lunedì, Dicembre 16, 2024
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RIVISTE PREDATORIE

Prima di parlare di riviste predatorie, è importante capire come funziona un articolo scientifico e come pubblicarlo e perché alle volte nemmeno quando un articolo è pubblicato su una “rivista” apparentemente scientifica, autorevole, prestigiosa, esso non è da prendere in considerazione.

Iniziamo spiegando la pubblicazione di un articolo scientifico, perché non è uguale scrivere una notizia per una rivista come per esempio TV sorrisi e canzoni piuttosto che per una rivista specialistica.

Alla base c’è la fase di studio, ci si chiude in laboratorio e si fanno determinati test in base al settore; per alcune ricerche ci vogliono anche anni di ricerca.

Quindi, per un singolo articolo ci potrebbero volere anni prima della sua pubblicazione. Ogni articolo scientifico ha un proprio linguaggio scientifico e rigoroso; in genere si ha un’introduzione in cui si spiegano gli studi condotti sull’argomento fin ad ora e i loro esiti, inoltre si parla anche degli strumenti utilizzati e le metodologie applicate (metodi e materiali). L’articolo poi sarà corredato di discussioni, grafici, calcoli su quanto studiato ed infine la conclusione. Si deduce pertanto che un articolo scientifico richieda molto impegno e studio.

L’articolo viene così inviato a una delle tante riviste che si occupano della pubblicazione. Arriva all’editore, il quale ha una grande “responsabilità”, essendo la materia molto delicata e potrebbe sorgere il dubbio sull’attendibilità o meno delle informazioni contenute nell’articolo.

A questo punto interviene il metodo di Peer rewiev ovvero “revisione tra pari”: l’articolo in forma anonima viene inviato a uno o più relatori del settore che l’analizzano e lo commentano, mandando il proprio giudizio finale in forma anonima sempre all’autore dell’articolo a cui sarà comunicato se dovranno essere apportate modifiche.

Alla fine di questo “iter” l’articolo scientifico verrà approvato, ma la pubblicazione comporta un pagamento di una cifra il cui valore dipende dalla notorietà della rivista; il vantaggio nel pubblicare un articolo per lo studioso è quello appunto di divulgare le nuove scoperte relative a quel determinato settore.

A questo punto intervengono spesso le cosiddette “riviste predatorie” cioè editori che per guadagnare pubblicano articoli non verificati, cioè fake news; questo genere di riviste è detto così perché non ha un sistema di revisione. Dietro queste pubblicazioni anomale non ci sono sempre persone competenti, ma persone inesperte che non hanno mai avuto competenze scientifiche mentre invece alcuni studiosi spesso sono adescati con continue mail che invogliano la pubblicazione di un articolo.

Documentandomi, ho letto di studiosi che hanno smascherato alcune di queste “riviste” tramite i loro articoli e di un particolare episodio legato alla pandemia riportato in un articolo della “rivista” American Journal of Biomedical science and research e pubblicato nel 2020.

Era stato scoperto che l’articolo era un altro “scherzo” (articolo che smaschera la rivista per la sua indecenza) fatto dallo scienziato Matan Shlomi perché nell’articolo si descriveva un focolaio immaginario provocato dal consumo di zubat, ovvero un animale immaginario, in una città francese grazie ad una cura magica, anche in questo caso la rivista chiuse.

Come si può comprendere, l’articolo non era stato revisionato e controllato come nel precedente, il cui unico scopo era di guadagnare.

Di tutto ciò la morale è che bisogna verificare, prima ancora di studiarle e analizzarle, se le fonti siano attendibili e informarsi sulla rivista. Per questo la comunità scientifica per risolvere il problema in parte ha creato un indice su cui vi è riportata l’importanza di quella rivista per l’intera comunità scientifica.

Davide Filoramo III B BS.

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