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Hikikomori: isolarsi da una realtà che non piace

Negli ultimi anni stanno aumentando i casi di una problematica diffusa soprattutto tra i giovani, specialmente dai 14 ai 30 anni: l’hikikomori.

“Hikikomori” è un termine giapponese che sta ad indicare una persona che si isola completamente, lontano dal resto del mondo, e in sé ha il significato di “stare in disparte, isolarsi”. Nasce in Giappone, ma andando avanti nel tempo il malessere si è esteso a poco a poco in tutto il mondo e recentemente, soprattutto durante il periodo della pandemia, c’è stato un particolare aumento dei casi. Cresce il numero dei ragazzi che si chiudono nella propria stanza e rifiutano letteralmente di uscirne per giorni, settimane, mesi. Definire l’hikikomori come una malattia è però sbagliato: è un disturbo psicologico da cui si possono generare malattie, ma non è definibile come malattia. Diverse le possibili cause. Esso può derivare talvolta da atti di bullismo, che feriscono particolarmente una persona che poi, o perché si vergogna di se stesso o perché non riesce a sopportare le vessazioni e inizia a temerle, si isola ed evita qualsiasi rapporto sociale. Oppure può derivare da problemi in famiglia: se i genitori sono troppo protettivi o se fanno troppe pressioni psicologiche e hanno comportamenti troppo severi, in entrambi i casi la capacità di socializzare dell’adolescente con altri individui al di fuori del proprio nucleo familiare è molto limitata. Altre cause possono essere poi la troppa severità dell’educazione scolastica o da parte dei professori stessi, oppure problemi economici, che possono portare alla depressione, o una eccessiva timidezza.

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Ancora oggi, tuttavia, l’hikikomori non viene considerato una diagnosi ufficiale di malessere psicologico, anche se richiede l’intervento di un psichiatra e il trattamento di cura può durare da alcuni mesi fino ad alcuni anni. Non esiste inoltre ancora una cura ufficiale, ma sono state applicate varie strategie terapeutiche, tra cui anche percorsi che lavorano sulla famiglia o sui rapporti sociali, oltre ad un percorso individuale. La terapia familiare, in particolare, coinvolge nel trattamento dell’individuo che soffre di hikikomori la sua famiglia insieme a lui.

Spesso, però, oltre che una cura con la psicoterapia viene applicata una cura che prevede l’uso di psicofarmaci, oppure vengono riutilizzati trattamenti che servono per curare l’ansia sociale, il senso d’inadeguatezza e la bassa autostima; come per esempio il trattamento cognitivo-comportamentale.

Un’altra strategia per aiutare chi soffre di questo disturbo e rifiuta totalmente di uscire dalla propria stanza, potrebbe poi essere la terapia on-line, con strumenti di telepsichiatria.

L’hikikomori è comunque un disturbo serio, che non va deriso né sottovalutato. Soffrire di questo, come un qualsiasi altro disturbo psicologico, è una esperienza terrificante che non tutti hanno la capacità di affrontare e, soprattutto di riconoscere per poter chiedere aiuto specifico.

Aurora Cantales

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G. (ME)

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