasporto per persone e merci, che veniva guidato da un uomo e trascinato da due buoi, chiamato così perché era molto difficile da guidare dato che era particolarmente stretto e lungo. Oltre alle numerose sale con ordigni di tutti i tipi, utilizzati in periodi storici diversi, vi è anche una sala con un laboratorio di educazione alla pace intitolato “Ho visto la guerra per questo amo la pace”, con toccanti riflessioni sul valore della pace e la necessità di ripudiare la guerra.  E’ stato istruttivo scoprire nuovi particolari della storia della nostra città e soprattutto ci siamo resi conto che con l’impegno e il lavoro di pochi, ma volenterosi cittadini, è stato realizzato un progetto che permette a tutti noi di approfondire la conoscenza del nostro passato.

Davide Barlesi, Maddalena Borruto, Federica Palella 2 E

Scuola Media Verona Trento

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