venerdì, Novembre 22, 2024
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“Il giorno dei morti” in Sicilia, di Andrea Camilleri

"Il giorno dei morti" in Sicilia, di Andrea Camilleri

Il giorno dei morti, di com’era, lo descrive il noto scrittore Andrea Camilleri in uno dei racconti contenuto nella raccolta “Racconti Quotidiani”, lo scrittore parla di com’era il “giorno dei morti” nel 1943, quando nella nottata tra 1 e 2 novembre ogni casa siciliana dove c’era un “picciliddro”, un bambino, si popolava di morti a lui familiari. Non erano fantasmi che andavano a incutere terrore tra la gente, ma quei fantasmi che vediamo nelle fotografie esposte in salotto.

Prima di andarsi a coricare, i “niccareddi” (altro termine utilizzato per indicare i bambini), mettevano sotto il letto una cesta di vimini e, durante la notte, i cari morti avrebbero dovuto riempire quelle ceste cosicché al mattino del 2 novembre i bambini trovavano riempiti queste ceste di marzapane, “rami di meli” fatti con farina e miele, “mustazzola” di vino cotto e altre delizie come “biscotti regina”, “tetù” e “carcagnette”. Immancabile il “pupo di zucchero”, che raffigurava solitamente un bersagliere con la tromba in bocca o una ballerina in un passo di danza.

"Il giorno dei morti" in Sicilia, di Andrea Camilleri

Queste tradizioni, ai nostri giorni, sono però ormai quasi perse, visto che la società odierna è diventata più consumistica ed ha fatto sì che i giocattoli siano regalati in ogni periodo dell’anno. Può anche darsi, tuttavia, che si sia smarrito lo spirito del passato, ma i dolci non possono mancare in questa ricorrenza: dalla coloratissima “frutta martorana” alle “ossa dei morti”, dal “rame di Napoli”, alle cotognate, alla mostarda d’uva. In ogni famiglia siciliana in cui si porta avanti questa tradizione, si trova sempre un pupo di zucchero, anche esposto dietro una vetrina: alcuni non hanno infatti il coraggio di mangiarli perché li definiscono unici e meravigliosi, altri perché sono collezionisti di pupi di zucchero.

"Il giorno dei morti" in Sicilia, di Andrea Camilleri

È triste però vedere che l’arte di preparare e regalare i pupi sta scomparendo, poiché negli ultimi anni si è diffusa sempre di più la zucca di Halloween. Conoscere le proprie tradizioni è invece molto importante, per non perdere mai le nostre identità e perché “non può esserci popolo senza le sue radici”.

Salvatore Caravello

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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