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Il “Museo Regionale Interdisciplinare di Messina”

Una lunga storia, segnata da donazioni, lasciti, distruzioni e abbandoni, è quella del “Museo Regionale Interdisciplinare di Messina”, “MuMe”, che ospita 750 meravigliose opere tra sculture, pitture e mosaici. Per le sue dimensioni e superfici espositive esso si configura come uno dei più grandi del Meridione e per questo si può considerare quindi come un un vero e proprio contenitore d’arte, un luogo d’identità ritrovata, un centro che negli anni è diventato un punto di riferimento per tutto il Sud Italia. Il “MuMe” fu istituito nel lontano 1806 come Museo Civico Peloritano.

Il primo nucleo del Museo Civico era costituito da una raccolta di oggetti antichi e dipinti che documentavano la storia della città ed era situato nell’ex Collegio dei Gesuiti, sede dell’Università. Successivamente si trasferì nell’ex convento di San Gregorio e al nucleo originario si sono aggiunti, dopo il terribile terremoto del 1908, che devastò non solo il convento di San Gregorio ma anche l’intera città di Messina, dipinti ed opere scultoree, nonché preziosi manufatti decorativi appartenuti ad edifici danneggiati e poi abbattuti. Si è in questo modo formato un patrimonio di capolavori che espone oggetti di arte decorativa di grande rilevanza, accanto ai dipinti e alle sculture di prestigiosi autori e artisti locali.

Il Museo si colloca in un ampio Parco Mussale di 17.000 mq, in quello che un tempo era il Monastero di San Salvatore dei Greci. La struttura architettonica che oggi accoglie il percorso deriva da un progetto cominciato nel 1984 ed ultimato nel 1995 e da allora sono stati apportati una serie di interventi e di modifiche che si possono ricondurre ai disegni degli architetti Franca Campagna e Antonio Virgilio. Dal 2010 in poi la responsabilità scientifica dell’allestimento è stata affidata all’attuale direttrice Caterina Di Giacomo, che collabora con l’architetto Gianfranco Anastasio.

Il “MuMe” oggi è aperto alla città di Messina ed è strutturato su più livelli; la rampa circolare che li collega dona ai visitatori scorci unici e irripetibili sulle opere. Il museo si sviluppa su ben 13 sale che contornano un cortile ricco di reperti. Nelle prime tre troviamo opere di vario genere datate tra il XII e il XIV secolo, tra cui la “Madonna della Ciambretta”, la “Madonna degli Storpi” e un grande Crocifisso ligneo di ignoto maestro dei primi anni del secolo. Nella Quarta Sala importanti opere di insigni maestri del Quattrocento siciliano, tra le quali spicca il famoso “Polittico di San Gregorio” di Antonello da Messina, datato e firmato 1473.

Nella Quinta Sala le opere di Girolamo Alibrandi, detto il Raffaello da Messina e la “Madonna col Bambino” di Antonello Gagini. Continuiamo con la Sesta Sala, dove troviamo Scilla dall’originale “Fontana del Nettuno”, scolpita dal Montorsoli nel 1557. Nella Settima Sala opere in altorilievo su marmo, tra cui l'”Adorazione dei Pastori” e la “Dama col Liocorno” realizzate da Rinaldo Bonanno. Nell’Ottava Sala ci sono dipinti di pregiata fattura tra i quali la “Madonna dell’Itria” di Alessandro Allori risalente al 1590. Nella nona opere del XVI e inizio XVII secolo, come il grandioso monumento funebre in marmo Marchesi-Barresi di Rinaldo Bonanno e la “Stigmatizzazione di San Francesco” del toscano Filippo Paladini.

La decima sala è una delle più importanti: contiene infatti due delle opere del grande maestro Michelangelo Merisi da Caravaggio, che arrivò a Messina dopo una rocambolesca fuga dal carcere di Malta. Stiamo parlando dell’”Adorazione dei pastori” e della “Resurrezione di Lazzaro”, entrambe realizzate in loco nel 1609. Nell’undicesima e nella dodicesima sala trovano posto anche tarsie marmoree e opere di argenteria, oltre alla meravigliosa Carrozza del Senato di Messina, che rappresenta la potenza politica ed economica della città nel XVI secolo.

Infine la Tredicesima Sala, denominata “del Tesoro”, posta al piano superiore, è divisa in tre ambienti e raccoglie preziosi manufatti che testimoniano il fervore artistico e la vena creativa di orafi, argentieri e artigiani della città dello Stretto tra Seicento e Settecento. Il Museo mostra quindi l’arte figurativa messinese dal XII al XVIII secolo e le collezioni di dipinti e sculture, oggetti d’arte e manufatti decorativi sono state organizzate seguendo un criterio storico e cronologico tale da sottolineare lo sviluppo culturale della città nel succedersi degli avvenimenti bellici, sociali ed economici. Messina è sempre stata, infatti, cosmopolita, in quanto ha avuto un ruolo fondamentale di transito per millenni da Oriente a Occidente e di conseguenza ha ospitato artigiani e artisti provenienti da tutto il mondo, le cui opere hanno adesso finalmente trovato la giusta collocazione.

Martina Crisicelli

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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