CHI ERA GRAZIELLA CAMPAGNA?
Graziella Campagna era una ragazza di 17 anni che viveva a Saponara. Giovanissima, decise di andare a lavorare in una lavanderia di Villafranca Tirrena per contribuire al bilancio familiare.
Graziella Campagna è tristemente nota per essere una delle vittime innocenti della mafia. Un giorno, infatti, un avvenimento legato al suo ambiente di lavoro segnò la sua condanna a morte. All’interno della tasca di una giacca, Graziella ritrovò l’agenda di un cliente che si era spacciato per tale ingegner Toni Cannata. Quella agenda svelava che l’ingegnere era, in realtà, un latitante famoso alle forze dell’ordine, ovvero Gerlando Alberti Junior (nipote di Gerlando Alberti). Insieme ad Aliberti, boss della mafia siciliana, nell’agenda veniva menzionato anche il cugino Gianni Lombardo. Quest’ultimo si era presentato con il nome di Geraldo Sutera, ma si trattava di un collega di Aliberti, accusato di associazione mafiosa e traffico di stupefacenti. Il problema non era tanto che Graziella, attraverso quell’agenda, avesse scoperto l’identità dei due latitanti, quanto il fatto che la ragazza avesse come fratello un carabiniere, Pietro Campagna, che faceva servizio a Gioia Tauro. Se il fratello avesse scoperto quell’agenda e i contatti telefonici in essa contenuti, la loro copertura sarebbe saltata. Così, i due decisero di sbarazzarsi di Graziella e il 12 dicembre 1985, approfittandosi della sua ingenuità, le diedero un passaggio in macchina. Come tutte le sere, infatti, dopo aver finito il turno, Graziella si recò alla fermata dell’autobus che l’avrebbe riportata in salvo a casa. Tuttavia, ingenuamente, appunto, Graziella accettò un passaggio che le costò la vita.
Subito dopo la sua scomparsa, in molti pensarono, comprese le forze dell’ordine, che si trattasse di una fuitina. Però, il ragazzo che in quel periodo Graziella stava frequentando quella sera si trovava a casa con la famiglia. Non credette al movente passionale il fratello Pietro, il quale partì da Gioia Tauro per intraprendere le ricerche. Due giorni dopo, Pietro trovò il corpo della sorella in un prato a Forte Campone, una collina tra Messina e Villafranca Tirrena. La riconobbe dai vestiti che indossava: un giubbotto rosso, una maglia a righe, un paio di pantaloni neri e degli stivaletti. Il suo assassino le aveva inferto cinque colpi di lupara calibro 12 da non più di due metri di distanza.
Sull’omicidio di Graziella Campagna restano ancora alcuni lati oscuri e, sebbene siano state avanzate molte ipotesi sulla dinamica dei fatti, molto ancora resta da chiarire.
Giorgia Raffa – Classe I F
Istituto Comprensivo Carlo Stagno D’Alcontres