Diritto di voto alle donne: l’inizio dell’emancipazione femminile
Il percorso verso l’emancipazione della donna inizia nel XIX per continuare nel XX secolo.
È in questo periodo che cambia sia il ruolo che l’immagine della donna nella società. Il diritto di voto è il risultato di questo lungo cammino, lento e pieno di ostacoli. La lotta per il suffragio femminile è costata la vita ad alcune donne, altre hanno ricevuto disprezzo e vessazioni.
Nel 1903 nacque un movimento politico femminista che lottò, con manifestazioni pubbliche, per ottenere il diritto di voto, o suffragio, per le donne, da qui il nome di “suffragette”. In Inghilterra le donne attuarono delle azioni violente, infatti incendiarono negozi, edifici pubblici, fino ad ottenere, nel 1918, il diritto di voto. Negli Stati Uniti, invece, non ci furono azioni violente ma solo manifestazioni come cortei con fiaccole, striscioni e comizi. Proprio negli Stati Uniti, però, si verificò un terribile episodio che si ricorda in occasione della festa della donna: l’8 marzo 1908 morirono, durante un improvviso incendio in una azienda tessile di New York, 129 operaie riunitesi in sciopero all’interno dell’edificio.
Anche in Italia la donna era considerata una figura di secondo piano rispetto all’uomo, che aveva l’ultima parola riguardo a qualsiasi decisione che la donna volesse prendere come gestione dei soldi, poter lavorare in luoghi pubblici. Tutto era deciso dal marito. La grande svolta avvenne con la lotta partigiana, quando le donne si schierarono accanto agli uomini durante la Seconda Guerra mondiale diventando informatrici, staffette, sfidando pericoli e condividendo ideali.
Il 2 Giugno 1946 le donne acquisirono finalmente il diritto al voto.
Una figura importante nell’emancipazione femminile fu Maria Montessori che cercò di sensibilizzare l’opinione pubblica durante diverse conferenze in tutta Europa.
Maria Montessori è stata un’educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana.
Nacque a Chiaravalle (Ancona) il 31 agosto 1870. Durante la giovinezza le fu preclusa la decisione di intraprendere studi scientifici per diventare ingegnere, mestiere destinato solo agli uomini. Le fu però concesso di iscriversi alla facoltà di medicina e chirurgia dove si laureò nel 1896 con una tesi in psichiatria. Intorno al 1900 cominciò un lavoro di ricerca in un manicomio, dove, tra gli adulti malati di mente, si trovavano anche bambini con difficoltà o disturbi del comportamento che erano rinchiusi in stato di grave abbandono affettivo.
La Dottoressa Montessori decise di dedicarsi al loro recupero e ottenne, risultati inaspettati. Decise infatti di approfondire il suo metodo anche con bambini senza disturbi comportamentali, ottenendo anche in questo caso, risultati positivi dal punto di vista pedagogico. Il metodo Montessori, utilizzato tutt’oggi, educa il bambino all’autocorrezione e al controllo dell’errore senza che la maestra debba intervenire. L’educazione diviene così un processo di autoeducazione e di autocontrollo. Maria Montessori è stata dunque un esempio di donna anticonformista che seppe affermare la propria personalità in un mondo ancora troppo legato a stereotipi maschili.
Alessia Di Pasquale