venerdì, Novembre 22, 2024
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“Libertà è partecipazione”

“Libertà è partecipazione”. È con questa citazione di Giorgio Gaber, estrapolata dalla canzone “La Libertà”, che inizia il mio discorso su quello che rappresenta secondo me il concetto di libertà stessa.

Problema fondamentale dell’esistenza umana, non possiamo negarlo, è quello di poter realizzare quell’esigenza fortemente legata alla natura dell’uomo: quella di essere libero. Nel corso della storia, è stato dimostrato che la libertà non può e non deve essere negata per nessun motivo e, quindi, si è reso necessario trasformarla in un diritto umano inviolabile a tutela di ciascun individuo, senza alcuna distinzione.

Nata come il diritto di “fare ciò che si vuole”, si è sentito però il bisogno di “limitarla”, per scongiurare uno Stato di’anarchia dove ognuno, facendo ciò che è ritenuto giusto solo perché è soggettivamente considerato tale, diventerebbe sopraffattore dell’altro trasformando la realtà in mondo in cui vigerebbe la sola regola dell’ “homo homis lupus”. Sono stati, perciò, stabiliti man mano dei limiti, delle restrizioni che vanno rispettate e che tutelano la libertà di ciascuno di noi. La frase di Gaber, sotto questo aspetto, diventa molto significativa in quanto ci porta a comprendere che la vera libertà non consiste nel realizzare sé stessi trascurando o addirittura limitando o negando la libertà altrui, ma la vera libertà si realizza nel piacere di perseguirla attraverso un atto di partecipazione di unione e non di distacco dall’altro.

Il rispetto verso gli altri ci porta a sentici liberi, liberi di pensare, liberi di esprimerci, liberi di professare il proprio credo, senza paura, senza timori, senza vergogna. Questa realtà, che oggi ci sembra così naturale, in verità non è sempre stata tale. Dobbiamo, infatti, ritenerci molto fortunati, poiché una volta la libertà non era un diritto, ma un privilegio di pochi, di alcuni che l’avevano acquisita per diritto o ottenuta con la forza o con enormi sacrifici. Alla libertà si contrapponeva la schiavitù, che consisteva nella totale dipendenza e sottomissione al padrone, uomo libero, di partecipare alla vita politica, libero di esprimere il proprio volere…libero di vivere. Questo stato si assoggettamento di un essere umano ad un altro nel tempo tende a diminuire, fino ad essere bandita totalmente, come si legge nei 30 articoli della “Dichiarazione dei Diritti Umani”. Ma se la schiavitù e ogni forma di sopruso che nega la libertà in tutte le sue forme scompaiono nel non lontano 1948, tra le righe di quel testo in realtà continua a sussistere, nascondendosi e mascherandosi da falsa libertà. Lo sfruttamento minorile, la censura, sono forme di negazione di libertà e noi ancora ne siamo spesso vittime inconsapevoli. Per me la libertà non è solo un diritto, la libertà è molto di più. È un qualcosa di necessario per la nostra vita e ci permette di essere noi stessi. La libertà è poter dire e fare, sempre nei limiti e nel rispetto altrui, ciò che ci si sente di fare. È poter compiere qualsiasi azione quotidiana senza doverne chiedere il permesso, senza doversi aspettare una grave conseguenza. Ormai ognuno di noi la considera qualcosa di scontato, e spesso non ne riconosce il valore effettivo. Riallacciandoci alla frase iniziale, il nostro cantautore canta che la libertà è “partecipazione”. Questo esprime ciò che la libertà è e ci offre anche in ambito politico, cioè che siamo liberi di votare, di eleggere, di partecipare attivamente per il miglioramento della comunità. Libertà di esprimere il proprio consenso o dissenso verso qualcosa e qualcuno. Ma è realmente così? Siamo veramente liberi o crediamo solo di esserlo?

Rita Chiara Scarpaci

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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