8 marzo: un’occasione per ricordare.
” I diritti delle donne sono una responsabilità di tutto il genere umano; lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità”. (Kofi Hannan)
L’8 marzo si celebra la giornata internazionale della donna dedicata al riconoscimento delle lotte che sono state portate avanti dalle donne e alle loro conquiste sul piano dei diritti, dell’economia e della politica contro le discriminazioni e le violenze di cui sono state protagoniste e delle quali, ancora oggi, sono vittime in molte parti del mondo.
L’8 marzo però rischia di diventare una festa priva di senso e di ridursi, come spesso accade, ad un’occasione per uscire con le amiche e distrarsi un po’ se non se ne conosce l’origine.
La sua storia affonda le radici nella manifestazione che il partito socialista americano organizzò il 28 febbraio 1909 a sostegno del diritto delle donne al voto.
Nel 1910 fu l’VIII Congresso dell’Internazionale socialista a proporre di istituire una giornata dedicata in loro onore
Nel 1911 a New York la fabbrica Triangle andò a fuoco e quasi 150 donne persero la vita.
Da allora le sollevazioni femministe si sono moltiplicate in tutta Europa.
Ma è stato solo nel 1917, quando le donne di San Pietroburgo sono scese in piazza per chiedere la fine della guerra, che tale festa è stata fissata all’8 marzo.
A partire dal 1922 venne celebrata anche in Italia e dal ’46, nel nostro paese, la mimosa ne è il fiore simbolo.
La memoria, tuttavia, è importante e ha un senso se non resta fine a sé stessa, ma rappresenta un momento importante di riflessione.
È doveroso, pertanto, ricordare il nome di alcune di quelle donne coraggiose che cominciarono a ribellarsi e a manifestare pubblicamente per ottenere gli stessi diritti dell’uomo come l’italiana Anna Maria Mozzoni, la francese Simone De Beauvoir e la giovanissima e contemporanea Malala Yousafzai, solo per citarne alcune.
Le donne hanno vinto in passato nel mondo occidentale battaglie importanti, ma tali battaglie non possono considerarsi concluse con la conquista di alcuni diritti acquisiti o presunti. Ancora, purtroppo, si assiste ad una forma di sopraffazione sempre più aggressiva e brutale di alcuni uomini che si riversa su molte donne costrette a subire soprusi e atti di violenza di ogni tipo.
I dati statistici ne sono una chiara e triste conferma: 116 i casi di femminicidio nel 2016.
Tanti, troppi, inammissibile.
Non si può sottacere, inoltre, la realtà delle donne islamiche costrette a vivere ai margini della società, sottomesse sempre e comunque ad una figura maschile, il padre, il fratello o il marito, rese invisibili da abiti che coprono corpo e anima.
La donna per essere veramente libera deve vedere rispettati i propri diritti, deve poter manifestare il suo modo di pensare ed agire secondo la sua volontà.
La società e, in particolare, la scuola devono continuare ad insegnare che la donna non è un oggetto a disposizione dell’uomo e men che mai inferiore e che ogni rapporto tra i due sessi, a qualsiasi età, dall’infanzia all’età adulta, deve essere sempre improntato al rispetto reciproco.
Giulia Frazzica
Classe IIA Istituto Comprensivo 2 “S. D’Acquisto”