Gigi Proietti, omaggio al genio della commedia italiana
Addio all’artista geniale, istrionico, poliedrico, Gigi Proietti, morto nel giorno del suo ottantesimo compleanno a Roma, la sua città, di cui era innamorato e che lo amava. Così come tutti gli italiani per il suo dono immenso di saper raccontare
“Un intellettuale lucido” scrive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che con una definizione essenziale coglie la sostanza di un uomo dall’enorme presenza scenica, maschera da attore dell’antica Roma, dai tempi recitativi sublimi.
Una carriera ricca, lunghissima, più di mezzo secolo in scena e sul set. Tanta gavetta fino al colpo di fortuna con la sostituzione di Domenico Modugno in Alleluia, brava gente. Un lavoro su tutti “A me gli occhi please”, la rivoluzione in un baule delle meraviglie, che è valsa 25 anni di repliche e mezzo milione di spettatori. Sorriso e acume un binomio indissolubile in teatro dove Proietti è stato tutto, l’erede di Petrolini, un gigante capace di mescolare popolare e avanguardia, una maschera, uno chansonnier, un mattatore che come pochi ha domato i segreti più profondi del linguaggio.
Poi il cinema, un po’ il suo cruccio. Diceva infatti “ho fatto qualche film, non una vera carriera”. Bugia veniale per chi con i suoi personaggi ha saputo stregare diverse generazioni.
E poi le barzellette rese uniche dal sapiente uso di tempi e pause, e tanto piccolo schermo con l’amato Maresciallo Rocca, ancora doppiatore magistrale, capace di passare con disinvoltura da Marlon Brando a gatto Silvestro.
E pensare che Proietti avrebbe dovuto fare l’avvocato! Per nostra fortuna e con buona pace dei genitori ha chiuso i libri di diritto a sei esami dalla laurea.
La notizia della sua morte ha colto tutti di sorpresa e lascia addosso l’amara sensazione di una mancanza ma resta altrettanto forte l’emozione di aver conosciuto e apprezzato l’artista, il genio creativo, lo studioso attento e il maestro propositivo ma soprattutto l’uomo dall’autorevole cultura, generosità e umiltà.
Franca Genovese