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A Barcellona Pozzo di Gotto un Venerdì Santo tra spiritualità e tradizioni

La settimana Santa è molto importante per i cristiani perché introduce la Pasqua. Essa inizia con la “Domenica delle Palme”, quando Gesù entra a Gerusalemme dove viene accolto dal popolo con palme e ulivi, mentre il Mercoledì Santo è il giorno in cui Giuda ha tradito e viene chiamato “Giorno del tradimento”. Il Giovedì Santo, invece, è il giorno in cui Gesù celebra l’ultima Pasqua con i suoi discepoli, istituisce l’Eucaristia e dà un importante comandamento: amatevi l’un altro come io ho amato voi. Il Venerdì Santo, infine, è il giorno della crocifissione e morte di Gesù e la “Via Crucis” ne commemora il percorso con la croce sulle spalle. Giorno di mestizia, il Venerdì Santo è giorno di digiuno e rinuncia dalle carni.

Nella città di Barcellona Pozzo di Gotto “a sumana santa” è particolarmente sentita, sia dal punto di vista religioso che dal punto di vista culturale. In particolare è molto importante, originale, il fatto che vi si svolgano due processioni molto simili tra loro che rievocano gli ultimi momenti della vita di Gesù, e che questo renda la via crucis barcellonese unica al mondo, al punto da averne determinato l’iscrizione nel 2014 nel “Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia”. Ciò perché la cittadina, nata dalla fusione di due originari centri abitati con due arcipreture, ha mantenuto nei secoli le due diverse, seppure simili, processioni. Per chiunque vi assista, le cosiddette “varette” non possono non provocare un’emozione e partecipazione profonda. La processione di Pozzo di Gotto, la più antica perché risalente alla metà del ‘600, parte dalla chiesa di Santa Maria Assunta e le sue “vare”, realizzate in legno, sono tredici: A cena, U Signuri all’ottu, U Signuri ‘A colonna, L’Accia Omu, U Signuri ca Cruci, L’incontru cu Marta, Maria e Maddalena, U Signuri a’ Cascata, U Signuri spugghiatu d’i Giudei, U Signuri a’ Cruci, ‘A Pietà, I simboli della Passione, U Signuri Mottu, A Ddulorata. Quelle di Barcellona partono, invece, della chiesa di San Giovanni Battista, sono dodici e sono realizzate in gesso e cartapesta, alcune opere dell’artista locale Matteo Trovato. Esse sono: A cena, U Signuri all’ottu, U Signuri a Culonna, L’Accia Omu, U Signuri a’ Cascata, Cristo incontra la Veronica, U Crucifissu, ‘A scesa, ‘A Pietà, Cristo posto al Sepolcro, U Signuri Mottu, A Ddulorata.  

Le vare, allestite con molti fiori freschi e ricche di illuminazione, dopo avere percorso un tratto del loro cammino, si incontrano poi all’imbrunire sul “ponte” del torrente Longano, facendo vivere al popolo barcellonese e pozzogottese, ed ai moltissimi turisti, dei momenti molto suggestivi. Ciò anche perché un’altra importante tradizione che le accompagna è il canto struggente dei Visillanti, un gruppo di uomini, ma anche donne, che intonano dietro i vari gruppi statuari la “Vexilla Regis”, un canto in latino a più voci del poeta Venanzio Fortunato, tipico delle processioni precedute dalla Croce. Oltre alla Visilla, poi, c’è anche un bellissimo canto in dialetto siculo: “Lu vennadì di marzu”, un canto struggente che parla della Madonna che cerca suo figlio ma non lo trova, essendo incarcerato a casa di Pilato.

Sarebbe veramente importante, però, che la tradizione dei Visillanti non si perdesse nel tempo, che venisse tramandata ai giovani e valorizzata. Oggi tutta la manifestazione è ancora molto sentita, tutti i Visillanti e i gruppi che si occupano di allestire e addobbare le “varette”, confraternite o famiglie o gruppi di artigiani, ci impiegano molto tempo per abbellire ognuno la propria vara e per i cittadini questa manifestazione è un momento di fede, di raccoglimento ma anche di buoni propositi. Ma questa tradizione deve essere portata avanti per molti anni e, secondo me, solo tutelandola e dando uno spazio in cui conservare le “varette” durante l’anno, ottenendo il patrocinio dei Beni Culturali, sarebbe possibile potenziarne anche l’attrattiva turistica, oltre che religiosa, diventando una vera risorsa per il territorio barcelpozzogottese.

Ezio Demetrio Mammola

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G. (ME)

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