IL RAGAZZO DAI PANTALONI ROSA: UNA LEZIONE DI VITA
Il 30 novembre noi alunni dell’ITT “E. Majorana” siamo andati al cinema per assistere alla proiezione del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” diretto da Margherita Ferri.
Il film offre uno spaccato molto intenso sulle difficoltà che vivono gli adolescenti: essere adolescenti, infatti, è un periodo bello ma, allo stesso tempo, complesso, in cui avvengono trasformazioni fisiche e psicologiche che segnano il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta e a cui non sempre ci si riesce ad adattare. “Non serve essere poeti per soffrire, basta essere adolescenti”, dirà Andrea, il giovane protagonista del film che trae ispirazione dalla vera storia di Andrea Spezzacatena, vittima di bullismo e cyberbullismo omofobo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012 all’indomani del suo quindicesimo compleanno.
Dalla morte di Andrea sono passati ben dodici anni, ma la situazione non è cambiata molto: il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo continua a essere diffuso tra gli adolescenti.
Io sono una ragazza adolescente e mi rendo conto che, molte volte, è difficile essere sé stessi, per paura di non essere abbastanza o per paura di non essere accettata dagli altri. Però crescendo sto capendo molte cose e credo che essere sé stessi sia la cosa più importante. Non tutti accetteranno ciò che sei, però è bello avere la soddisfazione di essere sé stessi, oltrepassando i canoni o le aspettative altrui.
Andrea era un ragazzo sensibile, creativo, studioso; amava leggere e si impegnava molto per raggiungere i suoi obiettivi. Era un ragazzo modello in tutti i campi, viveva la sua vita serenamente, fino a quando tutto cambiò… I suoi genitori non andavano più d’accordo e si separarono. Lui faceva di tutto per evitare di star male. Un giorno sua madre gli regalò un paio di pantaloni bordeaux, che, lavandoli nella lavatrice, scolorirono e diventarono rosa. Ad Andrea piacevano comunque e decise di indossarli, inconsapevole che da quel giorno la sua vita sarebbe cambiata. Tutti hanno iniziato a deriderlo, a puntargli il dito, a etichettarlo … Poi degli “amici” gli hanno fatto un brutto scherzo che è finito sul web e da quel momento la sua vita è cambiata fino ad arrivare al drammatico epilogo.
Questo film ci invita a riflettere anche sull’uso delle parole: le parole sono potenti, possono curare o ferire, anche in profondità. Usarle con cura significa rispettare gli altri e sé stessi, perché ogni parola lascia un segno e a volte una semplice parola può recare danni alle persone particolarmente sensibili. Una frase mi ha colpita molto: “Le parole sono come dei vasi di fiori che cadono dai balconi. Se sei fortunato, li schivi e vai avanti sulla tua strada, ma se invece sei un po’ più lento, ti c’entrano in pieno e ti uccidono”. Come un vaso che cade può causare danni gravi, anche le parole possono, quindi, avere conseguenze se colpiscono nel modo sbagliato o in momenti in cui si è particolarmente vulnerabili.
“Il ragazzo dai pantaloni rosa” non è solo un film, ma un manifesto per le nuove generazioni che ci fa comprendere vari aspetti della vita. Merita di essere visto: lascia un segno e ci porta a fare delle riflessioni a cui nessuno dovrebbe sfuggire, soprattutto noi adolescenti. È un invito a guardare oltre le apparenze e a costruire una società più aperta e accogliente.
Beatrice Giulintano, IV B TL