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25 novembre, “Giornata mondiale contro la violenza sulle donne”

Il 25 novembre, ricorrenza istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite, è una triste data perché ricorda la violenza di “uomini” nei confronti delle proprie compagne, violenza che spesso porta all’epilogo finale della morte. Questo fenomeno è molto frequente negli ultimi anni, o per lo meno oggi le donne parlano, denunciano i maltrattamenti subiti, ma fino a pochi anni fa era inconcepibile che il “sesso debole” si ribellasse al marito-padrone. Purtroppo la mentalità maschilista considera la donna come un oggetto di sua proprietà, a suo uso e consumo, mentre l’uomo si sente superiore e dominatore, come accadeva nel passato. Ricordiamo che se un uomo uccideva per gelosia una donna se la cavava con pochi anni di prigione perché il delitto veniva considerato “d’onore”, di conseguenza la legge legalizzava un assassinio. In effetti neanche le leggi sono state d’aiuto alle donne ed hanno premesso ad alcuni individui di spadroneggiare. L’irragionevolezza dell’uomo che non accetta un divorzio dalla moglie o l’abbandono dalla fidanzata, fa scattare una sorta di violenza primordiale che porta alla morte. Molte donne, pur essendo in pericolo di vita , preferiscono tacere e quindi non denunciare il proprio uomo. Capita pure che i maltrattamenti subiti vengano giustificati e molte si addossano la colpa di questa aggressività perché, forse, non hanno capito abbastanza il compagno che dice di amarle! Non tutte sono così, però. Ci sono altre donne coraggiose che denunciano il proprio uomo, ma nonostante ciò ugualmente non sfuggono alla morte. Anche le istituzioni devono fare la loro parte, anche se il più delle volte non è così! L’urlo di aiuto non viene preso in considerazione, troppo spesso le donne non sono ascoltate e le denunce vengono sminuite, non si dà importanza al pericolo che esse possano correre, mettendo a repentaglio la loro vita e, a volte , anche quella dei figli. Alcune, pur scampando alla morte, hanno pagato un prezzo alto, oggetto di brutali azioni con l’utilizzo dell’acido che le ha sfigurate orribilmente. Ricordiamo il caso di Lucia Annibali e Gessica Notaro , sfregiate con l’acido. Entrambe, con la loro testimonianza, oggi incoraggiano le donne a non arrendersi, a denunciare , a chiedere aiuto. Chissà ancora quanto lacrime le donne dovranno versare? Quanti funerali da celebrare… Per poi sentire dire che avevano chiesto aiuto, avevano gridato la loro paura e sono state lasciate in balia del loro aguzzino! Un “uomo” che si ritenga tale deve combattere ad armi pari con una donna, ma è più facile, per qualcuno, utilizzare la violenza perché non ha argomenti, perché il suo cervello è piccolo per confrontarsi con l’altro sesso. E ciò dimostra solo la sua debolezza!

 

Samanta De Gaetano

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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