Se solo ci svegliassimo…
Nel nostro pianeta sono sempre più numerosi gli animali a rischio di estinzione. Le cause sono molteplici, dal bracconaggio alla deforestazione, senza contare l’incidenza dei cambiamenti climatici. Per ognuno di questi problemi si è assistito alla promozione di iniziative di varia natura, nella speranza di limitarne le conseguenze disastrose. Così, contro il bracconaggio sono stati stabiliti accordi internazionali volti a rendere illegali queste attività e a punire coloro che le praticano; altre manovre sono state attuate per la riduzione della deforestazione delle aree più sensibili del pianeta, quali soprattutto l’Amazzonia e l’Indonesia; il tema dei cambiamenti climatici, invece, è stato trattato nel Protocollo di Kyoto del 1997 e nella Conferenza di Parigi del 2015, la cui decisione definitiva è stata quella di stabilire un limite dell’incremento della temperatura rispetto ai livelli preindustriali, pari a 2 gradi Celsius.
Nonostante tutti i rimedi che l’uomo sta cercando di porre in atto, il problema del rischio di estinzione per molte specie resta altamente allarmante.
Tra queste, quello che mi ha colpito di più, è il caso della Vaquita.
Questo cetaceo è una focena endemica che risiede nella parte settentrionale del Golfo di California. Il suo nome significa “piccola mucca” e solo 97 esemplari la separano dall’estinzione. Secondo approfonditi studi, questa specie potrebbe estinguersi entro l’anno corrente e la colpa è da attribuire interamente all’uomo, il quale la “sacrifica” senza nemmeno accorgersene.
Infatti, gli animali che non hanno alcun particolare valore commerciale sono vittime delle catture accidentali, e trovano la morte dopo essere rimasti intrappolati nelle reti da pesca.
La Vaquita, purtroppo, è uno di questi sfortunati casi, perché condivide il suo habitat con i Totoaba, enormi pesci molto richiesti dal mercato nero e particolarmente apprezzati dai cuochi asiatici. Il Ministero dell’Agricoltura e della Pesca messicano ha speso ben 37 milioni di dollari per provare a salvare questi cetacei, trasformando i loro carnefici nei loro guardiani.
Secondo me, attraverso manovre strategiche di tutela ambientale e attraverso la collaborazione della popolazione, sarebbe possibile evitare che le specie a rischio scompaiano dalla faccia della Terra o almeno limitarne i danni. È una questione di impegno e un atto di responsabilità, di civiltà e di rispetto verso il nostro pianeta e verso noi stessi, essendo questo la nostra casa!
Emanuele Lo Mundo I A
Liceo scientifico “Empedocle”