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IL CORAGGIO DI LOTTARE

Giorno 4 febbraio 2019 la scuola secondaria di primo grado Zirilli si è recata al Teatro Trifiletti, per assistere alla proiezione del film di Daniele Vicari “Prima che la notte”, in merito alla rassegna teatrale sulla legalità “Se si insegnasse la bellezza”.

Il film descrive la storia di Giuseppe Fava, giornalista, drammaturgo e scrittore, che scrivendo liberamente articoli di giornale contro la mafia e contro i mafiosi, pagò a caro prezzo questo suo coraggio, infatti venne assassinato con 5 colpi di pistola alla nuca, in una Catania degli anni ’80.

Pippo Fava, per molto tempo visse a Roma, nel 1980 tornò a Catania e iniziò a lavorare per il “Giornale del Sud” come redattore capo, collaborando con diversi cronisti giovani, fra cui suo figlio Claudio. Portò avanti la sua idea di giornalismo libero da ogni restrizione e corruzione intraprendendo diverse battaglie contro la mafia. Questi suoi ideali, però, lo portarono, alla fine, ad essere licenziato. I suoi articoli erano troppo graffianti e aggressivi e andavano contro la politica catanese del tempo.  Ma Fava non si arrese e fondò un nuovo giornale mensile, tutto suo, che chiamò “I Siciliani”, collaborando sempre con il figlio e altri ragazzi.  Continuò la sua lotta alla mafia, specialmente quella catanese; per lui il vero giornalismo doveva impedire le corruzioni e pretendere la giustizia. Per questo, nei suoi articoli citava anche i nomi dei mafiosi, come quello, ad esempio di Nitto Santapaola, padrino indiscusso di Catania.

A causa di questi continui conflitti con “Cosa Nostra”, il 5 gennaio 1984, Pippo Fava, mentre si dirigeva a teatro, dalla nipotina, veniva freddato con 5 colpi alla testa. La redazione de “I Siciliani”, nonostante tutto, non si arrese e continuò, già il giorno dopo, la sua lotta contro la mafia.

All’inizio il delitto di Giuseppe Fava venne considerato di natura passionale dalla polizia e dalla stampa, ma dopo, nel processo Orsa Maggiore 3, conclusosi nel 1998, se ne individuò lo stampo mafioso e il mandante nella persona del boss Nitto Santapaola.  Inoltre, altre persone, citate nel suo giornale, come appartenenti, alla mafia, vennero arrestate e condannate all’ergastolo.

Nella rappresentazione cinematografica viene trasmessa l’intervista di Pippo Fava con Enzo Biagi e colpisce in particolare l’affermazione di Fava, il quale, coraggiosamente, sottolinea che il fenomeno della mafia è molto tragico ed importante e che i mafiosi stanno in Parlamento, a volte sono ministri, banchieri, o addirittura persone ai vertici della nazione.

Dopo la proiezione del film, è intervenuta, con nostro grande piacere, proprio la nipote di Giuseppe Fava, Francesca Andreozzi, in rappresentanza della Fondazione Fava, nata appositamente per mantenere vivi la memoria del nonno e il suo esempio.

Francesca Andreozzi ha condiviso con noi una frase che le disse Peppe Fava quando lei era a teatro e che ancora ricorda; “I posti in ultima fila sono i migliori a teatro perché vedi due spettacoli: quello sul palco e quello in platea, in quanto si ha la possibilità di vedere le espressioni della gente mentre guarda lo spettacolo”.

Per concludere vorrei soffermarmi su una frase molto nota e piena di significato di Giuseppe Fava: “A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?”

Questa frase fa pensare molto perché lui mette in chiaro che, se non si lotta per un ideale, la vita non viene vissuta pienamente e si resta immersi nella paura di fare qualsiasi cosa.

Sara Mandrich

Classe 2^B

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