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GLI STUDENTI DELL’I.C. D’ALCONTRES RICORDANO LE FOIBE

Le vittime delle foibe

Tra il 1943 e il 1947 in Venezia Giulia (regione che oggi non c’è più. Essa comprendeva 5 province: Trieste, Gorizia, Pola in Istria, Fiume nel Carnaro e Zara in Dalmazia. Di queste città, solo 2 sono rimaste all’Italia: Trieste e Gorizia, smembrata. Entrambe oggi sono inserite nella regione Friuli Venezia Giulia) migliaia di uomini, donne e bambini furono gettati nelle fosse.

Per comprenderne i motivi bisogna fare un passo indietro e inquadrare la situazione politica nei primi anni del 1900. Dal 1920 (Trattato di Rapallo) in Venezia Giulia convivevano numerose persone di etnie diverse: italiani, croati, serbi, sloveni. Il processo di nazionalizzazione, imposto dal fascismo, prevedeva che le persone Slave che vivevano nel territorio italiano, mutassero i loro cognomi in altri di origine italiana. Le imposizioni fasciste alimentarono un diffuso malessere tra gli stranieri che abitavano in Italia. La storia delle foibe ha origine proprio nel fallimento di queste politiche di integrazione imposta agli Slavi, che invece cominciarono a coltivare un profondo odio nei confronti dello Stato italiano.

In Venezia Giulia, al partire dal crollo del regime fascista nel 1943, furono compiuti massacri contro la popolazione italiana ad opera dei partigiani comunisti iugoslavi del maresciallo Tito.

Secondo quei partigiani, tutti gli italiani erano fascisti o contrari al regime comunista perciò, tutti gli italiani non comunisti che vivevano in Istria e in Dalmazia, furono torturati e poi gettati nelle fosse naturali chiamate foibe.

La parola “foibe” deriva dal latino “fovea”, fossa: si tratta di profonde voragini rocciose che le popolazioni slovene e croate del carso triestino utilizzavano come discariche, gettandovi rifiuti quali carcasse di animali, scarti di lavorazione, oggetti rotti. Ecco allora che le foibe vengono scelte, non a caso, come luogo per lo sterminio degli italiani: gettare gli italiani nelle voragini significa mostrare loro tutto il disprezzo possibile, trattandoli come rifiuti.

FOIBA BASSOVIZZA

Migliaia e migliaia di persone morirono in quelle fosse, alcune gettate nel baratro dopo una veloce esecuzione, altre dopo essere state torturate, altre ancora addirittura vive, lasciate morire duecento metri sotto terra, circondate da cadaveri. I soldati di Tito facevano irruzione di notte nelle case dei civili, caricando decine di persone alla volta, sui camion. Le vittime predestinate, quindi, venivano legate una all’altra con corde, fil di ferro, filo spinato: qualsiasi mezzo che impedisse loro di fuggire. A questo punto, disposti sull’orlo del precipizio (la foiba), i primi venivano fucilati, trascinando con sé nel baratro anche tutti gli altri, ancora vivi.     

Con la legge 30 marzo 2004 n.92 viene istituito il Giorno del Ricordo, dedicato alle vittime delle foibe e alle migliaia di esuli costretti a lasciare l’Istria e la Dalmazia alla fine della seconda Guerra Mondiale.

È giusto e doveroso ricordare le nostre vittime delle foibe e dell’esodo istriano-dalmata, non si dovrebbero tacere o volutamente ignorare le vittime delle popolazioni oppresse, martoriate e decimate.

Spero che la giornata del Ricordo serva alle generazioni presenti e future, per riflettere ed evitare che tutto il male fatto in passato non si ripeta più e che il ricordo di queste vittime sia uno stimolo per costruire un futuro migliore basato sull’amore e sulla tolleranza.

ADELE TURRISI

II D SCUOLA MEDIA D’ALCONTRES, BARCELLONA P.G. (ME)

RELAZIONE SULLA GIORNATA DEL RICORDO PER LE VITTIME DELLE FOIBE

Il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo, indetto nel 2004, per ricordare le violenze e le uccisioni avvenute in Istria, Fiume e Dalmazia tra il 1943 e il 1947, che determinarono i numerosi massacri delle foibe e l’esodo dalmata-istriano.

La scelta della data del 10 febbraio fu determinata dal fatto che, proprio in questo giorno del 1947, fu firmato il Trattato di Pace di Parigi, con il quale l’Istria, Zara, le isole del Quarnaro e parte del territorio del Friuli Venezia Giulia vennero assegnati alla ex-Jugoslavia.

Dal 1943, dopo che, l’otto settembre, fu reso noto l’armistizio di Cassibile, nella Venezia Giulia le forze comuniste di Tito presero il sopravvento, ebbe inizio una rappresaglia feroce, che colpì molti cittadini italiani innocenti, ritenuti colpevoli di aver vissuto sotto il regime fascista. La data celebra la memoria di un’intera popolazione, costretta dagli eventi storici ad esiliare dall’Italia orientale, per sfuggire alla pulizia etnica attuata dal governo comunista jugoslavo.

I partigiani di Tito si vendicarono dei fascisti, colpevoli di aver condotto su quegli stessi territori una politica di italianizzazione piuttosto violenta.

I fascisti e gli italiani ostili al comunismo divennero nemici da eliminare: iniziò così il massacro delle foibe.

Migliaia di persone vennero gettate, anche vive, in grandi caverne verticali presenti in Venezia Giulia, dette foibe, utilizzate in precedenza anche dai fascisti per eliminare gli avversari politici.

Tito mirava ad un’integrazione subordinata degli italiani ritenuti meritevoli; quelli che erano contrari all’annessione, dovevano essere espulsi. Questi ultimi costituirono la maggioranza, per la quale iniziò un tragico esodo. Le stime attuali rivelano che dal 1944 al 1958 più di 250.000 persone furono costrette ad abbandonare le proprie case e le proprie terre per cercare fortuna altrove.

Gli esuli arrivati in Italia non vennero accolti in maniera benevola; al contrario, la maggior parte fu confinata in campi profughi. Oltre ai numerosi disagi pratici, gli esuli dalmati-istriani furono costretti a sopportare l’atteggiamento ostile dei connazionali.

A tal proposito si ricorda un episodio avvenuto nel 1947 e passato alla storia come il ‘treno della vergogna’.

L’episodio riguarda alcuni esuli provenienti da Pola, che sbarcarono ad Ancona per poi proseguire il viaggio in treno fino a La Spezia.

Giunti sul territorio italiano, gli esuli non ricevettero la solidarietà degli Italiani, che pensavano si trattasse di fascisti in fuga. Infatti, presso la stazione di Bologna, il treno fu colpito da una sassata organizzata dai ferrovieri comunisti per impedire la fermata in stazione del cosiddetto ‘treno dei fascisti’.

Alla fine, grazie all’intervento militare, il treno con i profughi, tra i quali tanti anziani e bambini, raggiunse definitivamente La Spezia.

EMANUELE PIO MARIA FAZIO

CLASSE 2D SCUOLA MEDIA D’ALCONTRES, BARCELLONA P.G. (ME)

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