Una donna solo per il Reich.
Ogni anno, il giorno della Memoria, mi tornano alla mente le parole del libro della scrittrice tedesca Helga Schneider “Lasciami andare madre”, un libro un po’ diverso dagli altri su quella grande vergogna che è stato l’Olocausto. Diverso perché in esso la Shoah la si vede attraverso gli occhi di una figlia, ariana, e di una madre, fanatica nazista che, nemmeno dopo cinquant’anni, prova rimorso e pentimento per tutto il male fatto. Un romanzo toccante in cui l’autrice parla del suo problematico rapporto con lei , del suo abbandono, ma anche degli orrori della guerra e delle aberrazioni della mente umana. Ma chi era Helga Schneider al tempo della Germania nazista? Una bambina di soli quattro anni che assieme al fratello Peter di 19 mesi, viene affidata dalla madre, alla zia paterna, per il semplice motivo che voleva seguire la sua vocazione ed adempiere a quella da lei considerata alla stregua di una missione: essere a tempo pieno una guardiana delle SS nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Una figlia che vuole vergognarsi di tutto ciò che la madre aveva compiuto per poterla cancellare definitivamente dalla sua vita, della quale, in fondo ne aveva fatto parte così poco .
Helga Schneider scrive nel suo libro: “Dopo ventisette anni oggi ti rivedo, madre, e, mi domando, se nel frattempo tu abbia capito quanto male hai fatto ai tuoi figli”. Fatti odiare,madre! Solo odiandoti sarei finalmente capace di strapparmi dalle tue radici. Ma non posso,non ci riesco”.
Helga si accorge infatti che, se certo non la può amare, non può nemmeno odiarla: la forza della procreazione vince sulle colpe materne!
“E’ pur sempre mia madre -continua- e, quando se ne andrà, una parte di me se ne andrà con lei. Ma quale? Non trovo risposta a questa domanda………”
Federica Guerrera 3^C
Istituto Comprensivo G. Mazzini