venerdì, Novembre 22, 2024
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Le direttive di Trump ed il caso di Tijuana

Donald Trump è ormai da due anni il, 45esimo presidente degli Stati Uniti.

Uno dei punti principali del suo programma elettorale è quello dell’immigrazione così articolato:

1) Creare un muro al confine meridionale con il Messico per bloccare l’immigrazione clandestina sottolineando che “una nazione senza confini non è una nazione”;

2) Eliminare il diritto di cittadinanza per nascita;

3) Realizzare un piano di immigrazione che migliori i posti di lavoro, i salari e la sicurezza degli americani.

Il contestato muro al confine con il Messico ed eliminare il diritto di cittadinanza per nascita hanno creato non pochi problemi al presidente che, con un vero atto di prepotenza, ha diviso i bambini nati in America da genitori immigrati irregolari (i così detti dreamers) dalle loro famiglie, scacciando oltre il confine americano i loro genitori. A fermare questo gesto ritenuto disumano, anche a livello internazionale, ha provveduto un giudice federale.

Recentemente un altro problema legato all’immigrazione sta facendo parlare di Trump a livello mondiale.

Nel centro America, il 19 Novembre si sono riuniti più di 3000 profughi con l’intento di oltrepassare il confine tra Messico e Stati Uniti. Si tratta di gente povera che spera di trovare un futuro migliori negli USA.

Centinaia di migranti sono arrivati in massa in una città messicana al confine con gli USA chiamata Tijuania. Sono circa 4 mila e. molti di loro hanno fatto richiesta di asilo in America, ma Trump risponde con il “Remain in Mexico” una contromisura creata dall’amministrazione Trump. L’accordo prevede che a nessun migrante verrà accettata una richiesta d’asilo se non può provare di essere realmente perseguitato in Messico; per questo motivo i migranti devo aspettare, al confine con gli USA, per sapere se la loro richiesta seguirà un iter legislativo positivo. Trump ha mandato 6 mila militari al confine per mantenere la situazione sotto controllo, quasi per “sostituire il muro” dando all’esercito l’ordine di sparare in caso di necessita; “Se dovessimo, useremo la forza letale. Ho dato l’ok,”

“Se dovessero, spero non debbano…” “Ho a che fare con almeno 500 criminali gravi” e “gentaglia”. Queste le parole del presidente USA. La minaccia che inquieta di più il popolo messicano è la possibilità, in caso estremo, che Trump chiuda le frontiere tra i due stati. Minaccia molto probabile, anche se in modo temporaneo, in caso di perdita del controllo, fino al ritrovamento dello stesso. La possibile chiusura definitiva delle frontiere porterebbe anche a un riscontro economico negativo, vietando la vendita di auto messicane in America. Questa può essere considerata una strategia per alzare i toni e ottenere fondi per la costruzione del muro; sogno che Trump conserva fin dai tempi della sua elezione.

Non sono mancate le proteste a Tijuana (città dove dovrebbe arrivare questa carovana) centinaia di persone sono scese in piazza per contestare l’arrivo dei migranti.

Le forze dell’ordine sono scese in campo e sono state aggredite dagli stessi contestatori che hanno lanciato bottiglie di plastica ed oggetti di tutti i tipi contro gli agenti.

Anche il sindaco di Tijuana non è d’accordo con l’arrivo di questa carovana e, “anche se Tijuana è una città di migranti, tutte queste persone non possono essere ospitate”.

Io credo che Trump (come sempre) abbia fatto una scelta avventata mandando questi soldati contro la “carovana” perché come già sappiamo, queste persone vengono da paesi molto poveri in cui potrebbero esserci molte guerre civili. Fuggono dall’indigenza, dalla fame, dalla guerra, dalle persecuzioni per fede religiosa, alla ricerca di una vita migliore, di una serenità economica oppure sperano di ricongiungersi ai parenti migrati a loro volta anni prima. È vero che molte volte quando bisogna conoscere la vera identità delle persone si fatica perché non portano con loro un documento di riconoscimento, molti di questi fanno domanda di asilo e sono trattenuti in centri di accoglienza, anche se molto spesso in questo modo si creano situazioni di tensioni a causa di esigenze diverse: da un lato il dovere dell’accoglienza e dell’asilo, dall’altro il dovere di accertarsi che i migranti siano realmente per come si sono presentati. Io a volte mi pongo una domanda: tutte le persone, presidenti, sindaci che respingono oppure non vogliono questi migranti nel loro Paese, come si sentirebbero se loro fossero migranti che, provenienti da paesi poveri, in guerra etc. vengano respinti, rifiutati, o addirittura uccisi da persone che non li vogliono?

Spero che il mondo si renda conto dei reali problemi che affliggono l’esistenza umana, specie di quei luoghi che a seguito di un retaggio storico alienante non sono stati in grado di godere dei vantaggi e del benessere delle odierne società opulenti.

Emanuele De Luca, Gabriele Russo,

I.C. “E. Vittorini” n 15

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