“Lo Stato sono io”
È innegabile che, tra le grandi figure della storia, un posto particolare meriti un sovrano che ha segnato un’epoca e dato origine ad un sistema politico, la monarchia assoluta, che la Rivoluzione francese spazzerà via solo alla fine del XVIII secolo. Stiamo parlando di Luigi XIV, detto il “Re Sole”.
Nato il 5 settembre del 1638 a Saint-Germain-en-Laye, Luigi di Borbone era figlio di Luigi XIII e di Anna d’Austria. Alla morte del padre era ancora piccolo per governare e quindi la madre diventò reggente, cioè regnò al suo posto fino a che non raggiunse la maggiore età.
Alla Regina Madre si affiancò il cardinale Mazzarino, abile politico già consigliere del padre, che riuscì a calmare le acque quando i nobili, insoddisfatti della reggenza, esplosero in una rivolta che prese il nome di “Fronda”. Quella stessa sera dell’insurrezione, Luigi fu costretto a fuggire dal suo palazzo con la madre per non essere catturato dai rivoltosi e questo avvenimento scosse particolarmente il piccolo re, al punto da fargli giurare a se stesso che, nel futuro, non avrebbe affidato più il governo ad un primo ministro ma lo avrebbe guidato personalmente, al fine di controllare sempre la nobiltà così da evitare una seconda “Fronda”. Luigi XIV venne formalmente incoronato re all’età di soli cinque anni ma assunse definitivamente il potere alla morte di Mazzarino nel 1661 a ventitré anni, scegliendo come proprio simbolo il Sole perché, come la luce del sole, intendeva illuminare tutta la Francia. Egli era convinto che il potere del re derivasse da Dio e per questo motivo si considerava superiore a tutti gli uomini. Riteneva il suo potere una monarchia assoluta, cioè illimitato, e si pose due obiettivi: quello di cercare di aumentare il suo potere assoluto e quello di incrementare le casse dello Stato. Si ingegnò in particolare per trovare un modo per ottenere soldi dai nobili e dal clero, perché secondo leggi antichissime e mai scritte, le cosiddette “leggi fondamentali“, gli aristocratici e la Chiesa non dovevano pagare le tasse.
Luigi XIV decise allora di mandare dei controllori a verificare la riscossione dei tributi già esistenti e, facendo così, scoprì che la maggior parte dei soldi rimanevano nelle mani degli esattori. Scelse poi un abile ministro delle Finanze, Jean-Baptiste Colbert, che favorì in Francia la nascita di nuove fabbriche di pizzi, di porcellane, di carrozze… Successivamente il re mandò degli ispettori a controllare i documenti che accertavano le origini nobiliari delle famiglie che si ritenevano tali, e scoprì che molte famiglie non erano veramente aristocratiche. Introdusse anche delle riforme legali con la pubblicazione di un codice di procedura civile valido per tutta la Francia, ponendo così le basi per il “Codice Napoleonico” degli inizi dell’800, e diede ordine di costruire una reggia a Versailles, in aperta campagna, dove poi decise di abitare.
Era una costruzione maestosa, simbolo della sua grandezza. Ben presto la reggia divenne luogo di grandi feste e di una vita sfarzosa. Molti nobili furono attratti da questa vita brillante ed il re diede loro la possibilità di essere suoi cortigiani.
Il suo intento reale era però quello di controllare la nobiltà ed impedirle di ribellarsi, come era avvenuto in passato, facendola vivere lontano dalla vera politica che si dibatteva a Parigi. La sola abilità che veniva richiesta ai nobili era infatti quella di mettersi in mostra e, per poterlo fare, essi dovettero spendere molto denaro visto che dovevano essere vestiti con abiti lussuosi e mantenere un alto tenore di vita. Risiedere a Versailles comportava dei costi enormi e quindi ben presto tutti i nobili si indebitarono con lo Stato, favorendo i piani del re. Invece, per farsi pagare dalla Chiesa, Luigi XIV escogitò di farsi fare dei prestiti che non avrebbe mai restituito. Iniziò inoltre, allo stesso scopo di aumentare le entrate statali, a vendere cariche pubbliche, come quella di notaio che era molto retribuita, e così ebbe origine la “nobiltà di toga”. Una delle sue più celebri frasi fu “L’ètat, c’est moi!” ovvero “Lo Stato sono io”, frase che non si sa se disse veramente ma che simboleggiò il suo regno, come il nome che si era scelto, “Re Sole”. Il suo fu un grande regno, uno dei più lunghi della storia: durò infatti circa 72 anni. Solo verso la fine iniziò una fase di declino poiché Luigi XIV intraprese una guerra per far salire al trono spagnolo suo nipote, guerra che durò molto mentre lui non si accorse di svuotare le casse dello Stato. Morì di cancrena chiuso nella sua stanza, il 1° settembre del 1715, dopo atroci sofferenze, ma alla sua morte il popolo esultò dalla gioia, perché la Francia era ormai stremata. Addirittura si racconta che durante il suo funerale ci furono manifestazioni di entusiasmo popolare.
Dalle notizie che ci sono pervenute possiamo in generale dedurre che Luigi XIV fosse un uomo egocentrico e megalomane, ma anche un abile stratega e politico. Non molto alto e corpulento, era però un appassionato di ballo, che amava in modo particolare, avendo appreso la danza fin da piccolo perché considerata una disciplina essenziale per l’educazione di un aristocratico. Amava anche andare a caccia e fare lunghe passeggiate a cavallo, così come prevedevano le abitudini di corte che lui stesso impose a Versailles. Anche se sin da piccolo ebbe diversi problemi di salute, il “Re Sole” era comunque un uomo di grande resistenza fisica e morale, come dimostrano le sue instancabili imprese anche militari, e solo alla fine del suo lungo regno, che ha segnato in modo indelebile il XVII secolo, dimostrò la sua debolezza e dovette cedere davanti alla malattia, lasciando alla Francia ancora la supremazia in Europa ma intuendo che i tempi stavano cambiando e la monarchia assoluta, da lui sostenuta fermamente, aveva ormai i giorni contati..
Giuseppe Levita
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.