venerdì, Novembre 22, 2024
Comprensivo "D'Alcontres" BarcellonaIstituti della Provincia

Lettera a Liliana Segre

Egregia Senatrice Segre,

siamo un gruppo di ragazzi della II B della scuola secondaria di I grado “D’Alcontres” di Merì, un piccolo paesino in provincia di Messina. Con la nostra professoressa d’italiano quest’anno ci siamo avvicinati alla storia della sua vita e ne siamo rimasti particolarmente colpiti.

Abbiamo riflettuto tanto sulla sua vicenda e ci ha commosso molto l’idea che quando Lei aveva la nostra età abbia dovuto subire le ingiustizie di cui parla. Abbiamo cercato di immaginare quali sofferenze Lei abbia provato e cosa possa significare essere privati di diritti fondamentali come andare a scuola e poter vivere liberamente. Ci scalda il cuore sapere che Lei abbia fiducia in noi ragazzi e ci consideri una speranza per il futuro, perché ciò che Le è successo non accada mai più. Deve essere stato davvero terribile sopportare tali atrocità e affrontarle da sola nonostante Lei fosse una nostra coetanea. Lei era così piccola quando è stata deportata, privata di tutto, soprattutto dell’amore di suo padre. Abbiamo riflettuto sulle emozioni, i sentimenti e i dolori che può aver provato e ci siamo chiesti come sia riuscita a superare questo trauma. Guardando una sua intervista abbiamo saputo che c’è gente che nega la Shoah. Non riusciamo a comprendere come ancora alcune persone trovino il coraggio di dire una cosa simile, nonostante le testimonianze orali, i documenti e i numeri scritti sulla vostra pelle per trasformarvi in semplici numeri. Nella sua intervista ha affrontato anche altri due temi: l’odio e l’indifferenza, entrambi sono forme di violenza.

Lei ha subito le conseguenze di tanta violenza e di tanto odio ma è riuscita ad andare avanti. Lei afferma che l’indifferenza è il male più grande, come darle torto! Dio ci ha messi al mondo come atto d’amore, un amore che dovremmo riservare non solo a noi ma anche agli altri; ci dice di aiutare il prossimo, di non stare fermi a guardare solo perché si crede di essere superiori o che ciò non ci riguardi. Don Bosco diceva: “tutti nasciamo originali, molti muoiono come fotocopie”.  Oggi l’originalità è poco apprezzata, ed essere diversi comporta spesso l’essere esclusi, emarginati anche dagli amici. Ma la cosa più grave è rimanere indifferenti di fronte a tali situazioni. Leggendo le sue lettere, che spesso in passato ha indirizzato agli studenti, abbiamo capito quanto ciò sia sbagliato e quanto l’indifferenza possa aiutare il diffondersi dell’odio. Per fortuna che la sua vita non si è fermata nei campi di concentramento, e che, nonostante il dolore di aver perso nella camera a gas i suoi affetti più cari, Lei ha potuto apprezzare due doni importanti nella vita, amare ed essere amati, ciò crediamo l’abbia aiutata ad affrontare il suo dolore. Pensiamo che questo sia il più alto insegnamento che Lei ha saputo dare a tutti noi, cioè quello di non arrendersi di fronte alle difficoltà e di amare la vita.

Lei che ha visto da così vicino quanto l’uomo possa essere crudele, come l’indifferenza possa causare più dolore di qualunque azione (questa frase ci ha colpito nella sua intervista), ci ha insegnato che, se non si può perdonare né dimenticare, tuttavia non si deve mai odiare. Se Lei è riuscita a non farsi sopraffare dall’odio verso i nazisti, anche noi dobbiamo impegnarci perché l’odio non trovi mai posto nelle nostre vite. Sappia che Le siamo vicini e che La ringraziamo per non essersi mai arresa. La sua testimonianza è per noi un messaggio di coraggio.

Con affetto

Caterina Cacace, Giorgia Cannuni, Giulia Cutrupia, Giulia De Natale, Benny Di Bartola,

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