Pitagora di Samo: ecco la sua vita
Pitagora nasce intorno al 575 a.C. su un’isola poco distante dall’attuale Turchia, Samo. E’ figlio di mamma Pertenide e del padre Mnesarco; è figlio di un fenicio ma è un onorario cittadino greco. Il padre commerciava infatti cereali, che trasportava con la sua nave in tutte le isole vicine e fu proprio lui ad aiutare Samo in un periodo di carestia, portando cereali a tutti. Pitagora è fratello di Eunosto e Tirreno, che però, al contrario di lui, non faranno molto nella vita. Osserva spesso il continente, che raggiunge con i suoi amici nuotando e sognando di partecipare alle Olimpiadi. Per realizzare questo sogno, dapprima Mnesarco porta il figlio a Tiro, l’isola d’origine del padre, e gli mostra il tempio di Melqart, poi risponde alle domande del sacerdote e lo interroga sul futuro, non ricevendo responsi positivi. Pitagora diventa grande e parte per Olimpia. Tutti lo accolgono chiamandolo «Chiomato di Samo», perché porta i capelli lunghi, e, dopo esser sbarcato ad Olimpia, si fa iscrivere immediatamente dal padre alle Olimpiadi. Solo che, se dovesse vincere, potrebbe essere un problema perchè Mnesarco risulta straniero. I suoi concittadini, però, diffondono la notizia che lui sia un discendente del Dio Apollo, così Pitagora partecipa alle Olimpiadi, addirittura a quelle degli adulti, e vince. Presto il giovane si allontana da Samo per conoscere qualcuno saggio, non come Policrate che sta diventando sempre più importante a Samo. Si dirige allora nella vicina isola di Syros per conoscere il saggio Ferecide, che fu il primo a capire che la pioggia, i fulmini… non erano capricci degli dei ma fenomeni naturali.
Presto Pitagora conosce anche Talete, un altro filosofo che ha scritto ben 6 teoremi, ha previsto l’eclissi solare e da quel momento il popolo dei Medi e quello dei Lidi cessarono di combattere. Fu sempre Talete a misurare l’altezza della piramide di Cheope solo osservando l’ombra senza strumenti. I sacerdoti di Melqart gli dicono di dirigersi verso l’Egitto, a Menfi ed Heliopolis, ma ben presto Pitagora parte e si dirige verso l’Oriente. Chiede un passaggio ad una nave nel porto e l’equipaggio annuisce, ma lui sa che trama di rapirlo e di venderlo come schiavo così, per evitarlo, li spaventa restando fermo per tre giorni a guardare il vuoto. Lo scambiano quindi per un demone e lo lasciano in pace. Molto presto Pitagora arriva a Babilonia, cioè Bebele, governata dai Persiani. Qui farà molti «baratti di conoscenza», insegnando ai magi il greco e tutto ciò che sa sull’alchimia, mentre loro in cambio gli insegnano la matematica e l’astronomia. Mentre i magi discutono di geometria, parlando del triangolo rettangolo, Pitagora dimostra, disegnando sulla sabbia, un teorema che suscita il loro interesse. Egli non sa che questo teorema prenderà il suo nome. Presto ritorna nella sua patria, a Samo, e scopre che a governare l’isola c’è Policrate, il suo amico-rivale.
Pitagora apre comunque la sua scuola a Samo, dove vengono studenti da tutto il Mediterraneo, e qui insegna ai suoi allievi che la Terra è rotonda e non piatta. Gli stessi, dopo aver finito gli studi, tornano poi nelle proprie isole rinominati filosofi o precisamente “Pitagorici”. Alla fine Pitagora si scontrerà però con Policrate, che non lo riceverà per ore, così dopo un litigio furioso per la rabbia lascerà Samo per sempre. Si dirige quindi a Crotone, sulle attuali coste della Calabria, dove si sente accolto e decide di aprire una nuova scuola, che divideva i suoi alunni in Acusmatici, che sono gli alunni che possono solo ascoltare, e Matematici, cioè quelli che possono fare domande e parlare con lui. Gli Alunni di Pitagora vivevano in un modo molto particolare, perché dovevano avere una certa alimentazione e un certo modo di vestirsi e molto altre severe regole.
A Crotone Pitagora pensava di essersi liberato delle guerra, ma presto scoprirà che la colonia è in lotta contro Sibari, la città confinante. I soldati di Sibari sono superiori a quelli crotoniati e hanno cavalli maestosi perfettamente addestrati, ma Pitagora riesce a dare la vittoria alla città, che vince grazie ai Pitagorici che, sotto suggerimento del maestro, fanno suonare ai Crotoniati i flauti con la stessa melodia con cui si esibiscono i cavalli negli spettacoli. Fu così che Pitagora e i suoi allievi ottengono rispetto e considerazione. Un giorno però Ippaso di Metapoto gli porta una brutta notizia: ha scoperto una lunghezza incommensurabile, il famosissimo pi grego π, ma Pitagora lo smentisce e tutti credono a lui, anche se questa volta si sbaglia. I Crotonesi potenti odiano però Pitagora, ad esempio Cilone perché non è stato ammesso alla sua scuola. A Crotone, durante una sua assenza, i suoi allievi vengono uccisi e per salvarsi lui è costretto a sbarcare nella vicina Locri, dove c’è il tempio delle muse di Metaponto. Cilone però lo insegue e lo cattura.. o almeno così dice la leggenda. Secondo questa, infatti, Pitagora incontra un campo di fave, che odia, e preferisce farsi acchiappare dai soldati di Cilone. Ma esistono altre versioni, tra cui una teoria che afferma che lui si reincarnerà in animali piante e in umani. Questa, detta “la teoria di Pitagora”, sostiene anzi che l’ultima reincarnazione è avvenuta nel 1810 e la prossima, sempre secondo la leggenda, dovrà avvenire nel 2026. Sarà vero?
Francesco Munafò
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.