Basta alla violenza
Basta alla violenza contro le donne: riflessioni sulla necessità di un cambiamento
Sono molti i casi di violenza contro le donne che ci colpiscono profondamente e ci spingono a riflettere sulla triste realtà di un problema che persiste ancora oggi.
Due tragici esempi sono quelli di Giulia Cecchettin e Annalisa Fontana, vittime di atti di violenza estrema da parte dei loro compagni.
Giulia, giovane e promettente, è stata uccisa dal suo ragazzo semplicemente perché stava per laurearsi prima di lui.
Annalisa, invece, ha perso la vita in modo orribile, bruciata viva dal compagno solo perché aveva salutato un amico. Due storie che mettono in luce una realtà crudele e inaccettabile: la violenza contro le donne.
È ingiusto che le donne siano vittime di violenze da parte di uomini che si illudono di essere più forti o superiori.
Le donne, apparentemente felici, nascondono spesso un dolore interiore, versando lacrime che nessuno vede.
È giunto il momento di dire basta a questa spirale di violenza.
Ogni uomo che sfrutta una donna, trattandola come un oggetto, mostra una mancanza di rispetto fondamentale. Le donne non sono strumenti da usare a piacimento; sono individui con gli stessi diritti e la stessa dignità di ogni uomo.
È fondamentale che ogni individuo, indipendentemente dal genere, riconosca e rispetti questa parità.
Dobbiamo chiederci se davvero vogliamo vivere in un mondo in cui la violenza è la norma. Ogni uomo deve prendere coscienza del proprio comportamento e regolarsi di conseguenza. Non possiamo permettere che la violenza continui a dilagare nella società senza porsi delle domande e cercare soluzioni.
Se vogliamo un mondo migliore, è essenziale combattere contro la violenza. Questo significa promuovere la consapevolezza, educare sul rispetto reciproco e lavorare per creare una cultura in cui la violenza non trovi spazio. Solo attraverso un impegno collettivo possiamo sperare in un cambiamento reale e duraturo.
In conclusione, basta alla violenza contro le donne. Ognuno di noi ha il potere di contribuire a un cambiamento positivo nella società.
Dobbiamo unirci e lavorare insieme per costruire un futuro in cui uomini e donne possano vivere liberi dalla paura della violenza e godere degli stessi diritti e opportunità.
La violenza nelle parole
La violenza parte dalle parole, le parole son violenza. Violentate le donne con la potenza, vi credete padroni di tutto quanto, sfruttandole fisicamente, mentalmente, i loro occhi si riempion di pianto. Non violentate le donne, perché indossano vestiti attillati e gonne. Non violentate le donne, perché salutano un'amico, poi bruciate vive dal ragazzo che si crede figo. In un silenzio che senza parole pare, uomini, basta violentare! Noi donne siamo abbattute da queste guerre combattute, così ci fate arrivare alla morte senza alcun cambio di sorte. Basta perseguitare, imparate ad amare!
Nicole De Gaetano Classe 1C Scuola Secondaria di primo grado “Zirilli”
Non è amore
Uno dei motivi di tutti questi femminicidi risiede nei tanti “uomini” che si sentono inferiori o superiori alle donne che hanno accanto, a volte perché queste sono più brillanti, belle o hanno un lavoro migliore, e l’uomo frustrato si trasforma in una “BESTIA”. Ci sono donne imprigionate nelle proprie abitazioni per gelosia o maltrattate perché obbligate a sottomettersi.
Molte di loro, per paura o vergogna, rimangono vittime in silenzio; altre che osano denunciare vengono spesso sfregiate o uccise. Nel 2023 è assurdo che tali situazioni accadano ancora! Le donne dovrebbero essere tutelate dallo Stato attraverso l’emanazione di nuove leggi.
Nel ricordare Giulia Tramontano, Annalisa Fontana, Giulia Cecchettin e le altre 103 donne vittime di femminicidio di quest’anno, possiamo solamente sperare e pregare affinché finalmente riposino in pace.
A Giulia Cecchettin
A te che ti fidasti, ma che poi ti pentisti. Lui aveva già il suo piano, ma non era umano. A te che fosti accoltellata, moristi in macchina e poi abbandonata. A te, che quell’uomo non amavi, e che speravi si rassegnasse. A te, Giulia, vittima di femminicidio, e come te, più di cento, in questo odio.
Marco Messina Classe 1C Scuola Secondaria di primo grado “Zirilli”