venerdì, Novembre 22, 2024
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Street art: un’arte incompresa

La street art, conosciuta in Italia come “graffitismo”, è un movimento artistico e culturale nato verso gli anni Settanta, praticato in alcune zone delle città chiamate “hall of fame”, dove gli artisti potevano esprimere la loro arte in modo legale. Si trattava di zone munite di muri impiegati esclusivamente per l’arte della bomboletta, definita anche “spray can art”. Ormai popolare in tutto il pianeta, nasce dalla creatività della persona, ma spesso questi interventi pittorici su luoghi urbani vengono chiamati “atti di vandalismo”. Ogni artista ha il proprio tag, che si può paragonare ad una firma. Le prime forme nacquero verso gli anni ‘40 dove alcuni soldati “scarabocchiarono” un’area pubblica. Negli anni’ 60 iniziò ad approfondirsi l’idea dell’andare contro le regole, infatti a Philadelphia comparvero le prime e vere creazioni sui treni. Successivamente verso invece gli anni ’70 e ‘80 questo fenomeno si manifestò in tutto il pianeta. Le prime forme erano semplici, a poco a poco, andavano a svilupparsi i contorni e il riempimento, diventando così pezzi originali. Dopo la diffusione su scala mondiale, nacquero le prime definizioni, la cui base è appunto il graffitismo, riconosciuto come un fenomeno giovanile e artistico, associato all’hip-hop e la break dance. Una delle prime espressioni artistiche simili al fenomeno è l’aerosol-art, i cui disegni sono più graditi al pubblico, si tratta di applicazioni pittoriche arricchite da particolari aerografici realizzati con le bombolette spray. Successiva è la nascita del Graffiti-logo che mantiene la stessa tradizione del tag ma aggiunge un’icona, diventando cosi l’artista il protagonista dell’arte di strada. Il termine “stencil graffiti” si riferisce ad alcuni lavori eseguiti tramite delle maschere normografiche, a più colori.  La maschera usata viene creata tramite un foglio, o cartoncino, sezionato e tagliato in punti ben precisi in modo tale da formare il disegno. Il tag non è altro che la firma del “pittore”, creata da diversi giochi di parole sulla sua personalità e dalla sua storia. In alcuni casi viene seguito da un suffisso, ad esempio, un numero che per l’artista ha un particolare significato.

 

ALESSIA CAMBRIA III B EN

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