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Chiara Luce Badano: una Santa moderna

San Francesco d’Assisi, Sant’Agostino, Santa Teresa di Calcutta e San Giovanni Paolo II rappresentano un gruppo molto ristretto di Santi che sicuramente sono i più conosciuti tra gli adolescenti e non solo.
Se per un attimo provassimo ad affacciarci al grande mondo dei Santi, potremmo scoprire tante figure nuove e sicuramente di uguale importanza rispetto alle sopra citate.


Chiara Badano è sicuramente una di queste.
Nasce a Sassello il 29 ottobre 1971 dopo undici anni di attesa da parte dei genitori, Teresa e Ruggero. Sin da piccola si dimostra vivace, simpatica, intelligente e trainante; sa essere leader ma non lo lascia apparire, poiché vuole mettere sempre in risalto gli altri.
La mamma la educa, attraverso le parabole del Vangelo, ad amare Gesù, ad ascoltare la sua voce e a compiere tanti atti di amore. Dai quaderni delle prime classi elementari traspare tutto il suo amore per la vita: è una bambina davvero felice.
Il giorno della prima comunione riceve in dono il libro dei Vangeli che la porterà, parecchi anni dopo, a scrivere “Non voglio e non posso rimanere analfabeta di un così straordinario messaggio”.


Si dimostra sempre molto disponibile, mettendo gli altri sempre al primo posto e viene per questo ammirata da tutti. Dimostra una maturità nettamente superiore rispetto ai ragazzi della sua età e rinuncia spesso agli svaghi per poter aiutare “gli ultimi”.
All’età di nove anni scopre il movimento dei focolari e subito se ne innamora, grazie al carisma di Chiara Lubich.
L’Amore è al primo posto nella sua vita, in special modo l’Eucaristia, che anela a ricevere ogni giorno.
E, pur sognando di formarsi una famiglia, sente Gesù come “Sposo”; sarà sempre di più il suo “tutto”, fino a farla ripetere -anche nei dolori più atroci-: “Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io”.
Terminate le scuole medie, decide di intraprendere gli studi al liceo classico di Savona poiché il suo sogno era quello di andare in Africa a fare il medico.


Purtroppo, però, non viene compresa e accettata da un’insegnante e alla fine dell’anno viene, quindi, bocciata. Dopo un primo momento di sconforto, sul suo volto riappare il sorriso.
Decisa affermerà: “Amerò i nuovi compagni come ho amato quelli di prima!” e offre la sua prima grande sofferenza a Gesù.
Decide di vivere il Vangelo sino in fondo e rimane semplice e spontanea: è davvero un raggio di luce che riscalda i cuori.
Tutto prosegue nella normalità finché, nel corso di una partita di tennis, un lancinante dolore alla spalla sinistra la costringe a lasciar cadere a terra la racchetta. Effettua, quindi, i dovuti controlli al termine dei quali le viene diagnosticato un osteosarcoma. È il 2 febbraio 1989 e Chiara ha solo 17 anni.
Iniziano così una serie di esami clinici, ricoveri, interventi e cure pesante che svolgerà nella città di Torino.
Quando Chiara comprende la gravità del caso e le poche speranze non parla; rientrata a casa dall’ospedale chiede alla mamma di non porle domande. Trascorre i successivi 25 minuti senza piangere o disperarsi. 25 minuti di lotta interiore, di buio, di passione al termine dei quali dice si a Gesù.
“Ora puoi parlare, mamma!” E sul volto torna il sorriso luminoso di sempre. Il tempo scorre e il male galoppa fino al midollo spinale.
Chiara si informa di tutto, parla con i medici e con gli infermieri. Non perde la pace; rimane serena e forte; non ha paura. Il segreto? “Dio mi ama immensamente”.
Rifiuta la morfina perché le toglie lucidità. “Io non ho più niente e posso offrire solo il dolore a Gesù”; e aggiunge: “ma ho ancora il cuore e posso sempre amare”.
Chiara continua a mettere al primo posto gli altri nonostante sia lei ad avere bisogno ma, convinta, afferma: “I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, ma vorrei passar loro la fiaccola come alle Olimpiadi…  I giovani hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene”.
Perché accanto al nome Chiara troviamo “Luce“? Questo “secondo” nome le viene dato da Chiara Lubich che a riguardo dice: “Perché nei tuoi occhi vedo la luce dell’Ideale vissuto sino in fondo: la luce dello Spirito Santo”.
Chiara chiede di essere rivestita con un abito da sposa: bianco, lungo e semplice, consapevole dell’incontro con Gesù imminente.
Il 7 ottobre 1990 Chiara raggiunge il suo “sposo”, così come lo definisce lei.
Poco prima aveva sussurrato l’ultimo saluto alla mamma con una raccomandazione: “Ciao, sii felice, perché io lo sono!”


La vita di Chiara è stata sicuramente troppo breve, con più  tempo a disposizione avrebbe sicuramente potuto realizzare tutti i suoi sogni, avrebbe potuto crearsi una famiglia.
Seppur breve, però, è stata molto intensa e lo si evince dalla sua biografia che ce la presenta come una ragazza sempre sorridente. Ma cosa faceva di Chiara una ragazza sempre solare e affettuosa con tutti?
L’aver detto di si a Gesù. È questo il motivo per cui Chiara non smette mai di sorridere, di avere la luce negli occhi anche in procinto di morte.
Chiara Luce ci insegna ad amare anche i nostri nemici, a lottare quando tutto sembra perso, a non arrendersi mai anche quando il mondo ti crolla addosso. Ma tra tutte ci insegna a sorridere, SEMPRE.

 

Dichiarata venerabile dalla Chiesa cattolica il 3 luglio 2008, fu beatificata il 25 settembre 2010.

La data del culto a lei dedicato è fissata al 29 ottobre.

Carlotta Giovenco III C BS

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