Pensando a Lucia Mondella
Il brano dei promessi Sposi in cui Lucia dà l’addio ai suoi cari monti e ai luoghi in cui è cresciuta è uno dei più famosi del romanzo di Manzoni.
Mentre Lucia attraversa il lago di Como su una barca, ogni cosa rievoca in lei la nostalgia di casa ancor prima di arrivare a Monza, luogo in cui dovrà trasferirsi. Ogni immagine di quel paesaggio le procura tristezza al pensiero che dovrà fare a meno di tutto quello che le è familiare e che le ha dato fino a quel momento felicità.
Come la capisco, anch’io ho dovuto purtroppo dire addio alla mia amata casa in campagna, che si trovava a Curcuraci, una località collinare della mia città natale, Messina, dove mi trasferivo per le vacanze estive e che purtroppo non rivedrò mai più. Il solo pensiero mi porta una tristezza tale da stare quasi male. Quella villa era la casa di famiglia e fu fatta costruire appositamente dalla mia bisnonna per trascorrere tutti insieme il periodo estivo, quindi per me ha un valore affettivo molto importante, sia perché andare lì era ormai una tradizione che si ripeteva ogni anno e mi consentiva di trascorrere del tempo prezioso con nonni, zii e cugini, sia perché stando tutti insieme si sono creati dei bellissimi ricordi familiari che mi ritornano in mente sempre con piacere.
Ogni estate ci trasferivamo tutti nello stesso giorno, più o meno nel mese di luglio e, restavamo fino alla prima domenica di settembre, giorno in cui c’era la festa della Madonna di Curcuraci. Oh, come rimpiango i bei momenti passati insieme ai miei parenti e soprattutto insieme a mio cugino Andrea che veniva da Brescia a cui voglio molto bene e con cui tentavo di godere a pieno ogni istante che trascorrevo con lui, perché poi sapevo che lo potevo rivedere dopo molti mesi. E ora lo rivedrò più? Spero che un giorno riuscirò a riabbracciarlo.
Ma Curcuraci è un luogo a me caro anche per alcune sue caratteristiche, ad esempio per il paesaggio che ha un ruolo fondamentale nei miei ricordi; non mi resta oggi che immaginarmi quel bellissimo panorama del mare in lontananza con attorno una cornice di colline e case sparse qua e là, che mi infondeva un senso di pace e tranquillità e immergermi nel ricordo del verso delle cicale e del verde degli alberi, che mi spingevano ad addentrarmi all’interno della campagna. Spesso mi incamminavo verso un sentiero distante da casa, una grande distesa verde dove riuscivo a volte a vedere animali come ricci, talpe e volpi e dove spesso il pomeriggio aiutavo il nonno a prendersi cura del suo piccolo orto e poi quello che raccoglievamo lo mangiavamo per pranzo o per cena e di questo sono stato sempre fiero perché mi sentivo utile all’interno della mia famiglia e anche se ero ancora solo un bambino, nel mio piccolo riuscivo a dare sempre un po’ di aiuto. Lasciare quel luogo per sempre mi fa sentire perso, ripenso con dolore alle care abitudini che mi facevano stare bene, i giochi, le risate, i momenti trascorsi insieme, il contribuire con la mia famiglia ad abbellire quei luoghi piantando fiori e nuovi alberelli che poi negli anni ho visto crescere. Non mi resta che guardare e riguardare video e foto di tutto il tempo trascorso lì, che di certo non basteranno a consolarmi e a farmi sentire meno la mancanza di quei luoghi. Solo la speranza di ritornare un giorno in quel bellissimo posto mi dà la forza di ricominciare la mia nuova vita in una nuova località.
Marco Costantino III A