La reggia di Versailles: meraviglioso strumento di potere
Il 5 settembre del 1638 nasce a Saint-Germain-en-Laye Luigi Deodato, il Delfino di Francia. Tale nome gli fu imposto perché ritenuto un dono divino, dato che era nato dopo molti anni di attesa, anche se in realtà era figlio della discordia, visto che tra suoi genitori Luigi XIII e Anna d’Austria non correva buon sangue. Attaccatissimo alla madre e poco al padre, imparò sin da piccolo a recitare la parte del figlio amorevole e, in questo clima di ipocrisia, trascorrono i primi anni della sua vita, fin quando nel 1643 successe al padre all’età di cinque anni, anche se il paese viene affidato alla madre perchè troppo piccolo. Nel 1648 era terminata la Guerra dei Trent’anni che, anche se aveva visto la Francia vincitrice, lasciava il popolo stremato e le casse dello stato vuote. Nel 1649, quando la nobiltà organizza una rivolta soprannominata “Fronda”, la corte e il re sono costretti a fuggire precipitosamente per non essere catturati dagli insorti. Anche se i cardinale Mazzarino, al tempo primo ministro, riuscì con intelligenza a domare la rivolta, questo episodio segnò l’adolescenza del giovane sovrano, tanto che si convinse che, per rendere la monarchia più forte, bisognasse assolutamente piegare la nobiltà.
Dopo la morte di Mazzarino nel 1661 Luigi, ormai ventitreenne, decise quindi di assumere direttamente il potere e di guidare personalmente il regno, scegliendo come suo simbolo il sole, proprio perché intendeva “illuminare” la Francia. Pur avendo una scarsa cultura ed essendo intelligente nella media, fu un grande sovrano, perché dotato di una forte personalità e di uno smisurato orgoglio. Il suo motto era “Nec Pluribus Impar” (Superiore a Tutti). Avendo avuto Mazzarino ad insegnargli il mestiere di re, il giovane Luigi fu anche capace a scegliere i giusti ministri e i giusti collaboratori e di prendere le giuste decisioni politiche dettate dal buon senso. Nel corso del suo lungo regno portò così la Francia a dominare la vita politica e culturale europea, creando il modello della monarchia assoluta.
Era proprio questo quello che voleva: fare di sè il Sole della Francia, e fare della Francia il Sole dell’Europa. L’assolutismo si afferma quindi con Luigi XIV, che credeva fermamente nell’illimitato potere divino del monarca, e da questa convinzione nasce l’inflessibile e rigoroso impegno, prima con se stesso e poi con gli altri, che necessitava un distacco invalicabile tra sè e i suoi sudditi, poichè lui era il Dio in terra e il suo tempio sarebbe stato la Reggia a Versailles, che egli stesso fece costruire per dare maggiore prestigio al suo potere.
Imitata da molti ma mai superata da nessuno, la “Reggia” per antonomasia era un edificio imponente, ed è rimasta una delle architetture più importanti al mondo.
I lavori durarono più di mezzo secolo e costò circa 100.000.000 di franchi in oro.
La camera da letto del re era simbolicamente posta al centro dell’intera struttura, ma oltre all’idea di grandezza e al disegno di gloria, l’edificio fu costruito perché il sovrano potesse allontanarsi dai parigini, che erano capaci di organizzare tumulti, e perchè alla nobiltà fosse offerto un diversivo alla vita politica. Luigi XIV, come abbiamo già detto, diffidava in particolar modo proprio dei nobili, li voleva tenere sempre sott’occhio, e da Versailles ci riusciva benissimo. Qui, infatti, essi vennero ridotti a semplici cortigiani e qui, in pratica, Luigi XIV aveva creato una capitale amministrativa e di rappresentanza.
Versailles era lo specchio di una monarchia accentrata ed accentratrice. Tuttavia vivervi non era facile per nessuno, neppure per il re. La vita di corte seguiva, infatti, una rigida etichetta e Sua Altezza non aveva vita privata, con la giornata scandita da riti che si ripetevano tutti i giorni: alle 7:30 c’era lo spettacolo della vestizione, alle 10:00 il consiglio e poi la messa, il pranzo, la caccia, il lavoro, la visita alle predilette e poi a letto.
Essere ammessi ad uno di questi momenti era indice di benevolenza da parte del sovrano e i nobili facevano carte false per ottenere questi privilegi, dimenticando di interessarsi al paese, che intanto si impoveriva sempre più. Luigi XIV morì l’1 settembre 1715, di cancrena, dopo un regno durato 74 anni. Fu indubbiamente un grande monarca, amante di ogni espressione artistica, generoso mecenate, aprì accademie e incoraggio gli artisti, protesse intellettuali e, infine, riuscì ad allargare i confini della nazione. Ma nonostante ciò, quando morì il popolo tirò un profondo sospiro di sollievo, lieto di essersi liberato di colui che riteneva un tiranno e che li aveva ridotti alla fame, privandoli inoltre delle libertà fondamentali. A ricordarci oggi di lui, le cui idee la Rivoluzione francese spazzò via, ci resta la sua splendida Reggia a Versailles, mai superata in magnificenza e grandiosità.
Giada De Pasquale
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.