“Lezioni di vita e di solidarietà”
Non dovete avere paura della bontà!
Certe giornate arrivano, passano, si vivono e lasciano un segno, un solco profondo. Arrivano al cuore e allo stomaco, segnano l’anima, lasciando una indefinibile sensazione.
Non è l’atmosfera natalizia a solleticare o a stimolare certe emozioni inducendoci a sentirci più buoni o a renderci più partecipi. E’, sicuramente, sentire certe corde vibrare, capire certe sensazioni prima indefinite o indefinibili e poi, grazie ad un incontro e a un momento, riuscire finalmente a dare peso, valore, consistenza e definizione a quell’insieme forte e latente che preme dentro. La scuola, crediamo tutti noi docenti del Majorana, ha anche in questa sfera il compito di dare un segnale ed educare alla solidarietà. Un concetto a volte lontano perché lontani sono quei bambini che hanno bisogno. E allora dobbiamo allargare la visuale, oltre il nostro quotidiano. Insegnare ai nostri ragazzi i valori che l’UNICEF ogni giorno porta in tutto il mondo e in questo, la giornata vissuta insieme alla famiglia Smedili presso l’istituto Majorana ha sicuramente rappresentato una pietra miliare, una tappa di progresso emotivo e profonda crescita umana e valoriale.
Grazie, quindi, Alfonsa per la tua forza, semplicemente grazie. Grazie per averci fatto vibrare le corde del cuore e averci permesso di provare la forza dell’amore e della profondità! Ancora grazie per averci fatto conoscere il tuo mondo e averci regalato la tua lettera e le parole dedicate a tutti noi.
Franca Genovese
Semplicemente grazie
I nostri ringraziamenti vanno alla professoressa Rossella Scaffidi, donna generosa, per l’amore grande e la cura che ha messo sia nei piccoli che nei grandi dettagli di questo progetto. Per la sua premura e per avere fatto tutto ciò che serviva a portare questo lavoro al traguardo finale.
Grazie a Mirella, sempre in prima fila, e a tutti coloro che hanno lavorato accanto a lei e a me, ognuno con un compito ben preciso.
Grazie ai collaboratori e ai volontari per avere saputo guidare la nave con il polso sicuro, lavorando senza sosta per garantire che le Pigotte finissero esposte sui nostri scaffali.
Infine, grazie a Lei, signor Preside per avermi fatta sentire a casa e la benvenuta. Grazie per l’accoglienza a tutti i suoi colleghi per i sorrisi e gli abbracci riservatimi e sono profondamente fiera di potervi chiamare amici.
Perdonatemi se dimentico qualcuno.
Poche parole voglio rivolgere a voi alunni. Senza di voi la bandiera UNICEF non sarebbe potuta entrare nella vostra scuola. L’unica in Italia che la custodisce con cura e onore.
Non c’è giorno in cui non mi fermi a riflettere su quale privilegio io abbia: potere condividere quello che faccio con la vostra scuola e con un pubblico così vasto, che non si limita esclusivamente alla mia famiglia che da 10 anni cerca di tamponare le mie ferite e che amo profondamente. Quindi, se tutti voi siete qui seduti accanto a loro, vi ringrazio e ne sono onorata.
Se Robi vi vedesse in questo momento, con uno dei suoi indimenticabili sorrisi, si chiederebbe come mai siete qui e non da qualche altra parte! Le si riempirebbe il cuore se sapesse che avete sacrificato del tempo per ascoltare il grido di aiuto di questi bambini, supportandoli con le vostre offerte.
Una volta Robi mi confessò di sentirsi inadeguata. Non ha mai capito davvero il suo valore.
Allora lasciatemi dire un ultimo grazie. Grazie a Robi per avermi insegnato cosa sia l’amore e se oggi sono qui lo devo proprio a te, Roberta. Ho prestato ad altri la tua voce. Forse imperfetta ma piena di amore e solidarietà. Ho trasformato il mio dolore in amore. E ora non mi sento più sola.
Alfonsa Sferlazzas