LA MUSICA, IL SORRISO E LA PREGHIERA CI SALVERANNO.
Il coronavirus appartiene ad una vasta famiglia di virus noti per causare sindromi respiratorie, che variano da un banale raffreddore a problematiche più gravi, come la sindrome respiratoria acuta grave (SARS). I coronavirus sono stati identificati a metà degli anni ‘60 e quelli in grado di colpire gli uomini al momento sono sette.
Un nuovo coronavirus è stato identificato in Cina, nella città di Wuhan durante il dicembre del 2019. Il suo nome è COVID-19: ‘’CO’’ sta per ‘’corona’’, ‘’VI’’ sta per virus, ‘’D’’ sta per disease, malattia in inglese e 19 fa riferimento all’anno in cui è comparso.
A partire da Wuhan, il virus si è diffuso in tutta la Cina, fino ad arrivare in Europa e purtroppo anche in Italia.
L’Italia è adesso il secondo stato con più contagiati dopo la Cina e il primo con più decessi. La diffusione del COVID-19 in Italia ha avuto origine dalla cittadina di Codogno in provincia di Lodi, in Lombardia. Dal 5 marzo tutte le scuole italiane sono state chiuse, anche se in alcune regioni del nord le attività didattiche erano state sospese già dalla fine di febbraio. I focolai italiani attuali rimangono ancora Lombardia e Veneto, ma a partire dal 9 marzo 2020 l’Italia è stata dichiarata tutta zona rossa.
Per attraversare questo difficile momento, gli Italiani si sono uniti idealmente e hanno cercato di reagire alla pandemia e di esorcizzare la paura. Gli strumenti utilizzati sono prevalentemente tre: la musica, l’ironia e la preghiera. Gli abitanti del bel Paese hanno infatti usato la musica come terapia contro lo smarrimento e l’angoscia che questo virus sta causando. Da nord a sud sono stati organizzati dei flash mob e gli Italiani si sono ritrovati, tutti affacciati alla finestra o al balcone della propria casa per cantare l’Inno nazionale di Mameli e le canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana, per restare vicini anche essendo distanti. Questo gesto liberatorio e apotropaico ha radici storiche profonde: anche nel medioevo i canti esorcizzanti e i rumori venivano utilizzati per scacciare le epidemie e gli spiriti maligni che si riteneva ne fossero la causa.
Un’altra iniziativa che ha coinvolto soprattutto i bambini è stata quella di abbellire i balconi italiani con disegni raffiguranti arcobaleni, simbolo della speranza, con la fatidica scritta ‘’ANDRA’ TUTTO BENE’’.
Per allontanare la paura gli Italiani hanno usato l’ironia, prerogativa del nostro popolo.
Le chat infatti sono piene di messaggi con foto, video e barzellette che attraverso l’ironia appunto cercano di rubare un sorriso ad ogni italiano chiuso in casa e afflitto dalla preoccupazione e dall’incertezza di questo drammatico momento.
Per evitare gli assembramenti di persone, un’altra conseguenza di questa pandemia è stata la chiusura di tutte le Chiese italiane. Anche se le comunità cattoliche non possono fisicamente unirsi, la preghiera non è cessata anzi la “comunione spirituale” tra i credenti è divenuta ancora più forte.
Il 15 marzo anche Papa Francesco ha privatamente lasciato il Vaticano e si è recato alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, per rivolgere una preghiera alla Vergine. Il Papa si è inoltre recato nella chiesa di San Marcello al Corso in pellegrinaggio, per pregare l’antico e miracoloso crocifisso conservato in questa chiesa ed invocare la fine della pandemia. Giorno 27 marzo alle 18, dopo un momento di preghiera, Francesco ha compiuto un gesto destinato a rimanere nella storia: ha impartito la benedizione Urbi et Orbi, cioè una benedizione a Roma e al mondo intero, per chiedere al Signore di ascoltare l’invocazione di tutti gli uomini in questo tempo segnato dall’epidemia.
Ognuno di noi restando a casa, sta dando il proprio contributo per mettere fine a questa pandemia e l’Italia in questa drammatica circostanza sta dimostrando ancora una volta di essere una nazione unita e forte.
Marisol LONGO III A Scuola Media “Verga”