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Intervista a Giulia Carmen Fasolo, scrittrice ed editrice barcellonese

Scegliere di vivere a Barcellona Pozzo di Gotto

Intervista a Giulia Carmen Fasolo: Nel corso di una mattinata molto interessante e istruttiva, lunedì 25 novembre 2019, in occasione della “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, tutti gli alunni della scuola secondaria di primo grado “Foscolo” di Barcellona Pozzo di Gotto hanno avuto modo di riflettere su questa grave problematica incontrando alcune operatrici del locale “Centro Antiviolenza Frida Kalho Onlus”, struttura che da diversi anni opera nel comprensorio per supportare, grazie all’opera volontaria di varie figure professionali, quelle donne vittime di violenza che decidono di chiedere aiuto per riappropriarsi della propria dignità e libertà. Tra coloro che prestano il proprio impegno presso il “Centro Frida Onlus”, diventandone anche la principale portavoce, importante ruolo è quello di Giulia Carmen Fasolo. Scrittrice e titolare della casa editrice barcellonese “Edizioni Smasher”, per l’occasione la dottoressa Fasolo ha gentilmente risposto, a conclusione dell’incontro con i ragazzi della “Foscolo”, ad alcune domande incentrate non solamente sul suo impegno a favore della parità di genere e di aiuto a chi è vittima di uomini brutali, ma anche sulla sua carriera letteraria e il suo far parte oggi del panorama culturale della città.

  • Dottoressa Fasolo, lei è stata qui nella scuola secondaria “Foscolo” per incontrare gli alunni e parlare con loro di violenza sulle donne. A questo proposito, per avvicinare alla tematica anche ragazzi molto giovani, ha scritto una favola, dal titolo “Io sono Martina”, che lascia sperare in una possibile vita senza violenza. Questa storia, come già altri racconti precedentemente, è stata pubblicata dalla casa editrice “Edizioni Smasher”, della quale lei è direttrice responsabile da qualche tempo, offrendo alla città di Barcellona Pozzo di Gotto un’attività culturale a largo raggio che spazia dalle pubblicazioni letterarie a quelle di argomento sociale, storico e persino culinario. Come è giunta a questo suo impegno attuale partendo da una laurea in psicologia che l’avrebbe portata a svolgere un’altra professione?

Negli anni Duemila, quando ancora voi non c’eravate, ho conosciuto telematicamente un ragazzo che si chiamava Carmelo ma che su Internet si faceva chiamare Smasher. Carmelo aveva un sacco di sogni, come me, e uno di quelli che avevamo in comune era di dare la possibilità alla città di Barcellona Pozzo di Gotto di avere una sorta di “palestra culturale”. E la miglior palestra culturale, dopo la biblioteca, è indubbiamente una “Casa editrice”. Carmelo si faceva chiamare “Smasher” perchè il termine voleva dire “rottura contro l’appiattimento, rottura contro l’assenza di pensiero, rottura contro l’assenza di riflessione”. Purtroppo a marzo del 2003 è morto, e io ho deciso di dare una forma a questo dolore, invece si chiudermi in me stessa o altro. Ho deciso, quindi, di realizzare una delle cose che ci accomunava e che era quella di creare a Barcellona Pozzo di Gotto appunto una palestra culturale, ho aperto un’associazione e da questa ho poi voluto creare una casa editrice che avesse il nome del mio amico. Ecco perché si chiama “Edizioni Smasher”. In questa città ci sono molte persone che amano la cultura, che amano leggere, che amano creare cose belle per questo territorio e la “Smasher” è una di queste realtà. Nella nostra casa editrice, proprio perché non vogliamo lucrare bensì diffondere cultura, non chiediamo assolutamente agli autori e alle autrici contributi, non proponiamo dei contratti a pagamento, perché a noi interessa la bellezza dell’opera, la qualità del prodotto e quindi promuoviamo la pubblicazione, la lettura e i messaggi positivi. Questo è il motivo per cui ha preso vita l’attività che dirigo, anche se ovviamente Barcellona non era completamente vuota dal punto di vista culturale. La “Edizioni Smasher” è stata solo una realtà che si è unità alle altre, però è anche l’unica casa editrice che esiste giuridicamente in città, mentre altre sono registrate nei comuni limitrofi. L’abbiamo fondata nel 2004, ma questo lavoro lo faccio con più intensità dal 2010. Ci è voluto tanto coraggio ed è stato anche talvolta difficile portare avanti l’impegno, perché spesso ci si aspetta che l’editore sia un uomo e quando, ad esempio, dico: “Sono la direttrice di questa Casa Editrice”, mi rispondono il più delle volte “Ah, tu? Ma non c’è un tuo collega?”. Ogni volta devo ribadire “No, non c’è nessun collega. Ho titolo per fare questo lavoro. Non sono laureata in editoria ma ho fatto un master. Non mi sento meno capace di un uomo”.

Intervista a Giulia Carmen Fasolo, scrittrice ed editrice barcellonese
  • Si sente orgogliosa di essere barcellonese o preferirebbe vivere in un’altra città?

Assolutamente non vorrei vivere altrove. Anzi, sono ritornata volontariamente nella mia città. Sono infatti nata a Barcellona Pozzo di Gotto e poi sono andata fuori per motivi personali e di lavoro. Ho deciso poi di tornare proprio perché volevo impegnarmi su questo territorio e cercare di dare il mio contributo per migliorarlo.

  • Perché sente l’esigenza di scrivere e cosa vuole trasmettere agli altri?

Beh, innanzi tutto cerco di trasmettere principalmente un messaggio positivo e, anche quando le storie sono difficili, credo che ci sia la possibilità di trovare la forza e venirne fuori.

  • Pensa che la sua attività di scrittrice e di editrice riescano ad esprimere al meglio la sua personalità?

Anche, certo. Considerate che io leggo e scrivo fin da ragazzina, addirittura da bambina. Soprattutto ho letto e poi ho iniziato a scrivere. Ebbene sì, credo l’attività letteraria mi rappresenti perché adoro i libri e adoro le storie, perché queste ci permettono di non fermarci solo sulla nostra vita o nel luogo in cui viviamo.

  • Il suo impegno nel sociale e di operatrice impegnata nel “Centro antiviolenza Frida Kalho Onlus” hanno ispirato o pensa possono ispirare un suo romanzo più complesso, oltre alla trascrizione di brevi storie?

Certo, sì, è possibile… Sapete? Una volta ho sognato proprio di scrivere, insieme alle mie colleghe operatrici, una storia, ma non una storia su una donna che ha subito violenza bensì su come talvolta è difficile per le operatrici ascoltare ed accogliere queste vicende complesse e dolorose e poi farsene un po’ carico. L’importante è capire che tutti possono fare grandi cose: basta avere volontà e coraggio di affrontare gli ostacoli. Per sentirci proprietari del nostro futuro dobbiamo infatti costruircelo noi, anche se certe volte la strada non è completamente spianata.

La ringraziamo per la sua disponibilità, dottoressa Fasolo. E grazie per l’impegno con il quale affronta spesso realtà difficili che ci circondano cercando di trovare soluzioni positive, prima tra tutte quella che educare noi giovani generazioni per migliorare in futuro le nostre vite e la nostra città.

Intervista realizzata da Chiara Munafò e Chiara Palella

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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