venerdì, Novembre 15, 2024
Il bello del MajoranaParliamo di....Sport

Corro e Raccolgo!

Genova, una mattina di un sabato di fine settembre: oltre 80 atleti provenienti da 17 nazioni, con estrazioni, storie agonistiche, capacità atletiche e preparazioni fisiche differenti, si ritrovano per la terza edizione del campionato mondiale di  plogging: il World Plogging Championship. Ma cos’è questa disciplina? Consiste nel raccogliere i rifiuti abbandonati che si trovano sul proprio cammino mentre si è impegnati a fare jogging, running o altre attività sportive all’aria aperta. Il termine Plogging è un connubio tra il termine svedese plocka upp (raccogliere) e quello inglese jogging, coniato Erik Ahlström, ideatore della disciplina, e ripreso da Roberto Cavallo, mente e motore dei World Championships. Genova, capitale Europea dello Sport 2024, ha ospitato dal 28 settembre all’1 di ottobre la terza edizione del campionato mondiale di plogging, compresa anche una prova di urban plogging tra i caruggi del capoluogo ligure con partenza e arrivo al Porto Antico. Le gare hanno permesso di raccogliere circa 3 mila chilogrammi di rifiuti abbandonati,di cui il 71% del totale (più di oltre 2.000 kg) è già stato avviato al riciclo. Un  “peso” che corrisponde a quasi 6 milioni di grammi di CO2 non emessa in atmosfera grazie alla corretta separazione e avvio al riciclo dei rifiuti raccolti. Emissioni equivalenti a circa 60.000 km percorsi da un’auto o a 50 voli aerei tra Milano e Roma. 2,2 kg i rifiuti mediamente raccolti per ogni chilometro percorso, divisi tra i 1.318 km di sentieri e strade percorsi, nelle 6 ore di gara, dagli  atleti e atlete. Oltre quella dell’Italia, nazione ospitante, il mondiale ha visto sfilare anche le bandiere di Algeria, Argentina, Francia, Ghana, Giappone, Grecia, Messico, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Senegal, Serbia, Spagna, Svezia e Uruguay. Gli atleti si sono sfidati lungo i sentieri del Parco delle Mura, un angolo suggestivo di montagna a poche centinaia di metri dal mare.

Plogging,

Guanti antitaglio indossati, tracker gps nello zainetto, 4 sacchetti con il numero 29  e si parte per la raccolta. Si mette tutto nei sacchi senza differenziarli, si cerca a bordo strada, nei giardini pubblici, lungo i sentieri: ogni rifiuto abbandonato può essere raccolto. Il campo di gara è ben definito e delimitato da una mappa inviataci per mail e visionabile tramite apposita app, Due i check point obbligatori da cui ogni concorrente deve passare (pena la squalifica), due quelli facoltativi, uno dei quali comunque attribuisce 3000 punti perché ci sono 600 m di dislivello.  Per quanto riguarda i punti, due sono i parametri considerati: quello atletico, ossia distanza percorsa  e dislivello positivo compiuto, e quello ambientale, che conteggia, tramite un algoritmo, un valore a ciascun rifiuto recuperato e portato al traguardo. Tutti questi aspetti sono stati spiegati al briefing tecnico pre gara tenutosi venerdì 28 settembre.

Qual è stata la strategia vincente? C’era chi correva molto veloce, chi è riuscito a compiere dislivelli importanti, chi è riuscito a sollevare e trasportare rifiuti molto grossi (anche carcasse di motorini, forni, frigoriferi…). Ognuno era libero di affrontare la gara, nel  tempo massimo prestabilito di 6 ore, nella maniera più adatta alle proprie caratteristiche. Ho deciso, insieme al mio compagno di avventura, nonché mio marito, di fare solamente i due check point obbligatori, che mi garantivano un minimo punteggio atletico,  e di concentrarmi sulla qualità dei rifiuti, sperando di recuperare i punti persi. Ho incentrato la mia raccolta principalmente sui mozziconi di sigarette, che ho simpaticamente chiamato “cicchette”. Perché? Semplice: ogni mozzicone di sigaretta contiene oltre 7 mila sostanze chimiche tossiche. Al contrario di quanto spesso di crede, il filtro delle sigarette non è composto solamente da carta, ma è realizzato con acetato di cellulosa. Sapete  quanto tempo richiede la sua decomposizione? Servono dai 10 ai 30 anni per smaltire un mozzicone di sigaretta, senza contare che, se abbandonato, questo può dare origine a piccoli frammenti che si disperdono nell’ambiente.

Ho avuto poi la fortuna di trovare un triciclo arrugginito abbandonato in un parco, sul quale ho adagiato i miei sacchi, una batteria d’auto semisepolta che ho tirato fuori e  trascinato fino a quel momento su di un copertone trainato con delle corde che si spezzavano di frequente perché si consumavano sull’asfalto.

Tantissima la fatica, tantissima la stanchezza.  Una volta raggiunta l’area di arrivo nel tempo massimo stabilito, ogni concorrente doveva superare l’arco della finish line con i sacchi colmi di rifiuti in mano e con un massimo di sei pezzi fuori dai sacchi (pneumatico, elettrodomestici, batterie…), ma a contatto con l’atleta. Lo staff organizzatore ha trascorso l’intera notte a selezionare e pesare ogni singolo  rifiuto, e, scaricati i dati del tracker,  ha stilato la classifica. E così domenica mattina, dopo aver disputato anche la gara di Urban Plogging tra i caruggi, sono stati proclamati campioni e campionesse: terza classificata nella Urban e un inaspettato secondo posto nel World Plogging Championship… Vice campionessa mondiale!!! Una bellissima esperienza vissuta con spensierata leggerezza, con l’atteggiamento di chi è consapevole che la vittoria è già solo nell’esser riusciti a partecipare. Una corsa di plogging non è solo una corsa, non è una sottrazione di rifiuti abbandonati all’ambiente, è molto più di una e dell’altra: è una esperienza umana che tutti noi dovremmo vivere. Trovare in paesaggi naturali meravigliosi quella immane quantità di rifiuti ci da l’idea di quanto piccoli noi esseri umani riusciamo a diventare nel nostro rapporto con il mondo che ci ospita. Un ambiente ripulito da tutti gli scarti incivilmente abbandonati e non smaltiti nel modo corretto. Questo è l’obiettivo del plogging.  Grazie a questo nuovo modo di fare sport, molti rifiuti riescono ad essere raccolti prima che arrivino, per esempio, ai corsi d’acqua e successivamente ai mari e agli oceani, rappresentando un pericolo per l’ecosistema. Nello spirito del plogging non c’è un “contro” ma esiste solo il “con” ed il “per”, con gli altri atleti per il bene del pianeta. Il campionato è un luogo ove si intrecciano esperienze, si generano nuove amicizie: tutti insieme, ognuno a fare la propria parte per il nostro pianeta.

Prof.ssa Maria Grazia Celi

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