“Se domani tocca a me voglio essere l’ultima”
Novembre 2023, ovunque riecheggia il nome di Giulia, una giovane ragazza, l’ennesima, che dopo aver lasciato il fidanzato, si ritrova privata della propria vita.
A darne il triste annuncio sono i genitori che con voce tremante e spezzata non riescono a realizzare di aver perso una figlia, per colpa di un uomo che ha a lungo finto di amarla.
Ogni volta che avviene un episodio di questo tipo mi vergogno sempre di più di appartenere al genere umano. È come se mi sentissi in colpa per azioni che non ho commesso io, ma che comunque sono state commesse dalla stessa società di cui faccio parte. Sono stanca di sentire sempre le stesse notizie e soprattutto sono stanca del comportamento passivo che mi tocca assumere.
Sono stanca del silenzio delle donne, sono stanca della loro paura, sono stanca del modo in cui la legge italiana giustifica anche il peggiore degli atti e infine sono stanca di non contare nulla, di non poter far valere la mia opinione perché troppo piccola e, ovviamente, perché estranea alla situazione.
Ho sempre pensato, sin da bambina, che quando fossi cresciuta il mondo sarebbe cambiato, oppure l’avrei fatto io stessa; Invece mi ritrovo a 16 anni a sentirmi privilegiata perché viva e perché circondata da uomini che mi trattano semplicemente con rispetto.
Adesso mi chiedo: “vale la pena vivere nel Terrore, sperando ogni giorno di non essere vittima di un episodio del genere? ”
A questo proposito, voglio concludere citando una riflessione di Cristina Torre, che è quella che più mi ha colpito e che è stata anche condivisa dalla sorella di Giulia; dalle sue parole non viene esternata la paura, bensì un sentimento di rassegnazione che viene espresso quasi come un grido d’aiuto a questa società che non si pone più limiti.
“Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma. Se non ti dico che vengo a cena. Se domani, il taxi non appare. Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in una borsa nera. Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia. Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata. Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata. Mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata. Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato, che erano i miei vestiti, l’alcool nel sangue. Ti diranno che era giusto, che ero da sola. Che il mio ex psicopatico avesse delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana. Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria. Lo giuro, mamma, sono morta combattendo. Lo giuro, mia cara mamma, ho urlato forte così come volavo alto. Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutti quelli che urleranno il mio nome. Perché lo so, mamma, non ti fermerai. Ma, per quello che vuoi di più, non legare mia sorella. Non rinchiudere le mie cugine, non privare le tue nipoti. Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia. Sono loro, saranno sempre loro. Combatti per le loro ali, quelle ali che mi tagliarono. Combatti per loro, che possano essere libere di volare più in alto di me. Combatti per urlare più forte di me. Possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io. Mamma, non piangere le mie ceneri. Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.”
Gaia Basile 3B BS