venerdì, Novembre 22, 2024
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Nella giostra della social photography

Nella giostra della social photography di Anna Fici, è un interessante lavoro che racconta del posto che la fotografia si è conquistata nel mondo delle nostre abitudini, inserendosi nelle nostre vite.

Anna Fici nel suo libro ha inteso verificare, a distanza di tanti anni, che cosa è cambiato con il passaggio dalla fotografia analogica a quella digitale e social rispetto alla fotografia degli anni ’50 60’ di cui si era occupato il sociologo Pierre Bourdieu nella sua celebre inchiesta sui fotoamatori e dalla sua memorabile definizione del fotografabile come porzione limitata di immaginario.

In passato era più facile capire quando fosse il caso di scattare una fotografia, perché lo si faceva in una vita che era cadenzata da ritmi abbastanza routinari e stabili. Oggi si ha una vita abbastanza precaria e questo ci porta ad una fotografia dell’indecidibile.

Soprattutto i giovani sentono molto questo problema della precarietà esistenziale, che passa su tutti i livelli, come quello affettivo. Quindi la fotografia diventa un modo per garantirsi un domani, in assenza di un reale domani e bisogna concretizzare il presente perché è l’unica risorsa che si ha.

Oggi diventa anche indecidibile il momento della fotografia, ecco perché si fotografa tutto, dal piatto che si sta mangiando al cocktail colorato, al selfie con gli amici…È la storia del selfie, immagine topica di inizio millennio, che nessuno aveva previsto e programmato, tanto che nelle intenzioni dei progettisti la fotocamera anteriore doveva servire per le videoconferenze.

La fotografia nell’era dei social dovrebbe riconoscere, descrivere e salvare quel cuore caldo del fotografico, quella capacità di “creare contraccolpi” nelle relazioni fra esseri umani.

Duecento anni scarsi non sono tanti per un linguaggio così complesso. Non bastano a maturare tutte le potenzialità nascoste nella sua identità. La storia della fotografia che conosciamo è stata forse solo la storia della sua infanzia. La definizione di fotografia, data per scontata e immutabile, è stata sconvolta. Un paradigma culturale costruito in quasi due secoli è stato demolito nel giro di una manciata di anni. Un nuovo scenario tecnologico ha consentito alla fotografia di realizzare la sua promessa nascosta.

Per due secoli ha dovuto accontentarsi di essere, una immagine-oggetto. Ma la fotografia è una immagine-atto. Non è una sostanza, ma una esperienza. Non è un fatto, ma una relazione.

Marica Genovese 3° CBS

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