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GIUSEPPE FAVA, UN GIORNALISTA CHE AMAVA PROFONDAMENTE LA SUA TERRA

A 35 anni dalla brutale uccisione di Giuseppe Fava, fondatore del “Giornale del Mezzogiorno” e de “I siciliani”, famoso giornale antimafia in Sicilia, il film “Prima che la notte”, proposto a noi alunni della “Zirilli” il 4 febbraio scorso nell’ambito della rassegna “Se si insegnasse la bellezza”, ripercorre gli ultimi anni dell’attività frenetica di un uomo determinato a svolgere la sua professione di giornalista impegnato nella lotta contro la corruzione e l’illegalità.

Quando, appena rientrato a Catania, gli venne affidata la direzione del Giornale del Mezzogiorno, Fava creò un gruppo redazionale nuovo formato da giovani cronisti pieni di entusiasmo che, pur essendo alla prima esperienza lavorativa, dimostrarono coraggio e determinazione nel portare avanti inchieste molto importanti riuscendo anche a scoprire e a denunciare attività illegali come il traffico di droga. A causa delle sue indagini fu messa a rischio la sua stessa vita con un attentato proprio nella sede del suo giornale ma ne uscì illeso; poi fu anche licenziato come direttore dalla redazione del quotidiano catanese. Ma Fava non si arrese e decise di continuare il suo lavoro di giornalista fondando con i suoi collaboratori un mensile chiamato “I siciliani” che conobbe un enorme e inaspettato successo editoriale anche fuori dalla Sicilia; nelle pagine del giornale venivano coraggiosamente denunciate alcune ingiustizie e soprattutto le attività illegali legate alla mafia come pure i relativi collegamenti alla politica italiana.

A causa della sua onestà fu ucciso il 5 gennaio 1984 proprio mentre usciva dalla redazione de “I siciliani”, ma la sua morte non mise a tacere quella parte di Sicilia onesta e vogliosa di libertà.

La scomparsa così improvvisa di Giuseppe Fava portò tanta tristezza e dolore nella sua famiglia, come ci conferma la nipote intervenuta alla fine del film, ma il figlio Claudio non si arrese mai e volle indagare sulla morte del padre, scoprendone alla fine i responsabili, mentre continuava il lavoro del padre coordinando gli infaticabili “ragazzi” della redazione.

Il film ispirato alla vita del giornalista siciliano è uno dei film più significativi che abbiamo finora visto, coinvolgente e intenso che spiega perfettamente il senso di una delle sue frasi più famose: A che serve vivere, se non c’è coraggio di lottare?”

LUCA CIUNA – ALESSANDRA GITTO – SOFIA TESORIERO

CLASSE 2^ D “ZIRILLI”

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