La pena di morte ancora presente nel mondo
Il diritto alla vita è considerato il primo tra i diritti fondamentali dell’uomo ed è per questo che la maggior parte dei Paesi democratici ha abolito la pena di morte ormai da tempo. Tuttavia ancora oggi in moltissimi Paesi essa viene praticata perché si ritiene che sia giusto punire coloro che si sono macchiati di crimini particolarmente gravi.
Fu nel 1764 che il letterato ed economista Cesare Beccaria pubblicò un’opera, intitolata “Dei delitti e delle pene”, in cui per primo si espresse contro la pena di morte e la tortura, giudicandole un’usanza barbara, incivile e inutile per la difesa della società dai criminali. Da allora molti si sono battuti contro la pena capitale, sostenendo che in nessun caso un uomo può decidere la morte di un altro uomo, e tanto meno lo Stato. Molti altri, tuttavia, hanno continuato ad affermare che solo il timore di una punizione così grande possa scoraggiare i criminali dal compiere delitti gravi.
Oggi sono ancora più di cinquanta i Paesi, per lo più non democratici, che prevedono il ricorso alla pena di morte e in molti di questi viene praticata anche la tortura come mezzo per estorcere informazioni e confessioni al presunto colpevole. La Cina, in particolare, è il paese in cui viene eseguito il più alto numero di condanne a morte nel mondo, mentre in alcuni Paesi islamici vengono condannati a tale pena anche gli autori di piccoli furti e le donne adultere; in un numero ridotto di tali stati, come Arabia Saudita, Sudan e Iran, si continuano a mettere a morte anche minorenni, nonostante i trattati internazionali sui diritti umani proibiscano l’applicazione della pena capitale nei confronti di imputati di quell’età. Anche se in alcuni Stati democratici, come Stati Uniti e Giappone, è ancora in vigore la condanna a morte, è comunque nel mondo occidentale che sono maggiormente attivi quei movimenti per i diritti umani che ne chiedono la definitiva abolizione in tutti i Paesi.
Si tratta di organizzazioni internazionali come “Amnesty International”, fondata nel 1961, e “Nessuno tocchi Caino”, fondata nel 1993, che lottano strenuamente da anni per far abolire questa forma estrema di punizione ovunque. Anche perchè vi sono verificati spesso degli errori giudiziari che hanno condannato persone poi risultate innocenti. Negli ultimi quarant’anni, ad esempio, solo negli Stati Uniti sono stati rilasciati più di cento prigionieri dal braccio della morte dopo che erano emerse nuove prove della loro innocenza, mentre purtroppo sono diversi i casi di prigionieri messi a morte nonostante ci fossero molti dubbi sulla loro colpevolezza.
Coloro che sostengono l’utilità della pena capitale spiegano di solito la loro posizione sostenendo che la pena di morte è la giusta punizione per chi ha inflitto a sua volta la morte e inoltre serve a dissuadere altre persone dal macchiarsi di orribili delitti per paura di subire un castigo così severo. Coloro, invece, che si schierano per la sua abolizione rispondono affermando con forza che, se vogliamo avere il diritto di giudicare il prossimo, dobbiamo dimostrare di essere migliori. Inoltre non c’è nessun legame tra il rischio di subire una condanna a morte e l’impulso a commettere un omicidio, anzi, le statistiche smentiscono tali teorie. La funzione della giustizia, del resto, ha lo scopo principale di dare una possibilità al criminale di ravvedersi e iniziare una nuova vita nei limiti del possibile, cosa che sarebbe impossibile in caso di condanna alla pena capitale. A mio giudizio essa è sempre una decisione crudele e inadeguata, che viola il diritto alla vita proprio di ogni uomo, anche un criminale. Inoltre essa può rivelarsi ingiusta perché i giudici non sono infallibili, a volte sbagliano e condannano degli innocenti, mentre in paesi dove la pena di morte è tuttora in vigore spesso vengono punite così persone che hanno semplicemente idee politiche diverse da chi sta a capo del governo. Abolire una forma così estrema e irreversibile di punizione è quindi uno dei traguardi che il mondo di oggi si deve prefissare.
Anna Scilipoti
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.