Intervista all’Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Milazzo Salvatore Presti
“Se si insegnasse la bellezza…”, è questo il titolo del progetto sulla legalità promosso dal Comune di Milazzo, dall’assessorato al turismo, spettacolo e politiche giovanili guidato dall’ Avv. Piera Trimboli in collaborazione con l’Associazione Magico. Sono coinvolti gli alunni di tutte le scuole per trasmettere quei valori nei quali hanno fortemente creduto tutte le vittime della mafia.
Il progetto analizza il percorso evolutivo di mafia e antimafia partendo dal libro di Giacomo Di Girolamo nel quale sono evidenziate le strategie per combattere la mafia attraverso gli strumenti della cultura, dell’onestà intellettuale, dell’impegno e della fatica.
Sono questi i principi che si trasmetteranno ai giovani che aderiranno al progetto attraverso la visione di spettacoli teatrali ispirati alla marionettistica siciliana, alla proiezione di film e alla presentazione di libri.
Per approfondire l’attività abbiamo intervistato l’Assessore alla pubblica istruzione Dott. Presti, ideatore di quest’attività.
- Com’è nata l’idea del progetto” Se si insegnasse la bellezza?”
L’idea nasce dalla riflessione su un tema decisivo e dalla consapevolezza dei tempi liquidi e frammentari che stiamo attraversando. In particolare il progetto si concentra sui concetti di “mafia” e “antimafia”, poiché su di essi si è generata confusione e superficialità ed è fondamentale che anche le scuole vengano coinvolte in questa riflessione.
- Il libro di Di Girolamo “CONTRO L’ANTIMAFIA” è il punto di riferimento di tutto il percorso di educazione alla legalità che è stato ideato: cosa vuol dire oggi “antimafia”?
Il libro di Di Girolamo sottolinea che tali fenomeni si sono trasformati velocemente sotto i nostri occhi. La mafia non è più quella di una volta, ha cambiato volto e metodi. Non esiste più la rappresentazione classica e ormai quasi folcloristica del fenomeno ma vive di meccanismi molto più complessi. La domanda che si pone Di Girolamo è: “Sappiamo che la mafia è cambiata, ma l’antimafia di quale mafia parla?” Probabilmente, l’autore ha focalizzato un ragionamento secondo il quale chi fa antimafia spesso ha smarrito la consapevolezza dei cambiamenti nella genetica delle varie mafie. Quindi il rischio è quello di parlare a vuoto o addirittura di utilizzare l’antimafia per costruire carriere di varia natura.
- In che senso cinema, teatro e letteratura possono essere l’antidoto ad un cancro tanto terribile e mutante?
Per sconfiggere la criminalità organizzata bisogna anzitutto studiare ed approfondire le materie scolastiche, perché solo così si conquista la libertà, la sensibilità e la coscienza del mondo in cui viviamo. L’ambiente, anche quello più vicino, spesso è corrotto da atteggiamenti mafiosi quindi è giusto che gli studenti sappiano che lo studio è la materia preziosa con cui combattere questo fenomeno violento della società contemporanea. In più l’arte, ovvero il cinema, la letteratura e le altre espressioni culturali sono strumenti di crescita, di conoscenza di sé e degli altri e come tali sono il miglior antidoto alle mafie.
L’arte, come dicevano gli antichi, nasce come purificazione dalle stesse tendenze al male e alla violenza che l’uomo ha dentro e che genera nelle relazioni con gli altri e, soprattutto, ci pone le domande fondamentali sulla vita e sulla morte e sul senso e sul mistero dell’esistenza.
- L’affermazione di Peppino Impastato che dà il titolo al progetto prosegue così: “Se si insegnasse… alla gente la bellezza si fornirebbe un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. Fino a che punto questi terribili sentimenti hanno permeato la nostra mentalità e la nostra società?
Certamente noi in Sicilia abbiamo un dramma ulteriore a proposito di rassegnazione e omertà. Se pensiamo alla cinematografia americana che attraverso i volti degli attori Marlon Brando ed Al Pacino nel film “Il Padrino” ci ha battezzati nella modernità come i rappresentanti dell’illegalità nel mondo. Spesso al termine siciliano viene affiancato quello di mafioso. Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo stesso ci dice che il siciliano vive con “una voluttà di morte”.
La frase di Impastato esprime un concetto molto profondo, e cioè che non ci sarebbe bisogno di progetti di legalità se si insegnasse cos’è veramente la bellezza; qui si torna al ruolo fondamentale della cultura e dell’approfondimento. La bellezza -diceva il grande scrittore Dostoevskij- salverà il mondo. Quindi se un giovane, attraverso l’arte e l’educazione, sapesse leggere la bellezza si allontanerebbe certamente da qualunque dinamica di violenza, di omertà, di rassegnazione e di mafiosità che permangono nella nostra cultura.
- Come combatte un giovane l’omertà e l’indifferenza?
Il giovane combatte attraverso gli strumenti della cultura e non dovrebbe mai dimenticare che ci sono dei meccanismi intrinsecamente mafiosi anche nei rapporti che si instaurano nella quotidianità.
I frequenti fenomeni di bullismo nelle scuole sono comportamenti mafiosi, perché la legge del più forte o del branco prevarica sul valore della persona umana. Il senso del rispetto e ascolto dell’altro, l’attenzione a chi è debole o in difficoltà dovrebbero essere obiettivi primari dell’educazione scolastica solo così si può cominciare a parlare di solidarietà, amore e tutti quei valori che sono contrapposti a una cultura di morte e di sopraffazione.
- Rita Borsellino nella prefazione al libro “Gli Insabbiati”, storia di giornalisti uccisi dalla mafia afferma: “Il mestiere di giornalista, se svolto bene, riesce a costruire il cambiamento. Cosa ne pensa?
Non c’è dubbio. Se si pensa a coloro che hanno speso la loro vita per difendere la correttezza dell’informazione come Pippo Fava un grande giornalista di Catania le cui inchieste scottanti causarono la sua stessa morte, a Mario Francese un’altra splendida figura di professionista della carta stampata, che per amore di verità ha sacrificato la sua stessa vita. Il giornalista è colui che prima di tutto deve essere corretto e completo nell’informazione, deve sempre approfondire, capace di scendere nei dettagli e fare sintesi, riflettere ed evitare la superficialità e le ”gogne mediatiche”.
- Che consiglio darebbe ai giovani che aspirano a fare questo mestiere?
Il consiglio che posso dare è di non seguire la legge tanto di moda delle tre esse (sesso, soldi e sangue) Il giovane giornalista ha come primo obiettivo la correttezza nell’informazione e l’approfondimento. Il professionista non deve seguire istintivamente le notizie ma se necessario andare contro corrente e non omologarsi a quello che il mercato impone nella lettura. Fare il giornalista oggi, al tempo dei social, è difficile ma resta un mestiere affascinante.
- Che ne pensa del nostro giornale d’istituto?
Quando un istituto elabora un giornale è sempre una cosa positiva, perché probabilmente sente l’esigenza di relazionarsi con il mondo che sta fuori.
Può essere una bella modalità affinché l’istruzione non si fermi alla scuola ma viaggi, con i vostri occhi, sui vari canali dell’informazione.
SILVIA PINO 3EBS