La violenza contro le donne sembra non avere fine
Giulia Cecchettin è la 105° vittima di femminicidio in Italia solo in questo anno. Aveva ventidue anni e stava per laurearsi in Ingegneria. È stata uccisa in Veneto, l’11 novembre a coltellate dal suo ex fidanzato che si sentiva “inferiore” poiché lei stava per laurearsi mentre lui no.
Filippo Turetta, questo il nome dell’assassino, anche lui ventiduenne e studente di Ingegneria, dopo aver rapito e ucciso Giulia, a Fossò, getta il cadavere nel lago di Barcis a Pordenone e scappa in Germania. Questa sconcertante notizia ha colpito tutti perché Giulia poteva essere la figlia o la sorella di tutti noi ed è stata l’ennesima vittima della prevaricazione maschile.
Il 21 novembre in tutte le scuole italiane abbiamo ricordato la ragazza con un minuto di silenzio o di rumore, perché nessuno possa tacere o rimanere indifferente dinnanzi alla violenza contro le donne. Purtroppo ancora oggi succedono queste atrocità nonostante si continui a protestare e manifestare contro la violenza sulle donne, anche se, rispetto agli anni passati il tasso di femminicidi è leggermente in calo.
Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Questa giornata è stata istituita dall’ONU con la risoluzione 54/134 del 17 gennaio 1999, in ricordo delle sorelle Mirabal, tre attiviste soprannominate “Mariposas”, che vennero rapite, torturate e uccise il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana dai sicari del dittatore Rafael Trujllo.
I simboli della lotta contro la violenza sulle donne sono le scarpe e le panchine rosse, che rappresentano il colore del sangue versato e simboleggiano un amore malato che si trasforma in violenza.
Secondo me l’unica cosa che si può fare per far cessare i femminicidi, oltre a stabilire pene più severe per chi si macchia di questo orrendo crimine, è quella di dare maggiore spazio all’istruzione e all’educazione a casa e nelle scuole affinché la mentalità maschilista e patriarcale venga debellata e ci sia una parità effettiva e il dovuto rispetto nei confronti delle donne.
Gabriele BIONDO
Classe 3^C – Scuola Media “G. Verga” – I.C. “L. Capuana”