Il “Seme d’Arancia”: tesoro di Barcellona Pozzo di Gotto
Il Monumento del Seme d’Arancia appare all’inizio di una delle arterie centrali della città di Barcellona P.G., la via Roma. Si tratta di una scultura che rappresenta un seme d’arancia di rilevanti dimensioni. Essa fu ideata da Emilio Isgrò, grande artista e uno dei più autorevoli scultori del panorama nazionale nato il 6 ottobre 1937 proprio a Barcellona Pozzo di Gotto, per rinnovare la cultura siciliana che, secondo il suo parere, era scarna e molto distaccata dai tesori siciliani, come la cultura a noi lasciata dai molti popoli che si sono succeduti nell’isola da secoli. L’autore decise quindi di donare alla sua città natale il monumento che dal 1998 ne è diventato simbolo.
L’opera, un enorme seme d’arancia di sette metri posto davanti alla vecchia stazione, assume tuttavia anche nella collocazione un significato particolare, poiché da lì un tempo partivano i treni carichi di arance e di profumi all’essenza di zagara, ricordo di una florida economia ormai scomparsa. Molti non sanno però che questa gigantesca scultura, non in pietra nè marmo, è diventata anche una fonte di ispirazione per Isgrò, poiché lo ha portato a realizzare altre opere e sculture simili, come “Il Seme dell’Altissimo” e “I Semi dell’Ozio”. “Il Seme dell’Altissimo”, in particolare, si trova a Milano, è molto simile al “Seme d’Arancia”, quasi uguale, ed è stato eretto in occasione dell’”Expo di Milano” del 2013. E’ alto sette metri, come il monumento barcellonese, e l’unica differenza è il materiale di cui sono fatte le due opere: “Il Seme dell’Altissimo” è di marmo mentre il “Seme d’Arancia” è di fiberglass, un materiale plastico che riesce a ricreare la porosità del tufo. “I Semi dell’Ozio” sono, invece, delle imitazioni del “Seme d’Arancia” sviluppate in altre dimensioni e materiali: molto più piccole, hanno un’altezza di 51 cm e sono realizzate in ceramica di due forme diverse e di quattro colori accesi.
Il “Seme d’Arancia” è perciò da parte sua una magnifica opera, che ancora ispira il suo autore, oltre ad essere un simbolo di rinnovamento della cultura dell’Italia meridionale tutta. Nella sua maestosità e essenzialità essa ha però anche un significato profondo che molti non percepiscono, poiché nelle intenzioni di Isgrò il “Seme” non voleva solo essere simbolo di rinascita ma anche il recupero di uno “scarto” vitale, un elemento al tempo stesso fine e inizio del ciclo legato alla coltivazione e alla lavorazione degli agrumi, fulcro dell’economia cittadina fino agli anni ’70. Aspetti estetici e simbolici quindi si uniscono in esso e chi ha a cuore la Sicilia e l’arte, anche contemporanea, non potrà quindi fare a meno di venire a visitare e ammirare anche quest’opera, maestosa e significativa, fortemente legata alla città che l’ha ispirata e la ospita.
Chiara Munafò
Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.