IL 25 MARZO SI CELEBRA “DANTEDI’ “
Nel 2021 ricorrerà il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri e il Ministero dei beni Culturali aveva già deciso, ben prima dell’emergenza Covid-19 che ha messo il mondo in quarantena, di proporre a partire già dal 2020 il 25 marzo come “DanteDì” ossia “Giornata Nazionale dedicata a Dante Alighieri”. Sono molti i meriti letterari e poetici che hanno fatto di Dante il “Poeta” per antonomasia, il “Padre” della lingua italiana, l’autore insuperato che ha aperto la strada a varie forme poetiche capaci esprimere al tempo stesso argomenti teologici e scientifici così come i sentimenti o la fede incrollabile in Dio. Un giorno a lui dedicato è quindi più che meritato, tra le tante ricorrenze del nostro calendario.
Proprio in questo triste periodo, in cui ci troviamo lontani dai nostri cari e i nostri sentimenti sono stati messi alla prova dalle attuali restrizioni per ridurre il contagio, mi piace però ricordare il “Sommo Poeta”, autore della immortale “Commedia”, non solo per lodarne l’innegabile grandezza letteraria quanto per il suo essere stato un “poeta dell’amore”, il primo ad aver dedicato alla sua donna Beatrice – in una nuova lingua e con uno spirito diverso – versi che sono un inno all’amore, sentimento al tempo stesso uguale e diverso anche al giorno d’oggi. Da che mondo è mondo, infatti, l’amore è sempre esistito, ma questo “moto del cuore” – celebrato da scrittori, poeti e cantautori – nel corso dei secoli si è modificato a seconda dei tempi che ha attraversato, sostanzialmente rimanendo però immutato come qualcosa che prende l’anima, che diventa passione oppure resta spirituale. Nella letteratura del Duecento questo sentimento viene tuttavia elevato nella sua forma più alta proprio da poeti come Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti e lo stesso Dante Alighieri, che su di esso basano il movimento letterario chiamato “Dolce Stilnovo”, un modo nuovo di poetare sulla tematica dell’amore usando il “volgare toscano”. Seguendo questa ispirazione, Dante dedica allora diverse poesie a Beatrice, la donna che incontrò per la prima volta in chiesa quando avevano entrambi nove anni e della quale si innamorò. Fu un amore idealizzato e quando la rivide nove anni dopo le apparve come una donna bella ed irraggiungibile. Così nelle sue opere, tra cui il sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare” inserito ne “La Vita Nova”, egli la rappresenta come una figura angelica, che spande la sua grazia a coloro che la incontrano nel suo cammino. L’amore che il poeta prova per Beatrice è dunque così forte che va oltre l’aspetto esteriore, al desiderio fisico, e diventa spirituale, quasi mistico, mezzo di elevazione a Dio e alla salvezza dal peccato.
Nel sonetto Beatrice appare perciò “nobile d’animo”, vestita di benevolenza e umiltà, come una creatura venuta “dal Cielo in Terra a mostrare il miracolo divino”, mentre chi la osserva percepisce un sentimento particolare nel proprio cuore. Questi versi, quindi, confrontati con i testi di molte canzoni di oggi, ci fanno comprendere anche come sono cambiati i tempi e il sentimento d’amore dall’epoca di Dante. Adesso infatti la donna è più reale, poco “angelicata”. Il lavoro, la casa, la famiglia la rendono più stressata, con poco tempo da dedicare a se stessa, mentre gli uomini danno tutto per scontato e spesso li si sente dire “avete voluto la parità dei diritti”, come se questo bastasse per giustificare la trascuratezza nei confronti delle loro amate. Però l’amore, anche se è cambiato e si è “attualizzato”, in fondo in fondo rimane sempre un profondo “legame del cuore” e servirebbe poco per renderlo vivo. Non necessariamente bisogna come Dante saper scrivere poesie, che comunque fa piacere ricevere, ma parlare d’amore fa sempre bene al cuore di chiunque.
Approfittiamo allora del “DanteDì” anche per invitare tutti a celebrare, oltre che un grande poeta, il sentimento che lega gli uomini attraverso le sue molteplici sfaccettature.
Sofia Mammola
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.