Milazzo…il mare
Due alunne “zirilline”, in occasione del Maggio dei Libri 2024 presso il Palazzo d’Amico lo scorso 17 maggio, hanno letto ciascuna un brano di loro creazione in cui hanno descritto il mare di Milazzo da un punto di vista speciale, quello delle loro emozioni.
IL MIO MARE
Il mare di Milazzo è magico e io che sono nata e cresciuta qui sono molto legata al mare.
La mia cittadina è una penisola, una lingua di terra che si affaccia sul Tirreno. Gli abitanti distinguono “due mari”, come fossero separati. Effettivamente, a pensarci bene, hanno caratteristiche diverse: a levante la costa è a tratti rocciosa e a tratti sabbiosa. Il fondale è ricco di scogli, alghe, pesci e molluschi. In alcuni punti panoramici dall’alto, se si guarda il mare si vede perfettamente il fondale.
A ponente la spiaggia è lunga chilometri ed è formata da ciottoli lisci e piccoli; il fondale è molto profondo e di un blu molto intenso e scuro.
Questa divisione del mare di Milazzo ricorda un passo del libro “Il vecchio e il mare” di Hemingway il mare viene chiamato con due nomi diversi: l’autore parla di “el mar” al maschile e de “la mere” al femminile. Il primo ha il carattere burrascoso, violento e distruttivo, mentre il secondo è accogliente e ricco di pesci in abbondanza. Mi ricorda Milazzo perché secondo me il mare di ponente è El mar: infatti è profondo e oscuro, molto spesso è agitato con onde molto alte e impetuose.
Il mare di levante rappresenta La mere quasi sempre calmo, in una baia accogliente con piccole insenature, ricco di pesci permette agli uomini di avere porti sicuri.
Mi piace moltissimo fare il bagno a ponente, la spiaggia è comoda, ci si può sdraiare o giocare con gli amici. Talvolta le onde sono alte quanto basta per scherzare con loro.
Per me è molto più affascinante il mare di levante, è romantico! Ci sono panorami e scorci molto belli.
Amo in particolare il borgo marinaro di Vaccarella dove spesso faccio lunghe passeggiate con la mia famiglia. Sulla spiaggia ci sono tutte le barche colorate dei pescatori.
Mi piace leggere i nomi delle barche: generalmente sono nomi di donna, ma ce n’è una che si chiama “il segreto” : è una barca bianca, semplice ma questo nome mi ha proprio colpito. Sembra quasi che il suo comandante conosca il “segreto” del mare, forse sa dove trovare i pesci o dove navigare al sicuro.
A volte, nel pomeriggio, dalla spiaggia guardo partire una barca e magari questa si ferma più a largo, appena fuori dal porto, i pescatori si alzano e lanciano le reti come se fossero immensi ventagli che si aprono nel mare: si vedono solo le ombre da lontano, sembra una danza.
Al mattino presto invece ci sono piccoli banchetti dove vengono esposti i pesci appena pescati e la strada è piena di persone interessate a comprare e gabbiani curiosi pronti a mangiare.
I pescatori improvvisamente si trasformano da figure silenziose sulle barche in urlatori del mercato: è molto divertente ascoltarli! Il quartiere diventa chiassoso e vivace per poi ritornare al silenzio dopo qualche ora. Negli ultimi giorni a scuola abbiamo studiato una poesia, “Ulisse” di Saba, che mi ha molto colpito.
Io mi ritrovo molto nel pensiero dell’autore, mi sento un po’ come lui nei confronti del futuro.
Saba si vuole allontanare dal porto, dalla costa, descrive un comandante a bordo di questa barca a vela che preferisce navigare lontano dalla costa, incontrando isolotti a pelo d’acqua, belli come smeraldi di giorno, pericolosi durante la notte, piuttosto che veleggiare in sicurezza vicino alla terraferma.
Sceglie di provarci, di rischiare, perché non si riconosce nella gente del suo tempo e vuole andare alla ricerca di “un di più” per il suo spirito tormentato.
Certo, io e Saba siamo molto diversi: lui è un grande poeta che ha affrontato nella vita esperienze importanti, io sono una ragazzina di seconda media.
Ma mi sento avventurosa, coraggiosa e come lui non voglio accontentarmi, voglio andare oltre verso un futuro ricco di novità. Siamo tutti navigatori della vita, ma vorrei navigare lontano per poi tornare a casa e ripartire, come Ulisse di Dante che, dopo aver raggiunto la sua Itaca preferisce la libertà, quella di esplorare nuovi orizzonti, vivere esperienze, saziare la sua sete di conoscenza.
Nina Amato II A scuola media Zirilli
Mare mamertino
Quando osservo il mare di Capo Milazzo, appoggiata al muretto in pietra, penso che gli dei avrebbero potuto farlo viola rosso giallo, ma hanno scelto il blu, il colore della volta celeste, perché è proprio così, uno specchio infinito, che riflette l’immensità del cielo e della terra, creando uno spettacolo di suoni, colori, odori unico, indimenticabile.
Lo sciabordio delle onde, il fragore quando si abbattono con placida furia sulla spiaggia, lo stridio dei gabbiani che volano liberi, sereni, guardando l’orizzonte lontano; l’odore salato delle alghe che pizzica il naso, il tu-tum del cuore che mi risuona nelle orecchie, tese a cogliere la più piccola vibrazione delle onde: nel mare si rispecchia l’anima, anche la mia.
Elettra Carrozza II A scuola media Zirilli