NUOVE TECNOLOGIE PER UN MENÙ SPAZIALE
Fluttuare nello spazio è un grande privilegio ma per gli astronauti è anche un grande sacrificio: non mancano infatti rinunce affettive, familiari ma anche… culinarie!
Vivere a bordo della stazione orbitante necessita infatti di mezzi di sussistenza a cominciare dal cibo che, tuttavia, è costituito da pasti pronti, spesso da riscaldare. Il menù di un astronauta è da decenni oggetto di studio. Oggi, però, si aprono nuove prospettive: per la prima volta nello spazio, grazie a una stampante 3D, sono stati riprodotti tessuti di carni bovine e di pesce.
L’obiettivo di riprodurre il cibo direttamente in volo senza dover dipendere dalle riserve portate da terra si avvicina. La tecnologia è di una start up israeliana, la Aleph Farms, che da quasi due anni lavora sulla creazioni di carni ad emissione zero da destinare nei prossimi anni al mercato. Le possibilità sono innumerevoli, così come le difficoltà dovute principalmente ai costi di produzione ma che presenta indubbiamente un punto di partenza per una nuova, vera e propria rivoluzione.
Durante i lunghi mesi nello spazio il piatto preferito di Samantha Cristoforetti era riso con curcuma mentre Paolo Nespoli ha condiviso serate a base di pizza.
Chissà cosa mangerà un capitano che guida ora la missione, prima della sua passeggiata nello spazio! Forse tra qualche anno durante le lunghe esplorazioni per raggiungere pianeti come Marte vedremo gli astronauti fluttuare fra bistecche e fettine. “Lo spazio è uno dei luoghi più ostili e remoti in assoluto senza risorse disponibili – ha commentato Didier Toubìa, amministratore delegato di Aleph Farms – stiamo provando che si può produrre cibo senza l’ausilio di terra e acqua”.
Claudia Previti IV C BS